E’ venerdì pomeriggio, il sole sta tramontando quando arrivo a Campo La Perola, a Paganica. Oggi, come tutte le settimane, c’è la consegna del Gruppo di Acquisto Solidale dell’Aquila (GAS). Tre chili di farina, fagioli, pane, broccoletti e formaggio fresco. Matteo e Giuseppe ci accolgono con il sorriso di sempre, mentre sistemano i vari ordini e fanno i conti.
Nati e cresciuti a Paganica, fanno gli agricoltori combattendo ogni giorno con mille difficoltà: dall’acqua che in estate scarseggia, ai furti di spinaci negli orti; dalla burocrazia e le tasse da pagare alla lotta per evitare l’ennesimo esproprio per la costruzione di una strada che porti alle ex cave private, future aree di smaltimento macerie.
Situato lungo il rettilineo tra Bazzano e Paganica, pressoché davanti al nucleo industriale ormai quasi del tutto inutilizzato e ai Progetti C.A.S.E. della zona, Campo La Perola è l’azienda di Matteo, agricoltore che ha iniziato dall’età di dieci anni a stare nei campi, che il nonno coltivava per una produzione solo familiare; ma nel 2009, qualche mese prima del terremoto, aveva conosciuto delle signore aquilane intenzionate ad acquistare prodotti locali e sostenere la piccola economia agricola del territorio.
Da quel momento i primi incontri produttore – consumatore sono stati nell’area dell’ex Ospedale Psichiatrico di Collemaggio, dove il Comitato 3e32 aveva occupato degli spazi abbandonati con l’obiettivo di restituirli alla città e ai suoi abitanti e fare informazione e aggregazione in un territorio in cui non c’erano più spazi e occasioni d’incontro diverse dalle passeggiate all’Aquilone.
A Paganica tutti scoraggiavano Matteo, perché “con l’agricoltura non si vive”, ma dopo due anni di studio alla facoltà di veterinaria, che gli ha procurato le conoscenze adeguate per poter allevare e seguire gli animali, ha deciso di fare dell’agricoltura la sua principale attività: cinque ettari di terreni con orzo, grano, farro, foraggio ortaggi e verdure in una piana in cui, nella parte più fertile per giunta, ben ventisette ettari sono stati espropriati nel 2009 solo per fare i progetti C.A.S.E.
Ma dove vendere i propri prodotti? Centri commerciali e supermercati, i piccoli negozi e gli ambulanti del mercato cittadino chiaramente non si riforniscono dai produttori locali, che quindi non hanno un luogo dove farsi conoscere e incontrare i propri clienti. Inoltre mettere un prodotto nella Grande Distribuzione Organizzata significa accettare una costruzione del prezzo che prevede una parte davvero irrisoria per il produttore, circa dieci centesimi al chilogrammo, e tutto il resto ai diversi intermediari.
Dal 2009 il GAS dell’Aquila ha iniziato un percorso di conoscenza e cooperazione con Matteo, scegliendo dunque la vendita diretta attraverso un rapporto di reciproca fiducia e rispetto; il GAS acquista sistematicamente i suoi prodotti agricoli e ha realizzato anche un progetto di prefinanziamento chiamato “Sostieni il pollaio”: ogni famiglia ha versato una quota che ha consentito a Matteo di acquistare sessanta galline le cui uova, oggi, sono distribuite a tutti ogni settimana.
Attraverso l’esperienza con il GAS Matteo e suo fratello Michele riescono ad avere un reddito proprio, e da sei mesi hanno coinvolto anche Giuseppe, un amico che lavorava alla Centrale del Latte dell’Aquila al momento chiusa, in attesa di ripristino degli impianti danneggiati dal terremoto.
Giuseppe viene anche lui da una famiglia di agricoltori, e insieme a Matteo e agli altri agricoltori e allevatori della zona affronta e cerca di porre rimedio ai diversi problemi che si trovano ad avere queste attività ormai quasi dimenticate.
Un sistema di irrigazione a scorrimento dai fiumi Riga di Mezzo e Vera che in estate consente di irrigare i campi solo ogni dieci giorni o la totale mancanza di acqua nei fontanili per l’abbeveraggio degli animali durante il periodo estivo in alta quota sono solo due delle questioni aperte che preoccupano i nostri giovani agricoltori.
Ma poi, nelle domeniche d’estate, ci si incontra tutti a Campo La Perola, magari per raccogliere insieme i fagiolini e poi sedersi all’aperto per mangiare i prodotti del territorio: “dalla terra alla tavola” è infatti il motto della grande famiglia allargata di Matteo e Giuseppe.
Un’occasione unica in cui per una giornata ci si dimentica di vivere in una “non città” e, tra farro e bietola, pane e formaggio e un buon bicchiere di vino, ci si accorge felici di avere questi momenti di condivisione anche all’Aquila, dove a volte la dimensione sociale sembra essersi annullata ma dove invece molte persone si impegnano per ritrovarla, anche intorno ad una tavola apparecchiata.
di Alessia de Iure