Giovedì, 11 Marzo 2021 17:38

L'Aquila, apre 'Bottega futuro': un luogo di confronto per costruire la città di domani

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L’ultimo decennio ha trasformato le nostre vite senza avvertirci.

L’Aquila ha vissuto momenti di straordinaria partecipazione civica, si è nutrita della vitalità che soltanto il confronto tra le idee è capace di restituire e, così, è stata in grado di ripensarsi, di interpretare i cambiamenti, anche quelli dolorosi, come un’opportunità.

Negli ultimi anni, però, la città ha visto restringersi gli spazi d’esercizio democratico, contrarsi i luoghi del confronto, allentarsi i legami comunitari che si rinforzano, e maturano, attraverso la condivisione di un’idea di futuro.

Di questi tempi, tra un anno, saremo in piena campagna elettorale; nei prossimi mesi si discuterà di coalizioni e di candidature a sindaca/o: sono dinamiche che non ci appassionano; ci interessa, piuttosto, riempire questi mesi di contenuti, aprendo alla comunità un luogo di discussione per formulare proposte concrete, e misurabili, che diano forma ad un’idea di città, con lo sguardo rivolto ai prossimi trent’anni, provando intanto a renderla vivibile già oggi, e per tutte/i.

Una città che immaginiamo aperta, dinamica, contaminata, solidale, capace di misurarsi con il cambiamento, di accettarlo, di cogliere le opportunità che offre, di interpretarne le sfide e non voltata di spalle, con gli occhi rivolti ad un passato ammantato di retorica che assopisce ogni spinta in avanti.

Per questo, l’appuntamento elettorale rappresenta un’occasione per avviare un confronto ampio e partecipato che non può esaurirsi, però, in un programma di governo ma che dovrà cambiare il modo stesso di essere cittadini.

Ambizioso, certo; per questo, avremo bisogno dell’aiuto di donne e uomini che abbiano voglia di impegnarsi, di misurarsi nel conflitto tra le idee, per dare corpo, e senso, ad una discussione che ci auguriamo possa contribuire a definire una rotta, alcune traiettorie possibili di rilancio e sviluppo - dentro un universo valoriale chiaro e radicale - che vorremmo mettere a disposizione di chi deciderà di impegnarsi nel governo della città.

Un percorso che dovrà andare oltre, però; una città è fatta dalle cittadine e dai cittadini, non da questa o quella amministrazione: apriamo la nostra ‘Bottega futuro’ con l’auspicio che possa rappresentare una scintilla, che stimoli una ritrovata voglia di partecipare, di confrontarsi e di scontrarsi anche in modo aspro, di accogliere e di contaminarsi, con l’obiettivo di costruire il futuro, giorno dopo giorno, consapevoli che è soltanto nel cambiamento che si svelano le opportunità.

Noi ci siamo, ciascuna/o con le proprie competenze e senza altra intenzione se non quella di restituire vitalità al dibattito pubblico su alcuni temi che consideriamo strategici in una fase cruciale per il destino dell’Aquila.

Bottega futuro’ sarà uno spazio virtuale, per il momento, e fisico, appena possibile: organizzeremo un primo ciclo di incontri aperti, di qui alla fine dell’anno, su urbanistica e welfare, inclusione e accoglienza, conoscenza ed economia sostenibile, digitalizzazione e trasformazione digitale, giustizia ambientale e sociale, cultura diffusa, lavoro, sport.

Con una domanda in testa, la stessa che ci ha spinto ad aprire uno spazio che, ci auguriamo, possa divenire di tutte/i: che ne sarà dell’Aquila a ricostruzione conclusa, di cosa vivrà e si alimenterà il suo tessuto economico, culturale e sociale? Come immaginiamo la città tra dieci o vent’anni? Rispondere a questa domanda non è più rinviabile.

 

I FONDI PER LO SVILUPPO ECONOMICO Ci sono 110 milioni di euro da mettere a terra sul cratere 2009; si tratta del 4% dei fondi per la ricostruzione destinati allo sviluppo economico. Una cifra enorme per un territorio di modeste dimensioni; un’occasione straordinaria che, se agganciata alle scelte che il Governo dovrà assumere col Recovery Plan, sulle traiettorie della transizione ecologica e digitale innanzitutto, rappresenterà una leva fenomenale per disegnare il futuro del nostro territorio.

E’ accettabile che non si discuta in modo aperto e partecipato delle scelte che determineranno le nostre vite per i prossimi trent’anni? No, non lo è affatto.

Tra l’altro, vanno ancora indirizzati 66 milioni di euro circa della passata programmazione che, a conti fatti, ha fatto circolare sul territorio poco meno di 320 milioni di euro; fino ad oggi si è giocato in difesa, puntellando settori trainanti l’economia del territorio, ristorando chi era in difficoltà e incentivando l’intrapresa: tuttavia, il risultato ottenuto può dirsi insoddisfacente rispetto agli obiettivi attesi, stando almeno al ritorno in termini di occupazione.

E’ per questo che non bisogna perdere l’occasione di attivare un dibattito che porti ad una pianificazione puntuale e coerente con la strategia di sviluppo che si vorrà perseguire, sfuggendo la tentazione dei contributi a pioggia, orientando gli investimenti su alcuni settori specifici dentro un progetto di lungo respiro che prenda le mosse dal famoso rapporto dell’Ocse che va attualizzato, però - come ovvio e necessario - alle sfide inedite che si profilano all’orizzonte.

 

PIANIFICAZIONE MANCATA: LA CITTA’ DEI 15 MINUTI Pianificazione: è indubbiamente mancata, in questi anni; ebbene, siamo convinti che senza pianificazione non si possa parlare di futuro.

Si pensi che il Comune dell’Aquila non ha ancora saputo dotarsi di un rinnovato piano regolatore generale: sconcertante, se è vero che il territorio è stato stravolto dal terremoto e oggi vive dinamiche epocali che stanno riscrivendo le regole del nostro fare comunitario. E si badi bene, oggi il prg è uno strumento di riferimento ampio che definisce i tempi e gli orari della città, disegnando lo sviluppo urbano anche in base al principio di sussidiarietà, incentivando la collaborazione tra enti pubblici, privati gestori e possessori di beni e cittadini fruitori, per dare vita ad una vera e profonda azione di riqualificazione e rigenerazione urbana.

Oggi L’Aquila è una città sconnessa, un corpaccione informe spalmato su un territorio vastissimo, su decine e decine di frazioni lontane tra loro, non collegate, prive di servizi essenziali, persino di isole ecologiche o raccolta differenziata porta a porta, in alcuni casi di spazi verdi attrezzati e di luoghi di ritrovo comunitario. In una città ‘attraversata’ da un flusso economico straordinario, sta tramontando l’idea di ridisegnare e ripensare gli spazi. 

Nel mondo si parla oramai di città in un quarto d’ora, una città dove tutto è a portata di mano, o meglio, dove tutto il necessario è a 15 minuti da casa, che sia a piedi, in bicicletta o con un mezzo ecologico del trasporto pubblico; l’urbanistica avanzata dipinge il futuro come caratterizzato da città pensate come arcipelaghi di quartieri, autosufficienti ma non per questo chiusi e isolati, collegati con infrastrutture green - e L’Aquila dovrebbe investire con decisione su piste ciclabili e pedonali, su parchi lineari a parchi fluviali - ; quartieri dove abitare, lavorare, apprendere (dall’asilo nido e fino alla scuola secondaria di primo grado, almeno), essere in buona salute, in relazione con gli altri (nelle piazze, nei parchi, sulle panchine), approvvigionarsi, muoversi, produrre e fruire cultura. Quartieri dove sentirsi cittadini, in altri termini, da cui discende la spinta a prendersi cura degli spazi recuperando la dimensione della bellezza: la cura e lo sviluppo dei beni comuni materiali ed immateriali portano anche alla rinascita dei rapporti sociali, all’aiuto di prossimità. Quartieri dove incentivare la riscoperta e la rinascita delle botteghe alimentari ed artigianali, anche e soprattutto come luoghi di scambio.

Ebbene, all’Aquila questa struttura di quartieri - e di frazioni - è già nei fatti e, dunque, da problema potrebbe essere trasformata in una opportunità. 

Qui dovrebbe incidere il piano regolatore generale. Ma allargando lo sguardo, L’Aquila avrebbe bisogno di un ulteriore livello di pianificazione, un piano regolatore territoriale; dovremmo cioè immaginare lo sviluppo della città dentro un progetto che non può che parlare ai comuni del circondario. D’altra parte, L’Aquila nasce come città territorio, nel rapporto col territorio trova senso di esistere: ebbene, il territorio circostante racconta di spopolamento, invecchiamento della popolazione, riduzione drastica delle nascite, continua contrazione dell’occupazione, inaccessibilità, isolamento che sono conseguenza e motivo della desertificazione dei servizi essenziali, a partire dalle scuole e dai presidi socio-sanitari.

Si pensa davvero che L’Aquila possa sopravvivere fuori da una logica di sviluppo territoriale?

 

UNA VOCAZIONE PER IL CENTRO STORICO Badate bene, sta dentro questa logica anche la vocazione che si dovrà restituire al centro storico che sta diventando, pericolosamente, la ‘quinta’ di grandi eventi che, pur avendo il merito di restituire una vitalità dimenticata, non stimolano la presenza quotidiana dei cittadini, l’unico antidoto alla trasformazione di quello che era il cuore pulsante della città – e proprio nell’accezione di città territorio – in una magnifica scenografia teatrale che si accende soltanto per uno spettacolo, e resta buia dopo.

Presenza quotidiana significa, e pare pure banale dirlo, residenzialità; il centro storico va reso un luogo desiderabile dove vivere, in particolare per i giovani, e ciò passa, senza dubbio, dalla diffusa pedonalizzazione che va accompagnata, però, da scelte strategiche chiare, a partire dalla pianificazione dei parcheggi di prossimità, dalla definizione degli uffici pubblici da riportare in centro e che siano volano anche per le attività commerciali, dalla garanzia di servizi essenziali a distanza di passeggiata.

Nel centro storico occorre riportarci ad abitare chi ci lavora e produce valore, socialità, cultura, novità, cura.

Non basta, certo: per questo, il centro storico va reso un luogo ad alta vocazione di innovazione e ricerca;un ruolo fondamentale potranno e dovranno giocare l’Università e il GSSI: andrebbe coltivata l’idea di realizzare nel cuore della città un impact-hub nel quale ragazze e ragazzi possano dar vita a start up innovative, bisognerebbe puntare con decisione sul masterplan di riqualificazione di San Basilio, legandolo anche ad una rinnovata vocazione congressuale della città, accompagnare la trasformazione della villa Comunale che sta cambiando volto di pari passo con la crescita del GSSI, attrarre aziende in ambito ITC stimolando l’interesse – e le opportunità – garantite dalla fibra ottica che arriva fin dentro i palazzi storici restaurati.

 

POLITICHE SOCIALI INTEGRATE PER UNA CITTA’ INCLUSIVA C’è poi una gigantesca questione sociale che si è aperta all’Aquila, col rischio che possa acuirsi nei prossimi mesi: ci sono circa 5 mila cittadini invisibili in stato di indigenza; per questo, vanno implementate politiche sociali innovative e coraggiose, magari dando vita a un gruppo di studio per un approccio di tipo scientifico, capaci di dare risposta alle esigenze delle famiglie in difficoltà, contribuendo, altresì, al sostegno delle realtà che si sono già attivate in città, dai centri di raccolta alimentare alle spese sospese e solidali fino alla distribuzione di pasti e farmaci, nell’ottica di un mutualismo che va preservato e, anzi, potenziato in ogni modo; una rete assistenziale che andrebbe istituzionalizzata a livello comunale.

Non solo.

C’è da estendere gli interventi anche al pagamento delle bollette e degli affitti, considerato che ci sono famiglie che fanno fatica a mettere insieme il pranzo con la cena.

La forbice delle disuguaglianze, a L’Aquila, è più ampia che altrove – ha influito il post terremoto, ovviamente, con pochi che si sono arricchiti e tanti che sono andati in difficoltà – e ciò è preoccupante, pensando alla tenuta del tessuto comunitario.

Il grado di civiltà di una città si misura soprattutto sulla sua capacità di inclusione, che significa accessibilità in senso largo. Attuare politiche capaci di creare tutele sociali concrete per tutti dovrebbe essere il fine di ogni amministratore. Come fare? Innanzitutto accettando l'idea chele diversità sono un'opportunità e non un problema, smettendo di dar vita a disparità che portano inevitabilmente a nuove povertà sociali e rendendo L’Aquila una città con una piena accessibilità fisica e culturale, attuando un vero welfare di sostegno e non di assistenzialismo.

Purtroppo, L’Aquila ha perso la grande occasione - in fase di ricostruzione - di raggiungere un grado di accessibilità quantomeno accettabile; la città inclusiva va pensata non solo rispetto alle fragilità, ma culturalmente in ogni settore d'intervento: bisogna progettare ed operare tenendo sempre conto di ogni diversità - non solo quella fisica - con lo sguardo aperto ad accogliere l’altro come risorsa e nuova ricchezza.

D’altra parte, il tema della accessibilità riguarda l'abitare, l'educazione, il lavoro, il tempo 'liberato', la libertà di movimento, la tutela giuridica, le famiglie e il turismo, non solo l'assistenza che è invece l'unico tema su cui si concentra solitamente il dibattito politico.

 

PER UNA VOCAZIONE TURISTICA E CULTURALE Immaginiamo di dotarci di servizi per il turismo accessibile, per fare soltanto un esempio: il territorio di certo ne trarrebbe giovamento; turismo che, sebbene non possa costituire la principale vocazione economica del territorio, è un’altra leva da attivare per disegnare la città di domani: in questo senso, manca ancora un sistema che possa raccordare i numerosi punti di attrazione per creare un'offerta che integri la città con i borghi del territorio e i parchi naturali, attorno ad un progetto di rilancio strategico del Gran Sasso che deve diventare il fulcro intorno a cui costruire proposte di turismo esperienziale trovando un equilibrio virtuoso con la dovuta cura ambientale.

La montagna - e non parliamo solo del Gran Sasso ovviamente - sta nel dna della nostra città, e forse la pandemia ci ha fatto rendere conto di quanto sia connaturata al nostro vivere comunitario e di quanto la riscoperta di questa dimensione possa aiutare a migliorare la qualità delle nostre vite. L’Aquila città di montagna: andrebbe aggiunto alla città della cultura, della ricerca e dell’alta conoscenza: per questo, riteniamo l’istituzione di un assessorato ad hoc assolutamente auspicabile, se non addirittura necessario.

L’Aquila città di cultura, dicevamo: lo è per definizione, potendo vantare su una infrastrutturazione culturale da area metropolitana; sono numerosi i musei, i teatri, le formazioni musicali, incastonate in un patrimonio storico-artistico e architettonico di straordinario rilievo. Non possiamo nasconderci, però, che le nostre Istituzioni culturali sono state sovvenzionate, in questi anni, con i fondi Restart dedicati: che cosa accadrà quando i soldi finiranno? Saranno in grado di andare avanti, garantendo una produzione di qualità, modificando i linguaggi, aprendosi ad altri pubblici oltre quelli che tradizionalmente seguono gli spettacoli?

Siamo convinti vada messo in campo uno sforzo di rinnovamento, contribuendo a portare la produzione culturale a contatto con altre dimensioni del vivere comune; siamo convinti che non basti investire milioni di euro sugli eventi culturali, ragionando semplicemente in termini di pubblico che ‘consuma’ cultura nei modi classici cui siamo abituati: l’investimento sulla cultura offre i risultati attesi se si investe dentro un disegno ampio di coinvolgimento della base sociale, con un’idea di sviluppo micro-fondato, basato sul comportamento dell’individuo; va sostenuta la domanda, va stimolata la partecipazione, vanno messi in campo progetti culturali capaci di tenere insieme più attori della struttura socio-spaziale-relazionale che fa la città.

In questo senso, vanno supportati gli artisti e le associazioni che si occupano di cultura e di sociale, che formano una grandissima fetta del terzo settore e che oggi, in molti casi, si ritrovano senza una sede o luoghi adatti ad operare. Vanno incentivate attività che rappresentino, anche e soprattutto, un momento di crescita per chi ha deciso di promuovere arte nella nostra città, riconoscendone la professionalità e non pensando alla cultura come prestazione di favore gratuita come, purtroppo, accade troppo spesso.

Altro elemento fondamentale per il benessere diffuso della comunità è lo sport: L’Aquila sconta un ritardo drammatico per ciò che attiene l’impiantistica sportiva, con ripercussioni sulle attività delle società e delle associazioni sportive che vanno incentivate e supportate svolgendo un ruolo fondamentale di cura per la salute psico-fisica e per l’integrazione dei cittadini. E non intendiamo qui parlare di ciò che è accaduto, negli anni, all’Aquila calcio, salvata dai tifosi dopo che la politica per anni ha mediato con personaggi bizzarri, e tacendo sulla fine ingloriosa della squadra di rugby che lustro ha saputo regalare alla città per decenni. Il rugby è carne viva del tessuto comunitario cittadino e, anche per questo, il museo esistente potrebbe essere integrato raccontando il rapporto particolare e unico della città con la palla ovale in una nuova sede dove possa essere maggiormente valorizzato.

 

Noi ci crediamo.

Immaginiamo una città piena di potenzialità. Una città il cui destino non è segnato. Una città che va verso il futuro, una città intelligente e dall’alta qualità della vita. Non solo sogniamo o immaginiamo, ma vediamo realmente, nel presente, una città di cui tutti si prendono cura.

Una città che mostra la sua bellezza attraverso la sua cultura. Una città inclusiva, verde, capace di dare spazio, ampio spazio, a chi va a piedi. Una città a misura d’uomo, una città che abbracci e non “scacci” chi ci vive. Una città che si apre all’esterno, grazie a collegamenti veloci e soluzioni innovative.

Una città capace di creare posti di lavoro di qualità; i nostri laureati vanno via, in cerca di migliori opportunità professionali: fare in modo che i giovani possano realizzarsi all’Aquila significherebbe rendere la città un posto migliore dove vivere, per tutte e tutti.

Una città del futuro che possiamo realizzare già oggi, ogni giorno. Insieme.

Per questo vi invitiamo ad affollare la ‘Bottega futuro’, a partecipare, condividere, confrontare idee e progetti, riflessioni e propositi. La porta è aperta, a tutte e tutti.

 

I FIRMATARI

Nello Avellani: giornalista professionista: per 7 anni a Radio Popolare, tra le redazioni di Milano e Roma, dal 2013 sono direttore responsabile della testata giornalistica old.news-town.it.

Federica Benedetti: mi occupo di politiche del lavoro; sindacalista, credo nel pluralismo, nella condivisione, in chi guarda il mondo da dentro. Diffido di chi vuole cambiarlo osservandolo da fuori.

Aurora Cacciapuoti: illustratrice e autrice sarda; vivo a L’Aquila da tre anni con la mia famiglia.

Armando Carlone: professore universitario: mi piacciono i cambiamenti in positivo e creare connessioni.

Silvia Colacicchi: ricercatrice universitaria in Fisica Medica, appassionata di montagna, sono attiva nel Comitato Scuole Sicure L’Aquila.

Tommaso Cotellessa: studente universitario di filosofia e teoria dei processi comunicativi presso l'Università degli studi dell'Aquila. Cittadino attivo nel mondo della scuola e dell'Università, sono impegnato nella politica del territorio.

Quirino Crosta: ingegnere e attivista: “intendo l’impegno politico come prendersi cura della cosa pubblica, lo spazio di tutti e tutte. Per questo credo nel valore di un’urbanistica militante”.

Laura D’Andrea: sono laureata in Filosofia all'Università dell'Aquila, città in cui sono nata. Mi interesso di tematiche che trattino di diritti civili, tanto da occuparmi in particolar modo di temi femministi, lgbt+ e di genere. A tal proposito, gestisco insieme a Ilaria Bruno un account su Instagram, @catcallsofaq, in cui raccogliamo testimonianze di molestie verbali scrivendole, con gessetti colorati, nelle vie in cui queste sono avvenute.

Alessia de Iure: archeologa di formazione, guida turistica, insegno Italiano e Latino nei licei: mi occupo di valorizzazione del territorio e dei beni culturali, e con profonda passione mi impegno per la creazione di spazi di confronto e socialità tra donne.

Claudio Del Tosto: lavoro per il progetto SAI a L'Aquila. Mi occupo come volontario di sociale, integrazione e cultura. Sono un cantautore. Credo nello scambio e nel valore della diversità.

William Giordano: studente universitario, sono il segretario cittadino dell’Anpi L’Aquila.

Paola Inverardi, professoressa universitaria di Informatica, aquilana di nascita e poi, dopo venti anni fuori, di ritorno. Ha visto tante L’Aquila ma pensa che la migliore sia sempre quella che deve venire.

Francesco Marrelli, sindacalista. Mi muove il senso di giustizia sociale, il principio di uguaglianza e quello di solidarietà'. Mi muove la tensione delle cose in cui credo, il rispetto e l'orgoglio per la comunità alla quale appartengo. Mi muovono le persone che incontro. Mi muove il diritto, alla salute, al lavoro, alla dignità personale. Mi muove il rispetto dei Diritti Umani.

Enrico Perilli: docente universitario, psicologo, psicoterapeuta, ambientalista, sono tra gli animatori del circolo cittadino del WWF; già Consigliere comunale, ho presieduto la Commissione consiliare Territorio.

Alfonso Pierantonio: professore universitario; mi piace immaginare un futuro che sia possibile e gentile per tutti.

Massimo Prosperococco: responsabile della comunicazione dell’Università degli Studi dell’Aquila; mi occupo di diritti civili e umani, e di scuole sicure.

Anna Romano: mi occupo di progettazione sociale e di finanziamenti europei. Mi piace conoscere e valorizzare le potenzialità del territorio in cui ho scelto di vivere. Impegnata nel mondo del sociale, credo nelle contaminazioni culturali, fatte di incontri, racconti e diversità.

Ultima modifica il Giovedì, 11 Marzo 2021 21:51

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