La complessa vicenda dello stabilimento aquilano Intecs è stata al centro di una riunione convocata oggi pomeriggio, a Palazzo Silone, dal vice presidente della Giunta regionale, Giovanni Lolli.
Intecs si occupa di progettazione e sviluppo di sistemi elettronici high-tech nei mercati aerospazio, difesa, trasporti e telecomunicazioni dal 1974: la sede legale è a Roma, ci sono poi 9 distretti operativi a Pisa, Napoli, Milano, Torino, Genova, Parigi, Tolosa, Monaco e L'Aquila, all'ex polo elettronico.
Alla riunione hanno partecipato le Rsu aziendali e il rappresentante della società, Marco Casucci. Ovviamente, la discussione ha riguardato il futuro dei 98 lavoratori impiegati in città e, in particolare, dei 14 dipendenti per i quali si stanno attivando le procedure di licenziamento, a fronte di una difficile situazione gestionale dell'azienda che ha dichiarato di poter mantenere in attività soltanto una trentina di unità, annunciando una settantina di esuberi.
Le posizioni restano distanti; Intecs non intende fare passi indietro e i sindacati, d'altra parte, non hanno potuto far altro che ribadire l'intenzione di mettere in campo ogni azione utile a tutela dei lavoratori. Con la mediazione del vice presidente Lolli, tuttavia, si è arrivati almeno ad una sorta di tregua: Intecs si è dichiarata disponibile, infatti, a sospendere le procedure di licenziamento per i 14 dipendenti fino al 31 dicembre. Prima di questa data - presumibilmente il 16 dicembre - verranno valutati altri progetti industriali in corso che riguardano il sito dell'Aquila, già presentati da un imprenditore interessato ad investire in città e che hanno trovato l'accordo di Regione e sindacati: si spera possano essere così assorbiti, in tempi brevi, i lavoratori in esubero.
D'altra parte, ad aprile era stato firmato un accordo tra Regione Abruzzo e sindacati per salvaguardare i lavoratori e che prevedeva, appunto, priorità d'assunzione per le professionalità di Intecs in esubero nel caso di investimenti d'aziende che intendessero attivare progetti di sviluppo occupazionale sul territorio attraverso il capitolo del 4% delle risorse per la ricostruzione destinati allo sviluppo economico.
"Si tratta di un percorso complesso in cui la Regione si fa carico di chiedere al nuovo investitore il massimo di accelerazione e di responsabilità - ha riconosciuto Lolli - ben sapendo che, in mancanza di un accordo, le valutazioni delle parti resterebbero lontanissime".