Martedì, 01 Settembre 2020 10:40

Jane’s Walk L’Aquila su NewsTown: intervista a Manuela Tripodi

di  Quirino Crosta

Torniamo questa settimana con la nostra rubrica: ci siamo spostati da Campotosto a Castel del Monte dove troviamo un nuovo presidio Slow Food, il Canestrato di Castel del Monte, e una nuova ospite ad accoglierci, Manuela Tripodi.

Ciao Manuela, ben trovata! Di cosa ti occupi a Castel del Monte?

Lavoro nell’azienda di famiglia. Il 4 ottobre del 1979 mio zio, Giulio Petronio, ha creato la sua Azienda Zootecnica Gran Sasso, che pochi mesi fa ha compiuto ben 40 anni. In controtendenza per quel periodo, ha rinunciato ad un prestigioso impiego statale per proseguire l’attività di mio nonno Alfredo, che mai avrebbe desiderato per suo figlio quel destino faticoso.

Una giovane donna imprenditrice su materie prime preziosissime, locali e sostenibili. Sei sempre vissuta a Castel del Monte?

Sebbene io sia vissuta sempre a L’Aquila, lontana da quel “mondo dei pastori” da cui, in parte, provengo, mia madre Rita (sorella di Giulio), con i suoi racconti e con il suo esempio ha seminato nel mio immaginario la bellezza insita nella vita dei pastori. La fatica, la parsimonia, il lavoro, l’orgoglio di conquistare tutto con le proprie mani. Mani che non creano denaro, ma lavorano per la dignità. Questo modo ruvido e fiero di vedere la vita, alla fine, ha conquistato anche me. Ho trascorso i miei primi 20 anni a L'Aquila. Poi la laurea e tanti lavoretti precari.

E come sei arrivata ad avere a che fare con il presidio di questa tappa?

Quando non avevo più nessun lavoro, mio zio, sempre attento ai giovani, mi ha proposto di aiutarlo nelle fiere, per vendere e promuovere il suo Pecorino Canestrato di Castel del Monte. È questo il prodotto aziendale più conosciuto, intimamente legato alla transumanza (oggi riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio immateriale dell’Umanità), al territorio e alla sua storia. Una storia fatta di famiglie che a settembre si smembravano, perché gli uomini conducevano gli armenti verso il Tavoliere delle Puglie, attraverso il lungo Tratturo, e le donne rimanevano in paese a gestire tutte sole le terre, la famiglia e i lavori più duri.

Cosa ti ha convinto a restare a Castel del Monte e lasciare la città, che da molti e molte di noi è vista come un punto di arrivo e non di partenza, di cosa ti stai occupando?

Narrando queste storie mi sono appassionata alle attività dell’azienda e ho deciso, con il mio compagno, di creare un prodotto diverso. La disponibilità di latte vaccino ci ha spinti a optare per lo yogurt, un alimento non tradizionale, che però ha riscosso un buon successo grazie al prezioso latte dei pascoli del Gran Sasso e alla cura con cui viene prodotto.

Cosa ami del tuo nuovo lavoro?

Nonostante la fatica di quel lavoro, reso ancora più duro dalle difficoltà logistiche del territorio, sono stata conquistata dalle tantissime soddisfazioni che la zootecnia può dare. Ho cominciato a seguire Maddalena Aromatario, archeologa come me e grandissima casara, cresciuta nel mondo della pastorizia transumante. Grazie a lei ho imparato a fare il formaggio e vi assicuro che produrre qualcosa di buono, che gli altri mangiano con gusto e che viene dal lavoro di così tante persone, è una delle soddisfazioni maggiori.

Lavoro di tante persone?

Sì, il lavoro di tante persone, perché, almeno nel nostro caso, un pezzo di formaggio, un gomitolo di lana o un vasetto di yogurt necessitano dell’apporto di tanti lavoratori. Perché quando io vado a prendere il latte, questo è stato appena munto dai pastori, che si preparano a salire ai pascoli dove le pecore e le vacche mangeranno per tutto il giorno. Perché i miei cugini si occupano delle consegne e delle terre, dalle quali viene anche il foraggio per gli animali quando il pascolo è troppo povero. E infine perché mio zio ha messo a nostro servizio la sua esperienza e il lavoro che svolge da oltre 40 anni. E a queste opportunità ha aggiunto il sogno di offrire a tutti la possibilità di un lavoro dignitoso, che rispetta e preserva il territorio, senza ambire unicamente alla ricchezza materiale.

È stato difficile o lo sarebbe per un giovane o una giovane affrontare un percorso simile al tuo?

Non nego che per una donna non è affatto facile portare avanti da sola un’attività di questo tipo. Io ho avuto la fortuna di entrare in un’azienda già costituita. In alternativa ci vogliono terreni e capitali, oltre a tanta tanta fatica. Grazie ai miei studi nel tempo ho cominciato a svolgere un altro lavoro, nel campo del marketing turistico. Continuo comunque a seguire e a collaborare con passione con mio zio… se sarò fortunata, in futuro potrò dedicarmi solo alle pecore e al latte!

Grazie Manuela!

Ultima modifica il Martedì, 01 Settembre 2020 11:04

Articoli correlati (da tag)

Chiudi