Il volto 'moderato' dell'Islam, a L'Aquila.
Il volto di giovani cittadini che professano la religione di Allah, impegnati a tessere relazioni sempre più profonde con il territorio che li ha accolti. Oggi preoccupati che - dopo i terribili fatti di Parigi - possa passare anche qui il messaggio che Islam significhi terrorismo.
Per questo, il consigliere straniero al Comune dell'Aquila, Gamal Bouchaib, ha convocato stamane una conferenza stampa. "A L'Aquila, vivono 1500 cittadini musulmani", ha spiegato. "Professano il culto in via Cachi, nella zona ovest, e a Bazzano, ad est. Vivono tranquillamente in città, non ci sono allarmi. Eppure, l'orrore degli attentati al popolo francese, lo scenario raccapricciante a cui abbiamo assistito, chiamano tutti noi ad una assunzione di responsabilità. La maggior parte dei musulmani nel mondo è moderata e condanna il terrorismo, senza attenuanti. Dovesse passare il messaggio che Islam significa terrorismo, che 1miliardo e mezzo di persone sono pronte ad uccidere gli altri 5miliardi, sarebbe pericolosissimo. C'è chi sta cavalcando in maniera irresponsabile la tragedia, in questo senso. Il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, non ha perso occasione per dire che ci sarebbero 1milione di musulmani in Italia pronti a sgozzare i vicini, sul pianerottolo di casa. Dunque, è responsabilità degli islamici 'moderati' prendere la parola, denunciare l'efferatezza degli attentati terroristici e raccontare la natura della religione che professano".
Accanto al consigliere Gamal Bouchaib, il segretario del centro islamico dell'Aquila Chafiq Azizi, il presidente dell'associazione culturale Macedone-Albanese Salihi Abdula e il vice Rihan Tahiri, Ahmed Lafsahi dell'associazione 'Amici di Fattah', Achatibi Abderrahman, atleta e poeta. Vivono da anni in città, sono perfettamente integrati e impegnati in attività spirituali e culturali per favorire l'integrazione delle loro comunità: in via Cachi, alla domenica, sono diciotto i cittadini italiani che frequentano un corso di arabo. A Bazzano, sono più di 300 le persone che partecipano alle funzioni, tradotte anche in Italiano perché tutti possano comprendere il significato profondo del messaggio islamico. Affittano i luoghi di culto a proprie spese, senza gravare sulle casse pubblice. Eppure, nei loro occhi si legge un velo di preoccupazione. E di tristezza. Ribadiscono la condanna per qualsiasi atto di violenza, quasi non si sentissero creduti.
"Poca serenità per il futuro", riconosce Gamal. "Qual è la prospettiva di questo Islam che si è troppo chiuso in sé stesso, negli anni? Quale la prospettiva alla luce della difficile situazione in Siria ed Iraq?". Insomma, come isolare le schegge impazzite? Una domanda che è giusto porsi anche qui, in Italia. "L'Islam moderato, nel nostro paese, non ha avuto mai alcun appoggio istituzionale. Non sono state assunte scelte politiche precise, che potrebbero aiutare i musulmani a vivere senza il senso di paura del giudizio. Oggi, in Italia abbiamo più di 700 luoghi di culto, in un quadro giuridico carente. La libertà di culto, invece, dovrebbe essere assicurata nella cornice della nostra Costituzione. Il lassismo istituzionale, l'incapacità di dare un quadro legislativo alla professione dell'Islam, crea situazioni difficilmente controllabili e fa male agli stessi musulmani 'moderati'".
Un quadro normativo certo, al contrario, darebbe ai musulmani 'moderati' che vivono in Italia la possibilità di far sentire la propria voce. Di raccontare un Islam diverso da come viene spesso dipinto sui mass media. In particolare, dopo fatti come quelli - terribili - di Parigi. A partire proprio dai territori, dalle storie di Chafiq, Salihi e Rihan, impegnati qui a L'Aquila in tante attività di sensibilizzazione e formazione, dentro e fuori la comunità, spesso senza avere i mezzi adeguati per farlo.
"Per esempio, non c'è un luogo di incontro per la comunità musulmana che risiede in città", ricorda Gamal. "Negli ultimi quattro anni, con l'amministrazione siamo riusciti ad impegnare 30mila euro in attività culturali, di sostegno scolastico, d'integrazione porta a porta. Non basta. Bisogna fornire a questi ragazzi gli strumenti per poter svolgere l'importante ruolo di mediazione che hanno intrapreso: troppo spesso, i finanziamenti finiscono nelle 'solite' mani, a grandi associazioni che poi hanno bisogno comunque delle comunità musulmane per portare a termine i progetti. Al contrario, sarebbe importante investire sulle piccole associazioni espressione delle comunità che vivono il territorio".
Dunque, la promessa: "Ci attiveremo e, per prima cosa, abbiamo intenzione di costituire in città il Movimento dei Musulmani moderati".