"Vogliamo lanciare messaggi positivi, di resilienza". In queste parole, pronunciate da Antonella Cocciante di Animammersa, si potrebbe riassumere il senso dell'iniziativa "Oggi non si parla di guerra", organizzato dalle donne aquilane proprio il 6 aprile e proprio all'Aquila, assieme alla cooperativa agricola Insieme, anch'essa composta principalmente da donne, anch'essa nata in un luogo colpito dal lutto e dalla tragedia: la Bosnia Erzegovina.
Nel sesto anniversario del terremoto aquilano, Animammersa ha voluto mostrare alla città la bellezza e il coraggio delle donne che, dopo la guerra che ha colpito i Balcani negli anni Novanta, sono state capaci di rialzarsi e fondare una cooperativa che produce succhi di frutta e marmellate. Nel 2003 erano 10 i soci, oggi le famiglie associate sono arrivate a 500. Presente all'Aquila, per la prima volta, Rada Žarković presidente della cooperativa Insieme, assieme al fotografo romano Mario Boccia, che da anni si occupa di Balcani ed è un convinto sostenitore del progetto delle donne di Tusla, Bratunac, Srebrenica e gli altri luoghi feriti dalla folle guerra etnica.
"E' una grande soddisfazione essere qui - ha esordito Boccia - la testimonianza di Rada è preziosa. Hanno fondato una realtà produttiva, e lo hanno voluto fare nel posto peggiore. Le possibilità di insuccesso erano enormi, ma c'è stata una determinazione sovraumana. La cooperativa opera nel luogo della più grande strage di civili disarmati del dopoguerra, dove sono stati 8mila gli scomparsi, vittime di tutte etnie e religioni, vittime innocenti di ogni parte".
Così, Rada e le altre hanno capito da subito che la priorità era lavorare, ed unirsi nel farlo, perciò è nata la cooperativa Insieme. Un ragionamento che troppo spesso è stato ignorato dalle grandi agenzie internazionali, che nei Balcani hanno agito, in taluni casi, con miope assistenzialismo e che hanno avuto altre priorità, come quelle dei luoghi di culto. Invece Insieme ha vinto persino la sfida del mercato, imponendo un prodotto di qualità che viene apprezzato. E' un sogno che si traduce in fatica e pratica quotidiana, senza l'aiuto delle grandi campagne pubblicitarie e dei testimonial d'eccezione, grazie ai continui incontri sul territorio delle donne della cooperativa e il sostegno di chi ha sposato il progetto, come Boccia o il mensile confronti.net, che solidarizza con Insieme attraverso la produzione di cartoline dedicate.
Inevitabile, e soprattutto voluto, il paragone con i difficili anni del post-sisma all'Aquila: "Ieri sera (alla fiaccolata in ricordo delle vittime, ndr) ho ascoltato la lettura dei nomi delle vittime - ha evidenziato il fotografo - tra di loro c'erano macedoni, serbi, albanesi. Credo che nessuno abbia mai avuto il dubbio che quei morti non siano uguali agli altri. E' questa la concezione del diritto di cittadinanza universale che dovremmo sposare, contrario allo ius sanguini, che se estremizzato può portare alle guerre etniche".
"Mi sento già a casa - ha evidenziato la presidente di Insieme Rada Žarković - è bello parlare qui una sola lingua, avere un unico sentimento che ci unisce". Sia all'Aquila che in Bosnia è difficile ma doveroso avere il coraggio di pensare al futuro, quando tutto intorno il contesto e la trama non è facilitante, anzi.
Un'altra somiglianza tra L'Aquila e i territori colpiti dalla guerra è l'iniziale ossessiva attenzione del circo mediatico che, progressivamente, col passar del tempo, svanisce: "Quando ci fu il terremoto - sottolinea Žarković - vidi gli occhi di tutto il mondo che guardavano L'Aquila. Ho avuto paura, perché so che significa quando tutti fanno promesse. Poi arriva un altro dramma: non sei più interessante, perché il mondo dei media ha bisogno sempre di alimentarsi, e il dramma di ieri non è più interessante. Allora capisci che rimaniamo solo noi, con il nostro lavoro e la nostra vita".
Negli occhi di Rada la profondità del coraggio di chi ha fatto la scelta giusta: "Abbiamo avuto orgoglio di fare qualcosa, non solo lamentarci e aspettare l'aiuto umanitario, che spesso si trasforma in uno strumento di controllo della gente".
Gli esempi positivi, racconta la donna, non sono stati raccontati, perché il progetto dei potenti che hanno scatenato la guerra era quello di dividere le persone, che nel sangue avevano il vivere insieme.
Una bella iniziativa, insomma, che per una volta, dopo sei anni, non guarda al passato ma al futuro. Anche nel senso "pratico" del termine: sono stati infatti piantati i lamponi della cooperativa Insieme nel parco giochi di San Bernardino.
Nel corso della giornata spazio anche alle arti visive: oltre alle mostre fotografiche di Boccia Imbroglio etnico e Insieme, è stato presentato il documentario DERT, di Mario e Stefano Martone. DERT parla della storia della cooperativa e dell'amicizia che l'ha resa possibile, quella tra Rada Žarković, Mario Boccia e Skender Hot, direttore di Insieme, tutti presenti oggi all'Aquila. DERT segue le tracce, da Sarajevo a Tuzla, da Mostar a Bratunac, di un'amicizia profonda e solidale, in un continuo intreccio tra il passato e il presente fatto dalle voci e dai volti di chi, oggi, lavora nella cooperativa, con lo sguardo al futuro.
Un futuro che unisce le donne dell'Aquila alle donne della Bosnia.
La fotogallery di Simona Iovane