A me, Cobain "montage of hack" (titolo tratto da un mix tape fatto dal cantante dei Nirvana) non è piaciuto.
Come si era intuito, il doc di Brett Morgen (tra i cui produttori figura anche la figlia di Kurt Francis Bean) è quasi completamente incentrato sulla storia personale di Cobain ignorando il contesto musicale, il percorso artistico, le contaminazioni del cantante dei Nirvana, in definitiva la sua musica, anche se di tanto in tanto non manca nella pellicola dell'interessante materiale inedito.
Per buona parte però il film-evento, uscito per due giorni nelle sale italiane, soddisfa per lo più la morbosità quasi pornografica nata intorno alla figura del leader dei Nirvana a partire dalla sua morte. Tra certificati di nascita e di morte si entra talmente tanto nella sua vita e nel suo dolore da lasciare la sensazione di violare la sua intimità, in continuità con quanto denunciato in vita da Cobain stesso nel suo rifiuto del successo.
Certo, il documentario prova a dare qualche risposta ad alcune domande sulla sua vita che ci si poteva porre, ma personalmente ora non sono sicuro di aver voluto conoscere quelle risposte. Sarebbe stato più giusto se fossero rimaste lì nella dimensione privata di un giovane uomo dalla vita difficile, di cui ho avuto il piacere di ascoltare l'espressione, la rabbia e quell'urlo che fece vibrare ancora una generazione.
Soprattutto la parte di Cobain bambino lascia addosso l'idea di una inutile profanazione della dimensione personale di qualcuno che, particolare non da poco, è morto. Così come il largo utilizzo che "montage of heck" fa degli home video che Kurt e Kurtney girarono chiudendosi nel loro appartamento dopo l'uscita di Nevermind. Home video che mostrano semplicemente due ventenni strafatti di roba, visionati i quali sembra quasi un miracolo che Cobain sia poi riuscito a comporre e suonare In Utero.
Le solite parole della moglie Love, intervistata nel doc insieme all'ex bassista Krist Novoselic, non sembrano più di tanto credibili.
Viene piuttosto da chiedersi qual è l'immagine di Cobain che si faranno dopo aver visto il doc di Morgen le giovani generazioni che non hanno mai ascoltato Cobain in vita, ma a cui è arrivata comunque l'eredità musicale e la potenza simbolica del cantante dei Nirvana.
In tal senso andrebbe anche esplicitato il fatto che i Nirvana furono forse l'ultimo mega prodotto della vecchia industria musicale mainstream degli anni 90' composta dalle tecniche dell'epoca: Mtv con i suoi video clip, l'importanza delle riviste, le mega adunate dei concerti rock. Nel tempo dei social network e di itunes, molto è cambiato da allora. Oggi ci sarebbe poco da spulciare tra i diari e gli home video perché probabilmente sarebbe già (quasi) tutto in rete, anche se probabilmente in maniera diversa.
In tal senso Cobain col suo volto angelico, è stato portatore di una fragile quanto contraddittoria autenticità che l'industria del tempo sfruttò fino all'ultimo, insieme al suo talento.
E sembra continui a sfruttare, sempre per questioni economiche.