Giovedì, 26 Novembre 2020 10:00

Maradona, quel pranzo alla Grotta di Aligi dell'Aquila: il ricordo di Nicola Iovenitti

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Il mondo piange Diego Armando Maradona, il calciatore più forte di tutti i tempi; lo piange un continente, il Sud America, di cui fu alfiere contro l'arroganza yankee, lo piange un paese, l'Argentina, di cui fu figlio prediletto, che visse 'con' e 'in' Diego la sua rivincita sugli inglesi, per la guerra delle Falkland/Malvinas; lo piange Napoli, la più sudamericana delle città europee che Maradona condusse alla 'conquista del Palazzo', città disgraziata, martoriata da camorra e povertà, che si prese la sua rivincita sui centri economici d'Italia, Torino e Milano. 

Maradona non è stato soltanto il protagonista assoluto di quel romanzo popolare che è il pallone; Diego è stato il portavoce degli ultimi, degli emarginati, in un continuo scontro col 'potere costituito' che, tra mille incoerenze e contraddizioni, ha segnato la sua vita. 

La salma del 'dies' è stata portata alla Casa Rosada di Buenos Aires, il palazzo presidenziale argentino, dove è stata allestita la camera ardente. E dove migliaia di persone sono in fila da ore per rendere omaggio al "Pibe de oro". La veglia funebre durerà solo fino alle 16 locali di oggi (le 20 italiane), dopodiché Maradona verrà sepolto. Su espressa richiesta della famiglia, i funerali verranno celebrati oggi stesso anziché sabato. 

Illuminata la 'Bombonera' di Buenos Aires, un luogo iconico per gli appassionati di calcio, veglie funebri si susseguono in queste ore anche a Napoli, davanti lo stadio che il sindaco De Magistris ha già annunciato di volergli intitolare, e tra i vicoli dei quartieri Spagnoli, sotto l'enorme murale che racconta dell'amore sconfinato di un popolo.

E questi sono i momenti dei ricordi, degli aneddoti, anche in Abruzzo: chi può dimenticare il gol che Maradona segnò allo Stadio Adriatico di Pescara, da terra, in rovesciata, in un match di Coppa Italia?

In pochi, pochissimi ricordano però che Diego, poco più che ventenne, si ritrovò un giorno all'Aquila, per pranzo, al ristorante La Grotta di Aligi dei fratelli Peppino e Vittorio Aceto.

A raccontarcelo è Nicola Iovenitti che, di lì a qualche anno, diventerà assessore comunale. "Era il primo giorno di apertura del ristorante", ricorda Iovenitti; "non era ancora arrivato nessuno: verso le 13, si presentarono il dirigente del Napoli Pierpaolo Marino e Diego Armando Maradona, chiedendo se potessero mangiare. Fu una sorpresa. Maradona ordinò un piatto di pasta aglio, olio e peperoncino. Fu il primo cliente per i fratelli Aceto".

Ma che ci faceva Maradona all'Aquila? "Tornava dall'Argentina e, prima di raggiungere la squadra in ritiro, venne all'Aquila per una visita specialistica al ginocchio dal dottor Carlo Masciocchi". 

Iovenitti, tifoso del Napoli - "da piccolo tenevo per la Juventus, poi col passaggio di Sivori al Napoli diventai tifoso azzurro" - non perse l'occasione di scattare una fotografia: "chiamai il fotografo Benedetto Buccigrossi, ci raggiunse da Paganica. Maradona fu gentilissimo: finito il piatto di pasta, si mise in posa con me, i fratelli Aceto, un giovane cameriere e lo chef della Grotta di Aligi". E qui sta un'altra curiosità della fotografia: "si tratta di Quintino Marcella", svela Iovenitti, "il cuoco che per primo chiamò i soccorsi dopo che l'Hotel Rigopiano era stato travolto dalla valanga, allertato dall'amico e cuoco Giampiero Parete che si trovava a Rigopiano in vacanza".

Nicola Iovenitti ricorda ancora il 'codazzo' di giornalisti al seguito di Maradona: "si era intasata la Villa Comunale", sorride.

Un piccolo pezzo di storia, nella biografia di un mito.

Ultima modifica il Giovedì, 26 Novembre 2020 12:44

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