Venerdì, 05 Luglio 2013 12:37

La nostra identità nei tesori di Amiternum: le ricerche dell'Università dell'Aquila

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Quanti aquilani sanno che esiste in città un’importante area archeologica? E quanti turisti giunti a L'Aquila per vederne i monumenti e lo stato della ricostruzione trovano indicazioni per recarvisi in visita? Parliamo di Amiternum, probabilmente la città romana più degna di nota nel territorio dell’Abruzzo interno: nella parte ovest della città, all’altezza della frazione di San Vittorino, ai lati della SS. 80 si manifestano i resti imponenti del teatro e dell’anfiteatro del centro urbano, esteso nell’area che va da Coppito a Barete e situata in una posizione strategica di collegamento tra Roma e la costa adriatica.

La straordinaria estensione della città è quotidianamente dimostrata dell’emergere nell’area di resti archeologici in alcuni casi unici come la statua cosiddetta del signore di Amiternum, rinvenuta durante lavori in occasione del G8 del 2009, databile al II secolo d.C. La città ha inoltre dato i natali all’importante storico romano Sallustio e, pur trovando il periodo più florido nel I-II secolo d.C., mostra continuità di vita anche in epoca cristiana, quando viene realizzato un cimitero con catacombe che ospiteranno poi le spoglie del martire Vittorino e che oggi si trovano sotto la chiesa di S. Michele.

Alcune università europee, unitamente alla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo, lavorano ogni anno ad Amiternum per la ricerca di nuovi dati sull’insediamento romano e le sue fasi di vita. Anche l’Università dell’Aquila ha iniziato da pochi giorni la seconda campagna di scavi archeologici, portata avanti dalla Cattedra di Archeologia Medievale diretta dal Prof. Fabio Redi, nell’area di Campo Santa Maria, presso l’anfiteatro romano.

Un’importante occasione di formazione per dottorandi di ricerca e studenti che hanno la possibilità di vivere un’esperienza al di fuori dell’accademia, toccare con mano e capire quello che troppo spesso si tende a imparare a memoria dai libri, di storia dell’arte e non solo, non pensando che il nostro territorio offre illustri esempi per lo studio dell’archeologia e dell’architettura dall’età romana al pieno Medioevo.

Le indagini hanno l’obiettivo di portare in luce la prima cattedrale della città dell’Aquila, in cui la presenza di un vescovo è attestata già dal VI secolo.

I dati ottenuti dalla campagna dell’anno scorso sono in corso di pubblicazione e aggiungono importanti notizie alla ricostruzione della storia della città che non vive, come alcuni studiosi ritenevano in passato, un periodo di abbandono tra l’età romana e il Medioevo, bensì mostra una continuità di vita ininterrotta anche nei secoli che vanno dalla tarda antichità alla fondazione della città dell’Aquila nel XIII secolo.
Sono state rinvenute strutture affrescate riferibili all’età imperiale e al III-IV secolo d.C., tracce di abbandono corrispondenti al terremoto del 346-347 d.C. e di successivi restauri realizzati nel corso del VII-VIII secolo. La scoperta più interessante è stata il rinvenimento di un cimitero mai utilizzato del XII-XIII secolo con 24 fosse prive degli scheletri umani corrispondenti. Infine, l’abbandono definitivo dell’insediamento di Amiternum sembra dunque avvenire solo dopo il XIII secolo, quando viene fondata L’Aquila e la sede vescovile viene trasferita in città.

La qualità e la quantità della ceramica rinvenuta insieme con resti di preziose lucerne vitree, abbondanti monete coeve, reperti faunistici macellati e tracce di una fornace da campane non ancora localizzata, avallano la presenza di un insediamento fiorente anche in epoca tardoantica e medievale che le indagini in corso continueranno ad analizzare.

La città di Amiternum come la necropoli di Fossa, il sito di Moritola presso Civita di Bagno, come i diversi castelli normanni diffusi in tutto il territorio, costituiscono parte fondante della tanto chiacchierata identità della nostra città che si cerca di tenere salda e valorizzare: l’augurio dunque è che il prosieguo delle ricerche archeologiche, nonostante le difficoltà economiche che la ricerca scientifica, soprattutto nel campo umanistico, si trova a vivere, possa essere un segno volto a far capire alle nostre istituzioni che la chiave per offrire maggiori opportunità economiche e occupazionali non può che essere un’economia basata sulle produzioni agro-alimentari d’eccellenza e sul turismo culturale e naturalistico, reale ricchezza del territorio ormai molto più di ogni altro settore.

Ultima modifica il Sabato, 06 Luglio 2013 02:07

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