In occasione di 'Shaper - Notte dei ricercatori' del 26 settembre, ActionAid organizza il dibattito dal titolo “Land grabbing e violazione dei diritti umani: ricerca e mobilitazione a sostegno della resistenza delle comunità locali”.
Insieme al Policy Officer di ActionAid Roberto Sensi, a Francesco Chiodelli del Gran Sasso Science Institute, Davide Cirillo, ricercatore dell'Università di Padova e Kysseline Chérestal Senior Policy Analyst ActionAid Haiti/USA, si illustrerà il fenomeno dell’accaparramento della terra e delle iniziative portate avanti da ActionAid, al fianco delle comunità locali che, in Kenya, Senegal, Sierra Leone e Tanzania, resistono agli investimenti in terre prevalentemente destinate alla produzione agricola. Sarà una preziosa occasione per conoscere ricercatori e ricercatrici impegnati nella costruzione di un mondo più giusto.
Nel frattempo, proviamo a conoscere meglio il fenomeno del land grabbing attraverso le parole di Kysseline Chérestal, ricercatrice che interverrà all’incontro del 26 settembre.
Qual è stato il suo percorso professionale?
Sono un avvocato e da quindici anni lavoro al fianco delle comunità locali sparse per il mondo. Il mio obiettivo è quello di sensibilizzare e impegnare i policy maker internazionali su tematiche quali il rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto, l’accesso alla terra e alla casa, la sicurezza alimentare, trasparenza e accountability, l’estensione dei diritti civili a tutti i gruppi sociali, specialmente alle donne.
Di cosa si occupa all’interno di ActionAid?
Sono una Senior Policy Analyst. Nello specifico, mi occupo delle campagne e delle azioni in difesa del diritto di proprietà delle terra per i piccoli contadini, in particolare per le donne, nei paesi in via di sviluppo. Il mio lavoro consiste nel far sì che i policy maker promuovano e rispettino gli impegni contenuti nel documento FAO “Responsible Governance of Tenure of Land, Forests and Fisheries” , unico riferimento globale che riassume una serie di buone pratiche nella gestione del possesso della terra, della pesca e delle foreste.
Cosa pensa del land grabbing?
Il fenomeno dell’accaparramento delle terre, il cosiddetto land grabbing, costituisce un grave problema che andrebbe affrontato e risolto, se vogliamo realmente sconfiggere la piaga della fame in tempi utili. I casi di land grabbing mettono a rischio il rispetto del diritto alla terra e la sicurezza alimentare di milioni di persone in tutto il mondo, in particolare di donne e bambini delle aree rurali più povere, che si vedono togliere l’unica loro fonte di sostentamento: la terra.
Buona parte del problema nasce dal tentativo distorto di voler combattere il riscaldamento globale attraverso l’incremento dell’utilizzo di biocarburanti. Infatti, la necessità di avviarne la produzione su larga scala, ha favorito il ricorso, anche da parte di Stati Uniti e Unione europea, ad azioni di land grabbing, attraverso l’avvio di politiche e programmi che, specialmente in Africa e Asia, consentono alle grandi industrie estere e alle élite locali di disporre di vaste aree di terra, senza il consenso informato delle comunità che normalmente vi risiedono o ne fanno uso.
Questi progetti, spingono le comunità locali fuori dalle loro terre, principali risorse per la propria sopravvivenza, sicurezza alimentare e identità . In cambio, ricevono degrado ambientale, piccoli lavori sottopagati e l’affermazione di un processo di sviluppo che favorisce esclusivamente i ricchi e i potenti. Tutti abbiamo un ruolo importante da giocare per fermare il land grabbing e tutti abbiamo il potere di spingere i nostri governi e le nostre industrie a fermare questo tipo di investimenti, per restituire la terra a quelle comunità che ne hanno bisogno per vivere. Quando la terra viene usurpata, i diritti alla sicurezza alimentare e all’autodeterminazione vengono puntualmente violati. Le donne e i bambini sono le categorie sociali più a rischio, in quanto hanno più difficoltà a difendere i propri diritti.
Qual è stato il traguardo più soddisfacente raggiunto nel tuo lavoro?
Ogni volta che lavoro con una comunità che ottiene ascolto e rispetto del proprio diritto alla terra, sono felice e mi sento soddisfatta di quello che faccio. A volte, anche il solo rendere consapevoli le persone dei propri diritti e metterli in condizione di lottare per essi, dà un senso al mio lavoro anche se queste conquiste sono spesso invisibili a chi non fa parte di questo processo. Alcune volte , invece, capita di ottenere successi noti ad un pubblico più ampio come nel caso della recente approvazione dell’ “Assessing Process In Haiti Act” negli Stati Uniti: il Congresso e l’Amministrazione Obama, dopo anni di pressione da parte di ActionAid e della sua coalizione di partners, ha approvato questa legge che, fra le altre cose, prevede una valutazione annuale dell'impatto dei programmi e delle politiche statunitensi sul diritto alla terra e la sicurezza alimentare delle popolazioni più vulnerabili ad Haiti.
L’isola è ancora provata dal terremoto del gennaio 2010 e le politiche ei programmi avviati dal governo di Haiti con il sostegno di grandi donatori , in particolare degli Stati Uniti, hanno aggravato la situazione fondiaria e facilitato l’accaparramento di terre in tutto il paese.
Quale ruolo può giocare il mondo della ricerca nella lotta al fianco delle comunità impegnate a contrastare il fenomeno del land grabbing?
La ricerca ha un ruolo chiave nella difesa dei diritti: mostra quanto il land grabbing abbia un impatto sulla vita delle comunità locali; può sensibilizzare l’opinione pubblica e aiutare i decisori a orientare le proprie azioni in favore delle popolazioni che subiscono le conseguenze negative di questo fenomeno. Attraverso la ricerca, le analisi, i casi studio, si può motivare e far valere la propria posizione contraria all’accaparramento della terra, rafforzandola grazie a dati e informazioni concrete fornite dal mondo della ricerca.
Cosa ti aspetti dal dibattito del 26 settembre, organizzato all’Aquila per la “Notte dei ricercatori”?
Non vedo l’ora di incontrare i ricercatori e le reti di organizzazioni che saranno presenti. Sono contenta di poter ascoltare le loro esperienze e perché no, di gettare le basi per future collaborazioni.
Per chi volesse saperne di più sul land grabbing e approfondire questa tematica, l’appuntamento è il 26 settembre alle ore 21.00 presso l’Aula Magna GSSI in Viale Francesco Crispi,7.