Lunedì, 09 Giugno 2014 15:09

'Io sto con la sposa': in viaggio da Milano a Stoccolma, per abbattere i confini

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Sinossi. Un poeta palestinese siriano e un giornalista italiano incontrano a Milano cinque palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa in fuga dalla guerra, e decidono di aiutarli a proseguire il loro viaggio clandestino verso la Svezia. Per evitare di essere arrestati come contrabbandieri però, decidono di mettere in scena un finto matrimonio coinvolgendo un'amica palestinese che si travestirà da sposa, e una decina di amici italiani e siriani che si travestiranno da invitati. Così mascherati, attraverseranno mezza Europa, in un viaggio di quattro giorni e tremila chilometri. Un viaggio carico di emozioni che oltre a raccontare le storie e i sogni dei cinque palestinesi e siriani in fuga e dei loro speciali contrabbandieri, mostra un'Europa sconosciuta. Un'Europa transnazionale, solidale e goliardica che riesce a farsi beffa delle leggi e dei controlli della Fortezza con una mascherata che ha dell'incredibile, ma che altro non è che il racconto in presa diretta di una storia realmente accaduta sulla strada da Milano a Stoccolma tra il 14 e il 18 novembre 2013.

Un film. Anzi, un film-manifesto. Meglio, un'azione politica. Un progetto visionario, partorito dalle menti di tre registi e sceneggiatori: Gabriele Del Grande, giornalista indipendente e scrittore, Antonio Augugliaro, videoartista, e Khaled Soliman Al Nassiry, poeta e critico palestinese siriano, da anni residente a Milano. "Un'azione politica, una storia reale ma anche fantastica. 'Io sto con la sposa' è tutte queste cose insieme", raccontano. "E questo suo carattere ibrido ha dettato fin dall'inizio delle scelte precise. A partire dal trattamento del film. Non abbiamo scritto dialoghi né personaggi, ma abbiamo organizzato il viaggio ragionando per scene. Abbiamo cioè immaginato delle situazioni all'interno delle quali far muovere liberamente i nostri personaggi, ormai abituati alla presenza delle telecamere". Tuttavia, le riprese hanno sempre dovuto mediare con le esigenze dell'azione politica. "In Svezia ci dovevamo arrivare per davvero, non tanto per fare un film. E dovevamo arrivarci nel più breve tempo possibile. Questo ovviamente ha comportato ritmi di lavoro durissimi: dodici ore di macchina al giorno, le scene da filmare, i file da scaricare e quando andava bene tre ore di sonno a notte. Se la troupe non ci ha piantato il primo giorno, è stato per il clima che si è creato. Condividere un grande rischio e un grande sogno, ci ha inevitabilmente unito. E quell'esperienza ha inevitabilmente cambiato il nostro sguardo sulla realtà, aiutandoci anche nella ricerca di una nuova estetica della frontiera. Di un linguaggio cioè che, senza cadere nel vittimismo, sia capace di trasformare i mostri delle nostre paure negli eroi dei nostri sogni, il brutto in bello, i numeri in nomi propri".

'Io sto con la sposa' è la reazione creativa alla tragedia della guerra che arriva in casa. Gabriele Del Grande, con il suo blog Fortress Europe, ha contato per anni, uno ad uno, tutti i morti della frontiera europea, almeno ventimila. Poi è andato in Siria a conoscere e raccontare il dramma della più grande catastrofe dei tempi recenti. Finché a un certo punto si è trovato lui stesso a ospitare in casa a Milano i siriani arrivati da Lampedusa, sopravvissuti alle bombe, al mare e ai trafficanti e in attesa di andare verso il nord Europa a suon di migliaia di dollari.

Ventitré ragazzi e ragazze, italiani, siriani e palestinesi, hanno partecipato così al corteo nuziale che, partito da Milano all'alba del 14 novembre 2013, è arrivato a Stoccolma quattro giorni dopo. Tremila chilometri per portare fino in Svezia i cinque palestinesi e siriani. In fondo, hanno pensato, nessun poliziotto di frontiera fermerebbe mai una sposa. Per questa azione, però, i tre 'registi' rischiano fino a 15 anni di carcere a testa per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. "Ma siamo pronti a correre il rischio - dicono - perché abbiamo visto la guerra in Siria con i nostri occhi e aiutare anche una sola persona ad uscire da quel mare di sangue, ci fa sentire dalla parte del giusto".

Il progetto di 'Io sto con la sposa' è stato lanciato online con un crowdfunding che ha l'obiettivo ambizioso di raccogliere 75mila euro in 60 giorni. Sono necessari per pagare la postproduzione e la distribuzione, mandare il film al festival di Venezia e in sala in autunno. Siamo a 42mila euro, restano 39 giorni. La possibilità offerta ai produttori dal basso è di sostenere il documentario con cifre che vanno dai 2 ai 1000 euro e che prevedono la possibilità di avere in cambio magliette, cartoline, dvd, proiezioni con i registi, fino all'album di matrimonio con tutte le foto e gli autografi.

"Chi meglio di una sposa potrà cambiare la nostra estetica della frontiera? E trasformare i mostri delle nostre paure negli eroi dei nostri sogni, il brutto in bello, e i numeri in nomi propri?". Da un sentimento di solidarietà e vicinanza personale, il film porta ad una chiamata, alla responsabilità collettiva. Chi non vuole morti stia dalla parte della sposa, dalla parte di chi abbatte i confini. Di chi si è tirato a lucido, ha comprato un abito da matrimonio ed è partito verso l'ignoto. Scommessa vinta, ma solo per i veri sognatori. "C'è un'Europa sconosciuta. Un'Europa transnazionale, solidale e goliardica che riesce a farsi beffa delle leggi e dei controlli della Fortezza". 

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