Mercoledì, 27 Maggio 2015 15:01

Palermo chiama Italia, giornata contro le stragi mafiose: il racconto di due studentesse aquilane

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di Sara De Felice ed Elena Aio* - 23 Maggio, giornata in memoria delle vittime delle stragi mafiose di Capaci e via D'Amelio; ogni anno nella medesima data, due navi salpano da Civitavecchia alla volta di Palermo radunando studenti e rispettivi docenti di tutta Italia, vincitori del concorso annuale bandito dalla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone. Quest'anno l'evento ha subito delle variazioni ampliando l'iniziativa in altre città italiane quali: Caccamo, Capaci, Corleone, Gattanico, Milano, Napoli, Rosarno, Partinico, Firenze.

Alla mattinata di Firenze sono state presenti anche due scuole aquilane vincitrici del concorso, questa volta dal titolo "Riprendiamoci i nostri sogni": Istituto d'Istruzione Superiore "Leonardo da Vinci Colecchi", i cui rappresentanti (Gabriella Marchi e Felice Scotto) hanno presentato un dossier sulla mafia e l'alimentazione dal nome "Io ho mangiato la mafia"; progetto che pone particolare attenzione alla composizione degli alimenti, quindi alle loro etichette, mettendo di conseguenza in luce eventuali contraffazioni ed irregolarità. Noi che scriviamo invece siamo due studentesse del IV anno dell'altra scuola vincitrice: Liceo Linguistico del Convitto nazionale "Domenico Cotugno".

Il nostro lavoro, selezionato dalla Fondazione Falcone è un racconto dal titolo "Prima di non accorgerci più di niente", storia di quattro adolescenti . Ognuna nella propria routine si accorge di essere insoddisfatta e sentirsi stretta nella società cittadina che ha orecchie tappate e mani (apparentemente) legate. Grazie a determinanti vicende le ragazze, che lasceranno poi allargare piano piano il gruppo, fanno conoscenza fondendo idee e pensieri. Elaborano un progetto in cui credono e per cui iniziano a chiedere ascolto, motivandosi nella loro battaglia grazie a tre figure diventate quasi mentori dell' "avventura": Peppino Impastato, Fabrizio Moro e Roberto Saviano.

Benché lontana dalla suggestione della commemorazione palermitana, anche Firenze è stata soddisfacente e ricca di spunti, come Elisabetta Caponnetto (moglie del defunto Antonino, magistrato palermitano parte del pool antimafia), che ci ha regalato la sua testimonianza di quegli anni; ha raccontato come il magistrato non potesse ammettere che i ragazzi si perdessero nelle difficoltà: "Ragazzi, lasciate aperto l'oblò della speranza, anche quando l'oceano è cattivo ed il cielo si è dimenticato di essere azzurro".

Tre tante frasi ascoltate ce ne sono un paio che ancora riecheggiano nelle nostre menti: "Non ci sono solo criminali, c'è la cultura mafiosa, e noi lì possiamo fare di più, è nelle nostre mani e lo possiamo fare" (Cristina Giachi, vicesindaco e assessore del comune di Firenze), e la seconda, che serve più da sprono, a smuovere la coscienza: "Ogni parola che non imparate qui ed ora sarà un calcio nel culo che prenderete domani" (Don Milani).

*studentesse del Liceo Linguistico del Convitto Nazionale "D.Cotugno" dell'Aquila

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