Nono appuntamento dell'approfondimento a puntate con il quale NewsTown vuole [ri]scoprire e omaggiare la figura di Sabatino Ciuffini, poeta, sceneggiatore e intellettuale aquilano morto nel 2003 // Leggi qui le puntate precedenti.
Di Annalucia Bonanni* - "Io produco una merce che è inconsumabile; morirò io, morirà il mio editore moriremo tutti noi, morirà la nostra società morirà il capitalismo, ma la poesia resterà inconsumata."
I sociologi si sbagliano, afferma Pasolini, dicendo che il sistema assimila tutto.
Ci sono cose che il sistema non può assimilare e una di queste è proprio la poesia. "Uno può leggere migliaia di volte un libro di poesia e non consumarlo. La consumazione è del libro, è dell'edizione, ma non della poesia". *
In Sabatino Ciuffini è presente una concezione se possibile ancora più alta e radicale: in un mondo in cui tutto è mercificabile e mercificato, dove persino sull'amore – in cui "due persone si scambiano qualcosa di molto prezioso" - c'è il dubbio che "si tratti anche qui di mercato", la poesia si pone non soltanto come valore assoluto, ma come l'unico.
La scienza è messa al servizio degli armamenti, dunque della morte e della generale allelofagìa – il mangiarsi l'un l'altro – in cui sembra consistere l'unica legge che governa la vita naturale quanto quella sociale; i letterati hanno anche loro merce da vendere: "spremute di carta e di cervello". In un mondo siffatto, da cui prorompe "un così forte / balsamo di carogna da tutte le porte / solo i poeti, pazzi che trascinano / senza vergogna il peso dell'anima / ridotta a straccio, tra urti / e spintoni, con salti di gioia, / in ogni piazza in ogni cantone / vanno accendendo moccoli pietosi." (Moccoli di gioia) Piccole luci, dunque, le uniche in grado di illuminare il buio e mortifero scenario del mondo dove, giacché tutto è in vendita, ogni cosa ha un padrone, compresi ovviamente gli esseri umani.
ACCESSO VIETATO
"Accesso vietato". Accidenti,
non trovi un cìcciolo di terra
che non abbia un padrone: neanche
se giri tutto il mondo; un buco
dove Tu possa libera abitare.
E quanti accigliati piantoni
ti ridono sul muso
come si ride di un vile!
Poesia, corri dentro. Inalbera
le nuove corna, arma i denti di latte,
carica sventra uccidi.
In questa lirica messa programmaticamente come dichiarazione di poetica all'inizio degli "Sfregazzi", Ciuffini esorta provocatoriamente la poesia ad armarsi per cercare, con quella stesa violenza che lo governa, il suo posto nel mondo.
Della sua poesia Ciuffini non ha voluto fare il benché minimo commercio: nota solo a una ristretta cerchia di amici ed estimatori, custodita gelosamente col pudore di chi ne ha una concezione troppo alta per farne oggetto di vendita e promozione editoriale – con tutto il corollario della dipendenza dalle recensioni dei critici di cui parla con ironia, se non proprio con sufficienza - la sua produzione poetica è stata a lungo meditata, rivista, quasi distillata, potremmo dire; infine, affidata a due raccolte, uscite molto tardi rispetto alle date di composizione, che in poco più di cento liriche ci consegnano l'eredità di un grande poeta che si aspettava – e ci ha chiesto (vedi qui "Il penultimo desiderio") - un riconoscimento per lo meno postumo.
Altissima la sua concezione della poesia, altissimi i suoi modelli poetici: Shakespeare Dante Omero Leopardi Catullo, citati in questo esatto ordine nella lirica "Il poeta planaria"
Favoleggiano gli scienziati
che una planaria, se mangia
un'altra planaria, ne assimila
le proteine e la mente. Ingenuo
io ci credo e ogni giorno Shakespeare
Dante Omero Leopardi Catullo
ininterrottamente divoro;
sognando che questi gagliardi
vati, un flato, almeno un flato, emettano
per la mia bocca leccarda.
Tralasciamo di approfondire la tagliente ironia del riferimento contenuto nell'ossimoro "favoleggiano gli scienziati" e quindi l'idea che Ciuffini ha di questi ultimi e della scienza, perché è un discorso che porterebbe fuori dal tema che ci siamo dati e concentriamoci sui poeti citati.
Si tratta di modelli inarrivabili: il poeta si augura che almeno un soffio essi possano emettere attraverso la sua bocca ghiotta.
In questo elenco è fin troppo evidente il richiamo, una sorta di umile controcanto, al famosissimo elenco del IV canto dell'Inferno, dove Dante si pone "sesto tra cotanto senno" dopo Omero Orazio Ovidio Lucano e naturalmente Virgilio.
Aprire una parentesi sulle fonti poetiche di Ciuffini e commentare l'elenco di questa lirica porterebbe troppo lontano; va almeno detto però che la lezione di Dante, poeta didascalico (se si può passare questa definizione alquanto restrittiva), poeta che nutre la sua poesia di tutto il sapere del suo tempo e che si confronta spesso polemicamente con la società contemporanea, è fondamentale per Ciuffini, tanto nei temi e nella poetica, quanto come modello di linguaggio e di stile.
Il Dante della Commedia e il Dante dei prosimetri: "Sfregazzi", raccolta di poesie e prose filosofiche, deve moltissimo al modello dantesco del Convivio, come pure allo Zibaldone leopardiano.
Va pure detto che se la voce dei classici si sente certamente nella poesia di Ciuffini, il tono e l'impronta sono suoi, veramente nati da un'assimilazione personale e profondissima.
E' per questo che il poeta aquilano non può essere ricondotto a nessuna moda o corrente novecentesca, ma si colloca, quale che sia il posto che la critica vorrà attribuirgli, nel filone della poesia italiana, dal cui "alveo esce con una prepotente, inconfondibile impronta personale." (Alinei)
*P. P. Pasolini, Pasolini rilegge Pasolini, Archinto, Milano 2005
Le poesie riportate sono tratte da "Sfregazzi – dispositivo poetico d'emergenza. Guidotti, Roma, 1988
L'opera che illustra la poesia "Il poeta planaria" è dell'artista Nicola Lombardi e reca la dedica: "A Sabatino, con il ricordo degli anni, con l'affanno dei giorni, con l'amicizia che aiuta (nel "tempo della confusione") alla speranza." Marzo 88
* Annalucia Bonanni, nata a L'Aquila, è docente di lettere presso l'Istituto d'istruzione superiore "D. Cotugno"