Un film o un documentario, non è facile incasellare questo prodotto in maniera chiara in una di queste due categorie, sulla marcia che ha cambiato il destino del nostro paese a cento anni da quei passi pesantissimi che con le loro orme nere hanno scritto pagine di storia.
“Marcia su Roma” di Mark Cousins è stato proiettato ieri sera in prima nazionale nel all’Auditorium del Parco.
L’evento è stato organizzato all'interno della serie di proiezioni promossa da L’Aquila Film Festival.
L’opera di Cousins può essere considerata un film sui film, un film sul cinema, sulle immagini, sulla propaganda, sul materiale visivo utilizzato in maniera strumentale per costruire un idolo, una mitologia. Il film infatti ripercorre, partendo dal 1922 i prodotti cinematografici che hanno raccontato “in diretta” quello stralcio di storia.
Nel corso del documentario viene analizzato e ripercorso il film propagandistico “A Noi!” di Umberto Paradisi uscito proprio nel 1922. In questo film viene raccontata in maniera eroica la marcia delle camicie nere, in maniera tale da entusiasmare il popolo e diffondere in maniera iperbolica quanto stava accadendo a Roma. Cousins mette in risalto gli artifici e svela gli inganni che Paradisi aveva abilmente messo in atto per “gonfiare” l’impresa fascista.
Si fa,inoltre, riferimento a molti altri film che hanno raccontato il ventennio nero d’Italia, come “Una giornata Particolare” di Ettore Scola oppure il film storico/grottesco “Il Potere” di Augusto Tretti, a questi vengono aggiunte riprese dell’istituto LUCE, in maniera tale da attraversare le pagine della storia d’Italia dal 1922 al 1943 leggendole nell’ottica delle ripercussioni, dei frutti e degli effetti prodotti dalla marcia del 28 ottobre 1922. E così a cascata ci si ritrova dinanzi alla presa del potere da parte di Benito mussolini, all’imposizione dell’ideologia machista, maschilista, violenta, repressiva e omicida che ha caratterizzato quegli anni fino ad arrivare alla guerra, al rapporto con Hitler, alle abominevoli stragi prodotte dal conflitto mondiale, per giungere ai repubblichini di Salò e alla tragica e ignominiosa conclusione di Piazza Loreto.
I vari contributi visivi sono tenuti insieme dalla storia di una donna, Anna, interpretata da Alba Rohrwacher, grazie alla quale comprendiamo la condizione di una donna in quel periodo storico. Sia chiaro, la storia di una donna che si entusiasma per l’onda di novità portata da Mussolini ma ne rimane tragicamente delusa e travolta.
Il pregio più grande di questo film è quello di far comprendere quanto siano importati e potenti i mezzi di comunicazione e la propaganda, come ha spiegato la docente di storia contemporanea presso l’Università degli Studi dell’Aquila, Simona Troilo, intervenuta all’interno del dibattito che è seguito alla proiezione.
“Quest’opera ha il pregio di illuminarci sul potere mistificatorio delle immagini”, queste le parole utilizzate dalla Troilo, la quale ha anche messo in evidenza i temi della violenza, della virilità e del culto della personalità, questi tre temi grazie ai quali si è riusciti a modificare il paese propriop attraverso la capacità di raccontarli e diffonderli.
Inoltre, al dibattito ha partecipato anche il professore del Liceo Domenico Cotugno, David Adacher, il quale ha parlato delle nefandezze compiute dai fascisti, il territorio abruzzese infatti è stato una delle massime aree di internamento e di confino in rapporto al territorio.
Fra i relatori anche lo storico Marco Petricelli, il quale ha messo in evidenza invece un lato negativo di questo film, sottolineando l'azzardo di un aggancio troppo superficiale al presente, lo storico ha parlato specificatmente di una “pericolosa attualizzazione”. Nel film infatti si fa riferimento a personaggi dello scenario politico attuale ai quali viene attribuito un atteggiamento che in maniera non troppo poco esplicita viene paragonato dal regista a quello di Mussolini. Questo elemento oltre a correre il rischio di far risultare l’opera faziosa, non viene nemmeno sviluppato in maniera coerente e produttiva. Non si fa altro che accostare frasi o fotografie di alcuni personaggi a momenti di un passato recente ma non troppo. Forse si poteva fare di più.
È certo però che questo film è fa comprendere quanto sia stato travolgente quel processo di diffusione di un’ideologia che ha cambiato l’identità di un intero popolo. Un evento che, come ha affermato Petricelli, “non ebbe niente di eroico, ma che fu più un evento teatrale e improvvisato” abbia invece, grazie alla narrazione e all’abilità di parlare alle folle, fatto compiere una svolta alla storia. Una svolta tragica ma di portata mondiale.