Venerdì, 07 Aprile 2023 00:40

Anniversario sisma: una memoria viva è responsabilità di tutte e tutti

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Dopo quattordici anni molto è cambiato. La città è cambiata e siamo cambiati noi. Gli edifici, le strade e i luoghi, come le aquilane e gli aquilani hanno mutato la loro forma e le loro collocazioni. Ci si è spostati, adattati e forse evoluti.

Il percorso che è stato fatto diventa sempre più lungo e il cammino da fare diventa sempre più coinvolgente e più avvolgente, tanto che nel compierlo si può rischiare di dimenticare da dove si era partiti, la motivazione iniziale che ha spinto ad incamminarsi e la voglia travolgente di cambiare che ha consentito a quelle gambe di mettersi una davanti a l'altra.

Fermarsi è importante. Fermarsi è fondamentale per far sì che il cammino non sia un vuoto andare avanti e un alienante cambio di condizione.

Il 6 aprile 2023 come quello degli anni a venire deve essere questo e lo è stato. Lo è stato la fiaccolata che ha riacceso quelle fiamme che bruciano dentro di noi nascoste in un luogo che troppo spesso dimentichiamo e ha rievocato il freddo e la fatica del cammino. Ma lo è stato anche l'incontro che si è tenuto all'interno del Ridotto del teatro dal titolo "Storie di giustizia l’importanza della memoria", all'interno del quale è stato presentato il docufilm “Le Crepe della Giustizia”, a cura di Federico Vittorini, Rita Innocenzi, Matteo Di Genova Agnese Porto, Alessandro Tettamanti, Stefano Ianni.

L'incontro infatti è stato un momento di riflessione sull'importanza della memoria e del ricordo, sul significato del 6 aprile oggi e negli anni a venire. Una riflessione necessaria e urgente di cui abbiamo bisogno per far sì che questa giornata non diventi mai vuota retorica o rattristante piagnisteo ma che invece sia per sempre momento di responsabilità di riscatto, di ricordo e di unione con coloro che non ci sono più. Un momento in cui guardare a quel vuoto di fatto di 309 persone che non ci sono più e parlare con loro.

Il destino dell'Aquila non è essere una città ricostruita, questo sarebbe solo una parte del lavoro, bensì una città in grado di ricostruirsi ogni giorno.

In questo contesto vogliamo inserire la proposta che è fuoriuscita dall'iniziativa di ieri pomeriggio, ovvero quella di aprire la categoria dei "parenti delle vittime" ai quali è stato affidato il ruolo di ambasciatori del ricordo tramite una dolorosa investitura che ha reso indelebile i momenti a tutta la città. La volontà è quella di estendere questo ruolo all'intera cittadinanza in modo tale che nessuno si senta meno in dovere di ricordare, di farsi garante del bagaglio che ogni aquilano e ogni aquilana di nascita o di adozione porta dentro sé.

Appartenere a questa città vuol dire aver instaurato con essa uno strano rapporto a volte anche fatto di frustrazioni e di dolore ma che impartisce un segno in ognuno di noi e da questo non possiamo esimerci, anzi è necessario mostrarlo per far conoscere e dare senso a quel segno che nessuno potrà mai strappare.

Fra i relatori dell'iniziativa che si è svolta al Ridotto del teatro c'erano Vincenzo Vittorini, Federico Vittorini, Alessandro Tettamanti, Ilaria Carosi, Alessandro Chiappanuvoli, Rita Innocenzi, Alberto Orsini , Marco Billi ed in collegamento la senatrice Ilaria Cucchi.

Il documentario presentato nel corso dell’evento vuole essere proprio uno strumento di testimonianza. Il mezzo per consentire a tutti, parenti o meno delle vittime, aquilani e non, giovani e vecchi di conoscere quanto accaduto e di farsi testimoni di questa memoria che ha bisogno e merita di farsi viva.

Proprio su questo tema vi proponiamo le dichiarazioni di Federico Vittorini, uno degli autori del docufilm:

“Lo scopo del documentario è quello di informare le persone, di raccontare una storia quindi avrà una forza narrativa da lasciare alle persone che hanno vissuto quell’evento a chi non è dell’Aquila e quindi vuole informarsi su quello che è successo all’Aquila così come alle nuove generazioni che hanno il dovere di ricordare.

Il concetto principale di questo documentario è quello di fare memoria, fare memoria significa ricordare tutti insieme come comunità non come familiari delle vittime, tanto è vero che le persone che collaborano alla creazione di questo documentario non sono familiari delle vittime tutti tranne me e questa cosa molto importante perché mette in luce la voglia che questa città ha di tornare ad essere città ma sotto tutti punti di vista, anche sotto punti di vista che magari erano già scadenti prima del terremoto.

Essere comunità significa remare tutti verso la stessa direzione, questo significa per noi fare memoria.”

Ultima modifica il Venerdì, 07 Aprile 2023 11:37

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