La voce di Guido Bertolaso dialoga con le note della canzone "Buonasera dottore" di Alberto Lupo e Claudia Mori, le parole del capo della protezione civile sono quelle della telefonata fatta affinché a L'Aquila si rassicurassero i cittadini sullo sciame sismico in atto prima del 6 aprile 2009.
Appropriata nota tragicomica dello spettacolo cineteatrale "Aquilane - Voci e visioni da una città dispersa" che ruota intorno alle domande: come si elabora un dolore? Cosa è accaduto a L'Aquila in quattro anni? Chi ha vissuto questo periodo fuori dall'ordinario cosa pensa? E cosa pensa chi ha perso qualcosa? Sarà lo stesso per l'Emilia ad un anno dal maggio che ha segnato molti luoghi con le tracce del terremoto?
Domande, poste innanzitutto alle donne. Donne - ombra su un palcoscenico, sagome nere di corpi femminili che si muovono e parlano agendo su immagini cinematografiche colorate, una soluzione linguistica che cita il cinema delle origini e il teatro delle ombre.
Uno spettacolo che sembra volerci accarezzare con la sua grazia visiva, ma ci prende a schiaffi facendoci ripercorrere alcuni momenti del delirio innescato dal terremoto aquilano, dalle telefonate sghignazzanti per speculare sulla ricostruzione, allo show mediatico superficiale, dalla nascita delle new town ai disagi individuali.
"Aquilane" racconta tutto questo con il pregio di una forma di racconto in cui dialogano in modo efficace presenza scenica, immagini in movimento e la musica di Carlo Pelliccione. Uno schermo accoglie dentro di sé le scene fino a diventare lenzuolo bianco dove far espandere i movimenti e le parole delle protagoniste senza volto, sospese nel nulla.
Se poi, guardando lo spettacolo, dovesse sorgere il dubbio che le ombre evocate sul palcoscenico possano essere assimilate a dei fantasmi senza più corpo e intenzione, il regista Paolo Pisanelli ci risponde "No, si tratta di ombre potenti, capaci di divorare anche le immagini", insomma la vita che lotta per affermare se stessa nel luogo che le appartiene.
Lo spettacolo poi visivamente sollecita la necessità di tornare ad un ascetismo della visione e a una attenzione più vigile rispetto a quello che viene raccontato e visto da tutti noi, ricordandoci le tante parole e immagini inutili che hanno raccontato la tragedia aquilana e non solo.
Non a caso il testo e l'allestimento di "Aquilane" sono il risultato di un processo di "accumulazione", di un percorso ostinato e coerente. Si comincia dal 2009 quando l'Associazione teatrale Animammersa dell'Aquila incontra il regista cinematografico Paolo Pisanelli e uno spettacolo dal vivo ("Lettere dall'Aquila") diventa un film ("Ju tarramutu") a cui segue una nuova performance “Il terremoto delle donne”, presentato al Teatro Petruzzelli di Bari per Frontiere 2011.
Parole dette e scritte da donne, su carta o su internet, idee in circolo senza sosta, continuamente arricchite, messe in discussione, custodite e infine organizzate per essere condivise con il pubblico in questa nuova tappa in cui cinque donne sul palco (Patrizia Bernardi - anche regista insieme a Paolo Pisanelli - Antonella Cocciante, Romina Masi, Rita Biamonte - autrice della drammaturgia - e Rita Cococcetta) danno corpo al disagio e ai pensieri di molte e di molti collocando frammenti di realtà uno accanto all'altro e a favore del pubblico, come fossero indizi da seguire per arrivare a capire qualcosa di più di quello che è accaduto e sta accadendo a L'Aquila, sapendo che il percorso è ancora lungo…
La prima dello spettacolo si è svolta a L'Aquila domenica 19 maggio nel "Gran teatro parco delle arti" nell'ambito della stagione della Società dei concerti "Barattelli", aspettiamo altre rappresentazioni oltre il cratere sismico.