"Il perdurare della crisi che sta sconvolgendo il settore industriale di gran parte della nostra Regione, con migliaia di lavoratori e centinaia di aziende coinvolte nell'utilizzo di ammortizzatori sociali, ha visto la nostra organizzazione impegnata a verificare l'impatto delle nuove leggi introdotte dal Jobs Act rispetto alla situazione di crisi. Nella giornata di ieri, 19 ottobre, la segreteria della FIOM-CGIL della Provincia di L'Aquila e il Segretario Regionale della FIOM Abruzzo hanno avuto un incontro presso il Ministero del Lavoro per approfondimenti in merito ai nuovi ammortizzatori sociali previsti dal Jobs Act. Dall'incontro è emerso un quadro preoccupante che rischia di peggiorare la condizione materiale dei lavoratori e delle aziende".
Si legge in una nota firmata dal segretario generale FIOM-CGIL di Regione Abruzzo, Alfredo Fegatelli. Che spiega: "La norma prevede la durata massima di 24 mesi della cassa integrazione e, nel caso di utilizzo dei Contratti di Solidarietà, il periodo può arrivare fino a 36 mesi, fermo restando che il loro valore economico è equivalente alla cassa integrazione. Questi strumenti non possono essere utilizzati nelle procedure concorsuali".
Sui licenziamenti collettivi siamo in presenza di un cambiamento radicale. "La prima novità sembra essere quella che a partire dal 1 gennaio 2017 le aziende che intenderanno assumere i lavoratori dalle liste di mobilità non potranno più beneficiare degli sgravi contributivi e delle agevolazioni. Rimane la possibilità per il lavoratore di sospensione della mobilità in caso di assunzione a tempo determinato. Forti dubbi rimangono sulla possibilità per il lavoratore di riscatto della mobilità in caso di apertura della partita IVA. Dal 1 gennaio 2017 l'unico strumento per i licenziamenti collettivi e individuali sarà la NASPI. Le aziende che assumeranno lavoratori dalla NASPI potranno avere delle agevolazioni in percentuale al valore della NASPI ma non potranno beneficiare della decontribuzione. In caso di assunzione a tempo determinato, il lavoratore non potrà sospendere la NASPI per più di 6 mesi".
La contraddizione più evidente è che se un lavoratore under 40 è collocato in mobilità entro il 30 dicembre 2016 avrà 12 mesi di sostegno, se lo stesso è licenziato il 1 gennaio 2017, con la NASPI avrà 24 mesi di sostegno. "Non essendo chiare le norme applicative dei nuovi strumenti previsti dal Jobs Act, la FIOM è impegnata a formulare dei quesiti al Ministero con la finalità di evidenziare alle istituzioni la gravità della situazione. Le modifiche introdotte dal Jobs Act avranno un forte impatto verso tutte quelle aziende che con difficoltà stanno utilizzando gli ammortizzatori sociali per fronteggiare la crisi. Il rischio più serio è che le restrizioni imposte dai nuovi ammortizzatori sociali e le difficoltà economiche delle aziende potranno vedere l'avvio massiccio di procedure concorsuali. Inoltre, i lavoratori non avranno più la speranza che attraverso la mobilità potranno essere riassunti a fronte dei benefici contributivi per le aziende".
Tale situazione rischia di mettere in difficoltà tutti quei nuovi progetti industriali che vedono il recupero dei lavoratori dalle liste di mobilità. Stando a L'Aquila, si pensi alla vicenda Accord Phoenix: la società si era impegnata ad assumere attingendo al bacino dei lavoratori dell'ex polo elettronico, ancora in mobilità, contando, appunto, sugli sgravi previsti dal Jobs Act. E invece, così potrebbe non essere. "È evidente che il Jobs Act, proposto in un contesto economico ancora debole, non solo prevede una modifica fortemente restrittiva degli ammortizzatori sociali ma soprattutto è carente e in ritardo rispetto alle politiche attive del lavoro. Prima di avviare una riforma degli ammortizzatori sociali, il Governo avrebbe dovuto creare gli strumenti idonei al recupero dei Lavoratori allontanati dal posto di lavoro".
A farla breve, il timore della FIOM è che questo ritardo rischi di costruire un bacino enorme di persone che potranno contare solo su brevi periodi di sostegno al reddito con la conseguenza di aumentare consistentemente il numero dei disoccupati e dei poveri.