Nonostante il tempo inclemente, anche L'Aquila ha aderito allo sciopero globale femminista e transfemminista indetto a livello nazionale da Non una di meno e organizzato localmente dalla Rete 8 Marzo.
In mattinata è stato organizzato un presidio presso la sede della Regione Abruzzo, per ribadire a voce alta il dissenso nei confronti della giunta Marsilio. La Regione Abruzzo, infatti, è una di quelle amministrazioni che hanno deciso di rigettare le nuove linee guida ministeriali sull’aborto farmacologico, rendendo di fatto sempre più complicata l’applicazione della legge 194. Nell’ospedale aquilano, in particolare, l’interruzione volontaria di gravidanza viene garantita da una percentuale bassissima di ginecologhe e ginecologi.
Dopo aver appeso alla "rotonda 8 marzo" - la rotonda nei pressi dello stadio "Fattori" - lo striscione "A casa o a lavoro sfruttate la nostra esistenza, ecco le mille facce della violenza", la mobilitazione è continuata nel centro storico dell'Aquila, dove si sono susseguiti numerosi interventi.
La casa, promossa nel dibattito pubblico dell'ultimo anno ad unico luogo sicuro, è diventata luogo di violenza e morte per molte: in un anno di pandemia sono diminuiti i reati di ogni specie, ma non i femminicidi, esplosi durante il lockdown, arrivando ad una media di più di uno a settimana. Una violenza di genere strutturale, normalizzata, a cui si continua a rispondere sempre e solo con modi emergenziali, invece di considerarla priorità sociale e culturale.
L‘autonomia economica delle donne ha subìto una fortissima regressione, dovuta sia dal mancato rinnovo di contratti informali che dall’impossibilità di conciliare il lavoro di cura con quello retribuito. I recenti dati Istat mostrano come il crollo dell'occupazione riguardi soprattutto quella femminile: nello scorso mese di dicembre, su 101mila posti di lavoro persi, 99mila sono di donne. Al tempo stesso, lə lavoratrici della sanità e dei servizi, messe estremamente sotto pressione dall’emergenza, hanno continuato a subire la violenza del precariato e della disparità salariale.
L'ultimo anno ha rappresentato una continua regressione per i diritti delle donne e per le soggettività maggiormente invisibilizzate, migrantə e persone Lgbt*QIAP+. "Sosteniamo tutte le battaglie per l’aumento del salario - afferma la Rete 8 Marzo dell'Aquila - a partire da quelle portate avanti da chi lavora negli ospedali. Pretendiamo fondi per i Centri Antiviolenza e potenziamento dei consultori. Continueremo a riprenderci i nostri spazi per sottrarci al ricatto della violenza domestica, istituzionale, economica, mediatica e giuridica".
La mobilitazione si è conclusa rinnovando la solidarietà a Sabrina Prioli, cooperante aquilana che chiede giustizia per la violenza subita in Sud Sudan.