“Progetto della città pubblica dell’Aquila post-sisma” è il titolo della tesi di laurea magistrale di Federica Frattura, laureatasi in Ingegneria Edile Architettura all’Università degli studi dell’Aquila.
Un lavoro davvero interessante che prova a restituire uno sguardo d’insieme sul centro storico partendo da un assunto: la ricostruzione materiale non è andata di pari passo con la ricostruzione sociale che, a tredici anni dal terremoto, va ancora innescata. Per farlo, vanno riportati i residenti ‘dentro’ le mura, domandandosi chi potrebbe tornare, di che cosa potrebbe aver bisogno in termini di servizi e attrezzature; va ripensata la mobilità e vanno stimolati progetti di partecipazione.
"Progetto della città pubblica dell’Aquila post-sisma nasce con l’intento di poter immaginare di nuovo una città con al centro i suoi abitanti”, leggiamo nella introduzione al lavoro di tesi. "La città dell’Aquila, con il sisma del 2009, ha subito un vero e proprio trauma sia a livello ‘fisico’ che ‘psicologico’, in quanto parallelamente alla distruzione del tessuto urbano è avvenuta la disgregazione di quello sociale. E’ naturale che dopo un accadimento di questa portata, avvenga un fenomeno di dispersione urbana per impossibilità fisica di abitare ancora determinate aree della città. Oggi però, a distanza di tredici anni, seppur sia evidente la ricostruzione materiale, viene meno la questione sociale".
D’altra parte, il centro storico viene oggi percepito come "un luogo scomodo", ci spiega Federica Frattura, per l’alternarsi di abbattimenti e ricostruzioni di edifici, con la continua ricerca di nuovi percorsi dovuta all’interruzione di strade e vicoli, con un continuo cambiamento dell’assetto della città e per la carenza di servizi.
Come rifunzionalizzare il centro storico, dunque, come renderlo davvero attrattivo?
Frattura, che ha avuto come relatore il prof. Donato Di Ludovico e come correlatore Federico Eugeni, è partita con uno studio analitico di tutti i temi urbanistici evidenziandone le criticità, in modo tale da avere un quadro di unione dell’assetto del centro storico.
"Mi sono domandata chi potesse tornare a vivere il centro: ho pensato a giovani famiglie, studenti universitari, alle associazioni del sociale e agli uffici; di fatto, pur non volendo richiamare la suddivisione della città nei Quattro quarti – tiene a specificare Frattura – la città è stata immaginata su quattro aree: la città delle famiglie, la città universitaria, la città del sociale e la città amministrativa".
Analizzando la mappa delle attrezzature e dei servizi nel pre e post sisma, già disponibili, e analizzando i vari documenti di pianificazione prodotti in questi anni, il lavoro destina l’area a nord del centro storico alla città universitaria "con al centro l’area di San Basilio, oggetto di un masterplan che prevede la realizzazione di un vero e proprio polo universitario; mi sono chiesta di cosa potessero avere bisogno le studentesse e gli studenti", sottolinea Frattura: "spazi pubblici all’aperto, luoghi per fare sport: ebbene, in questa zona della città insistono lo stadio, la piscina comunale, si dovrebbero realizzare il parco lineare di viale della Croce rossa e il progetto di Porta Barete".
La città amministrativa, invece, è stata pianificata tra palazzo Fibbioni e la villa Comunale, a destra del corso guardando L’Aquila dall’alto; sull’altro versante del centro, invece, la città delle famiglie, sopra e sotto il quartiere Banca d’Italia per intendersi, laddove l’Urban center sta re-immaginando il quartiere di Fontesecco col progetto Quid e dove si prevedono spazi verdi. La città per il sociale, infine, è stata localizzata alla villa Comunale.
"Le abitazioni equivalenti, in queste aree, vengono destinate appunto alle famiglie nell’area a sinistra del corso, attraverso agevolazioni comunali che possano intrecciarsi con i bonus già previsti a livello nazionale, si pensi al mutuo prima casa garantito dallo Stato per gli under 36, ad uso ufficio per stimolare nuova imprenditorialità e riportare attività economiche in centro nell’area a destra, alle associazioni del terzo settore alla villa Comunale e agli studenti universitari a nord della città".
Ovviamente, un ruolo di rilievo nel lavoro di tesi è stato riservato alla mobilità che è fondamentale per la vivibilità del centro storico: "ho immaginato linee del trasporto pubblico perimetriche; il prolungamento dell’attuale percorso della navetta elettrica, innanzitutto (la linea verde nella mappa); e poi alcune linee dedicate, la rossa e l’azzurra destinate agli studenti universitari e al collegamento delle stazioni di autobus e treno. Le linee – chiarisce Frattura – collegano i vari punti di sosta e scambio previsti nel Pums, così che si possa parcheggiare l’automobile fuori dal centro storico ed ‘entrare’ nel cuore della città con il mezzo pubblico. Nel lavoro di tesi – aggiunge – ho aggiunto un’area di scambio in zona Porta Napoli e ne ho prevista un’altra sotto il Ponte Belvedere, al posto di quella localizzata a San Domenico, parcheggio multipiano con copertura verde e risalita puntiforme su via Persichetti, così da ricollegare via XX Settembre a piazza Duomo”.
"C’è poi una linea arancione – ci mostra Frattura – un percorso turistico pedonale, con una mappa interattiva dotata di qrcode che indichi la localizzazione dei principali siti collegati e i tempi di percorrenza tra un monumento e l’altro".
E’ stato accennato poi il possibile uso del TOD: Transit Oriented Development, strumento volto ad implementare il funzionamento della città. TOD implica una pianificazione e progettazione ponderata e di alta qualità dell’uso del territorio e per supportare e facilitare lo spostamento piedi o in bicicletta. Attività quali commercio di beni primari, farmacie, banche come anche stazioni bikesharing dovrebbero essere situate nelle immediate vicinanze di una 'area primaria' (aree rosa) e lo spazio pubblico nelle vicinanze dovrebbe garantire la vitalità del quartiere.
Ciò è funzionale, anche e soprattutto, a svuotare le piazze dalle automobili: "il tessuto sociale si ricostruisce potendo fruire degli spazi", ci dice Federica Frattura. "Ho suddiviso le piazze in civili, con arredo permanente, verdi, con la cura e l’attenzione per le specie arboree, e culturali – in particolare, piazza Santa Maria Paganica e piazza del Teatro – con arredi, invece, temporanei ed una percezione dello spazio sempre diversa e, come tale, fonte continua di stimoli nuovi".
Dal momento che i documenti di pianificazione sono molteplici - P.R.G Vigente, Nuovo P.R.G, Piano strategico 2012, P.U.M.S. e P.N.R.R. - il rischio è quello che possano avvenire delle sovrapposizioni a livello di progettazione senza averne pieno controllo. Il valore dello studio di tesi è proprio quello di creare un quadro di unione che delinei, in maniera concreta e funzionale, il piano di azione più adeguato.
"Il progetto quindi, oltre ad avere come basi fondamentali le criticità analizzate, tiene conto anche dei vari documenti di pianificazione e cerca di gestire le proposte fatte con le reali necessità della cittadinanza che dovrà tornare ad abitare il centro storico", ribadisce Federica Fratttura a newstown. "Il fine ultimo infatti è proprio il tentativo di ricostruzione del tessuto urbano e sociale. Si è cercato di ottenere un risultato che, anche se in maniera del tutto teorica, si avvicini all’idea di un organismo urbano che lavori al meglio al suo interno ma, al contempo, fortemente connesso con la restante parte di città".
Serve una sorta di masterplan, insomma: "si deve avere una visione d’insieme per progettare una vera rifunzionalizzazione del centro storico, dall’alto, non ci si può concentrare su interventi puntiformi".