Mercoledì, 18 Settembre 2013 10:37

Futuro incerto per la Intecs, Melilla: "Scongiurare rischio chiusura"

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Non c'è pace per il laboratorio di ricerca e sviluppo della Intecs-Technolabs che, dopo i 30 licenziamenti di qualche mese fa e il contratto di solidarietà, è ancora alle prese con un futuro incerto. I vertici aziendali nell'incontro con le Rsu hanno evidenziato la sofferenza del gruppo e, in particolare, del sito aquilano. Se a livello nazionale Intecs ha uno scarico di 21 lavoratori sui 430 complessivi, a L'Aquila si è arrivati al 55% della forza lavoro: in altre parole, su 137 dipendenti ben 75 sarebbero, ad oggi, di troppo.

La proprietà si è detta sconfortata dal rapporto con le istituzioni locali che nulla hanno fatto, a parer loro, per sostenere l'unica azienda che, dopo il terremoto, ha deciso di investire in questo territorio. Nelle altre regioni d'Italia, si sono giustificati i vertici dell'azienda, i rapporti sono ben più collaborativi. Non è avventato immaginare che l'obiettivo delle critiche, neanche troppo implicito, fosse il titolare dell'Ufficio speciale, Paolo Aielli: nulla si sa, infatti, in merito al 5% dei fondi per la ricostruzione destinato alle attività produttive. E nessuna decisione è stata ancora presa dai vertici Intecs: si navigherà a vista fino alla fine dell'anno.

Le sensazioni, però, non sono affatto positive. Non ci sono commesse e sono mancati alcuni affidamenti promessi. Inoltre, è stata pesantemente ridimensionata la committenza con la Ericsson e alcuni prodotti su cui la Intecs aveva puntato, al momento dell'acquisto di Technolabs, si sono rivelati meno spendibili del previsto. Di qui le difficoltà dell'azienda, costretta ai licenziamenti dopo circa un anno dal suo arrivo a L'Aquila - era l’agosto 2011 - e vicina, oggi, ad altre dolorose decisioni.

L'assemblea dei lavoratori, che si è riunita nel primo pomeriggio di ieri, ha deciso per ora di tentare la strada del dialogo: l'idea è di aprire un confronto con l'azienda per individuare insieme eventuali soluzioni per uscire dalla crisi. Sperando che, nelle prossime settimane, l'atteggiamento della Intecs possa cambiare. Anche in questo senso, i segnali non sono buoni. Due dei lavoratori licenziati hanno visto accolto il loro ricorso e, dal momento che le sentenze in causa di lavoro sono da eseguire immediatamente, sono stati reintegrati. L'azienda, però, convinta della bontà del proprio operato, ha annunciato di voler ricorrere in appello. E, per ora, ha comunicato ai dipendenti di restare a casa, con lo stipendio che sarà comunque corrisposto. 

Non sono mancate le polemiche: come già denunciato dalle Rsu nel maggio scorso, infatti, la Intecs non sembra avere un piano industriale definito. Anzi, pare proprio non interessare affatto ai vertici dell'azienda che hanno acquisito le competenze senza, però, svilupparle in maniera compiuta. Si è lavorato secondo commesse: quanti lavoratori servono e per fare cosa? Senza una precisa missione aziendale. Ad oggi, commesse non ci sono e questa è una spada di damocle sulla testa dei lavoratori.

Il timore, ora, è che la Intecs possa decidere di lasciare L'Aquila: i vertici aziendali hanno chiarito che tengono ai lavoratori molto più che al sito. Cos'altro potrebbe significare? La città, in altre parole, rischia di perdere un polo importantissimo, uno dei principali centri di ricerca e sviluppo nell’ambito dell’innovazione tecnologica applicata all’industria del Centro-Sud. Con inevitabili ripercussioni su un territorio già provato dalla perdita di competenze e professionalità e piagato da un altissimo tasso di disoccupazione giovanile. Perdere un polo d'eccellenza, legato al mondo universitario, sarebbe una ferita mortale per la città. Per questo, il parlamentare di Sel, Gianni Melilla, ha rivolto un'interrogazione a risposta scritta ai ministri del Lavoro e dello Sviluppo Economico, sollecitando iniziative per "scongiurare il rischio di chiusura del sito".

Ultima modifica il Mercoledì, 18 Settembre 2013 10:59

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