In occasione del tredicesimo anniversario dal sisma 2009, e con una dedica speciale a tutti coloro che in questi anni hanno lottato per i propri diritti di cittadini e per ricostruire materialmente e moralmente la città dell’Aquila ed i paesi del cratere sismico, Teatro Zeta e Visioni Future presentano il film documentario "Il segno del perdono" il 6 aprile alle ore 17 al Cinema Teatro Zeta; alle 18, la proiezione in prima assoluta. Presenta il critico cinematografico Piercesare Stagni con Manuele Morgese, protagonista e coproduttore del film.
Il film documentario ideato da Manuele Morgese, Luca Cococcetta e Marco Zaccarelli (che ne firma la regia) è stato realizzato con il sostegno della Giunta della Regione Abruzzo – Servizio beni e attività culturali e vede protagonisti Alessandra D’Elia, Manuele Morgese e la piccola Mirabel Maria Morgese.
Il progetto realizzato unisce le competenze professionali nell’ambito della produzione cinematografica di Visioni Future a quelle nel mondo dello spettacolo in ambito teatro e cinema di Teatro Zeta. In ambito produttivo cinematografico Teatro Zeta, anche in partenariato con Visioni Future, svolge da anni progetti di grande impegno artistico e sociale come dimostrano i progetti con le scole come “L’Aquila a colori” e “Cinemiamo insieme”. Nel tempo questo partenariato ed il sodalizio tra Luca Cococcetta e Manuele Morgese ha prodotto numerosi progetti ed in particolare i cortometraggi – entrambi vincitori in numerosi festival europei e non – “Mi fa male” e “Distanza”
IL DOCU- FILM
Il segno del perdono restituisce in un docu-film di circa 40 minuti tutta la sua maestosa bellezza uno dei monumenti più rappresentativi del capoluogo e della regione come la Basilica di Santa Maria di Collemaggio , in un percorso drammaturgico che di riflesso e volutamente si collega ad Amphisculpture, l’imponente opera di land art realizzata nel vicino Parco del Sole dall’artista statunitense Berverly Pepper.
Presente e passato dialogano nel punto “magico” della spiritualità abruzzese e rimandano ai tanti esempi di convivenza tra monumenti storici e opere contemporanee sparsi per il pianeta (dalla Piramide del Louvre Ieoh Ming Pei agli interventi di Andrea Bruno al Castello di Rivoli).
Il Film utilizza l’intreccio narrativo che si dipana lungo due percorsi: quello del documentario di creazione autoriale che utilizza anche le tecniche di ripresa del reportage e quello della narrazione di ”storia nella storia”. Fil rouge del racconto è infatti la storia di "vita vissuta " di una giovane famiglia abruzzese e quella del contesto – sia storico/artistico/monumentale sia quotidiano – della città in cui vive: una città, come dice anche Beverly Pepper in una sua intervista, “particolare”. Da un lato dunque le fasi della vita familiare, la crescita della bambina battezzata nella Basilica semidistrutta dal terremoto e lo “spaccato” sociale che interviene nel quotidiano; dall’altro le fasi di ricostruzione della stessa Basilica dopo il sisma del 2009 e il ritorno di quella stessa bambina, decenne, in un monumento che vede per la prima volta nella sua vita. Infine la realizzazione dell’opera della Pepper, “teatro” e sfondo, a chiusura del cerchio, della vita della famiglia. A questa storia s’intrecciano via via i molti altri fili testimonianti, per esempio, i giorni della Perdonanza. Non manca poi il contributo (omaggio e ringraziamento postumo) della stessa Bevery Pepper che, in un’intervista esclusiva, racconta come abbia idealmente trasportato i motivi, le pietre e i colori del pavimento della Basilica nella sua opera. Progetto che vuole anche avere il sapore di speranza in tempi così difficili e drammatici a causa della pandemia e della guerra: ricordare e ribadire come l’arte e la bellezza siano luce e supporto a ogni percorso di rinascita.