E' rivolta di più di 200 piccoli imprenditori del vino in tutta Italia, tra i quali diversi in Abruzzo, per la dematerializzazione dei registri vinicoli e la troppa burocrazia. Ad affermarlo forte sono gli stessi viticoltori, che in tutto il Paese si stanno mobilitando per sensibilizzare opinione pubblica e politica alle difficoltà dei piccoli rispetto alla possibilità dei "grandi". Per questo, è stata scritta anche una lettera al ministro della Agricoltura Maurizio Martina.
La questione è semplice e tuttavia spinosa: da quest'anno tutte le aziende agricole sono costrette ad utilizzare registri informatici attraverso la piattaforma Mipaaf, indicando i movimenti dell'azienda dal punto di vista commerciale, della vitificazione e della produzione. L'obiettivo è il miglioramento dei registri cartacei, ma qualcosa non sembra essere andato nel verso giusto: come spesso accade in Italia, infatti, l'informatizzazione delle pratiche burocratiche ha portato un aumento delle procedure e una complessizzazione delle stesse che rende necessarie figure di consulenza e intermediari. In altre parole, i piccoli produttori devono spendere soldi per adempiere agli obblighi, perdendo tempo e a tutto vantaggio e guadagno di società di consulenza e figure di intermediazione.
Quello che chiedono i 200 vignaioli, invece, è di essere differenziati rispetto ai grandi marchi del vino, perché di controlli già ce ne sarebbero in abbondanza - nella lettera si citano ben dieci organismi ed enti che controllano le attività - e perché per chi è considerato "piccolo" (fino a mille ettolitri di produzione annua) il magma delle registrazioni virtuali continue è penalizzante.
A ribellarsi, anche in Abruzzo, sono anche alcuni nomi noti dell'enologia regionale: Stefano De Fermo, Mariapaola Di Cato, Lorenza Ludovico, Sofia Pepe, Emidio Pepe, Stefania Pepe, Enrico Gallinaro, Massimiliano D’Addario e Marina Palusci.
"Non vogliamo alimentare un'economia virtuale e parassitaria. E' necessaria un'inversione di tendenza, una rivoluzione delle norme; dobbiamo dire forte e chiaro che bisogna interrompere questo stillicidio di procedure, obblighi, corsi, patentini, registri che stanno strangolando le nostre aziende", si legge nella dura missiva al ministro Martina.
In Italia ci sono 52mila produttori e di questi ben 48mila imbottigliano meno di mille ettolitri, il 53% della produzione è ottenuta dalle cantine cooperative, mentre la superficie media è di soli 1,6 ettari: "Rappresentiamo quindi circa il 90% dei produttori e non più del 30% della produzione totale. Perché allora non pensare un sistema adatto alle esigenze del maggior numero di produttori? - si chiedono i 200 in protesta - siamo quelli che abitano e conservano i borghi rurali e i loro territori che, senza di noi, andrebbero irrimediabilmente in abbandono. La burocrazia sta uccidendo le nostre aziende e il nostro sistema agricolo, fatto esclusivamente di micro imprese".
Il testo è poi accompagnato da numerose considerazioni e otto proposte operative [leggi la lettera integrale e i firmatari].