Sabato, 26 Febbraio 2022 16:16

Le chiacchiere dell'Occidente alla canna del gas

di  Paolo Tella

Chiacchiere, più chiacchiere e ancora chiacchiere, ma se sei alla canna del gas e dipendi in gran parte dalla Russia, anche perché non ti va bene il nucleare, non ti va bene il carbone, non ti va bene l’eolico in mare, non ti va bene la riqualificazione edilizia, alla fine sei una montagna di chiacchiere.

Il nostro Draghi ha avuto rassicurazioni sulle future forniture di gas: stiamo a posto! Poi fa la faccia triste/preoccupata e, mentre i carri armati occupano l’Ucraina, annuncia sanzioni. Chiacchiere.

Chiacchiere dall’Italia, dagli Stati Uniti e pure dall’Unione Europea i cui membri hanno già fatto capire che non manderanno nessuno a morire per Kiev, ma attueranno dure sanzioni che saranno un boomerang e delle quali Putin si farà un baffo.

La NATO, guidata dai Paesi Baltici esperti di renne e dal rigorismo filo germanico, dopo aver messo in campo una montagna di chiacchiere, piegata agli interessi tedeschi dei due tubi che portano il gas alla Germania green, decideranno inevitabilmente che, non essendo l’Ucraina membro della nota compagnia difensiva, non se ne farà nulla.

Tantissime chiacchiere anche da Joe Biden, il quale, facendo la faccia cattiva e dopo aver dimostrato il massimo della sua capacità in Afghanistan, ha finanziato i talebani per creare un colpo di stato in Kazakistan. Colpo di stato fallito miseramente con l’intervento russo, ma che ha scoperto le carte di una politica estera USA vecchia, incapace, ridicola. C’è chi afferma che un tempo, quando gli americani dicevano una cosa, tutti li ascoltavano mentre ora ridono.

Gli USA hanno già detto che non metteranno un solo soldato sul terreno ucraino ma venderanno molte armi.

Business is business.

Non mancano, infine, ricordi ambigui riguardo al gas ucraino con il figlio di Biden, Hunter, nel consiglio di amministrazione di Burisma, con tutte le possibili conseguenze.

Mentre l’Occidente distrugge se stesso annegandosi nelle mode dem americane della cancel culture, del gender, del green, e nel lungo elenco delle idiozie veicolate dagli influencer, Putin - con la potenza dei simboli - ripropone Santa Madre Russia, ossia l’impero degli zar e dell’ortodossia cristiana, che rivendica il potere di Bisanzio. E, guarda un po’, funziona!

Mente firma il riconoscimento delle repubbliche del Donbass, Putin ha dietro di sè la bandiera russa e quella imperiale, con l’aquila bicipite.

Quando dice che l’Ucraina come Paese è un’invenzione di Lenin, non sconfessa solo il comunismo alla radice, ma si ricollega alla radice antica, quella di Pietro il Grande, di Caterina, dei Romanov. Si ricollega alla Ru’s, che è la radice vichinga dei russi e che, guarda caso, è Kiev.

Mentre l’Occidente nega la sua storia, Putin alimenta la sua attualità con la linfa che scorre nelle radici di Santa Madre Russia.

L’Europa è lessa, bollita come la rana famosa di Chomski. Macron, dopo essere stato più o meno trattato a pesci in faccia da Putin, nonostante in questi giorni rappresenti l’Unione Europea, si è ritirato dal Mali, aprendo le porte del Sahel a Cina e Russia. Cosa si pretende da un simile stratega? La signora Von der Leyen non è nemmeno stata salutata dal presidente del Ghana non per essere donna, come dice qualche modaiolo, ma perché l’Unione Eurooea non conta niente.

Riguardo all’Italia no comment: continueremo ad occuparci di green pass, con buona pace di Draghi, mentre le nostre associazioni faranno qualche manifestazione in piazza.

di Paolo Tella

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