"Siamo qui per chiedere una risposta al Comune dell'Aquila sulla possibilità di aprire o meno un nuovo punto vendita in città. Ad aprile, infatti, scade il contratto di solidarietà e se non si riuscirà a superare la situazione di impasse che viviamo oramai da mesi il destino di noi lavoratori è la mobilità". A dirlo Federica Ferrara che, da anni, lavora per la Coop. Stamane, insieme ad altri colleghi, era alle porte del punto vendita del Torrione per lamentare che, a due mesi dalla conferenza stampa della Cgil in cui si annunciava la volontà della cooperativa di aprire un nuovo shopping mall così da salvare gli 80 posti di lavoro, l'amministrazione non ha ancora fatto nulla per favorire l'investimento.
"Non perdiamo l'occasione", era scritto su uno striscione esposto dai lavoratori in presidio.
"Con l'apertura di un nuovo centro commerciale Coop, e il mantenimento dei punti vendita di Bazzano e del Torrione", spiega Federica, "torneremmo tutti a lavoro a tempo pieno. E, con ogni probabilità, ci sarebbero anche nuove assunzioni. Ad oggi, invece, siamo in contratto di solidarietà: con i due punti vendita aperti, c'è un esubero di 25 lavoratori. Dovessero mandarci via anche dal Torrione, andremmo tutti a casa".
"Siamo qui per fare in modo che la situazione della Coop assuma un aspetto di chiarezza e di linearità", aggiunge Emilio Speca della Filcams-Cgil. "Dopo il terremoto, i lavoratori erano tutti in cassa integrazione. C'è stato uno sforzo comune del sindacato e della cooperativa per riavviare il lavoro e non lasciare nessuno a casa. Tanto è vero che siamo usciti dalla cassa integrazione e, ad oggi, i lavoratori sono in contratto di solidarietà. Attualmente, con le locazioni Coop di Bazzano e del Torrione, avremmo un esubero di 25 lavoratori. Con grande impegno, abbiamo convinto la cooperativa ad investire in città più di 10milioni per l'apertura di un nuovo punto vendita. L'investimento risolverebbe tutti i problemi: qualora non si riuscisse a sbloccare la situazione, con il rischio concreto di perdere anche la locazione qui al Torrione, non ci sarebbe alcuna possibilità di convicere la Coop a restare a L'Aquila".
In altre parole, la cooperativa assicurerà il mantenimento dei livelli occupazionali a condizione che, in città, si possa lavorare su tre punti vendita.
Non mancano, però, le difficoltà. Nei mesi scorsi, infatti, c'è stata una richiesta di sfratto esecutiva inoltrata dal proprietario dell'immobile al Torrione: ad inizio di marzo il tribunale l’ha rigettata, la questione però non è stata risolta ma semplicemente posticipata di 12 mesi. A quanto sostengono sindacati e lavoratori, la Coop avrebbe offerto un affitto annuo di 400mila euro, 100mila euro in più rispetto all'anno passato. "La Coop ha un diritto di prelazione su questi locali, ha offerto un affitto più che congruo. Se poi la proprietà ha offerte più sostanziose, ne discuta con la cooperativa. Fino ad oggi, però, hanno semplicemente tergiversato".
Una versione dei fatti ben diversa da quella fornita da Paolo Baldoni, proprietario del capannone: "Se la Coop ci offre un canone equo, per noi può restare", ha dichirato qualche giorno fa a Il Messaggero. A sentire Baldoni, la Coop sta facendo di tutto per essere cacciata dal Torrione: "Hanno presentato una proposta di rinnovo del contratto maggiorata di un terzo rispetto al contratto originario che era in lire, stipulato 12 anni fa; aumento che avrebbe coperto solo il tasso di inflazione". Al no della proprietà, la cooperativa non avrebbe offerto di più. Non ci sarebbe, però, alcun rischio di sfratto. Almeno nei prossimi mesi. "Il contratto prevede, dopo la fase giudiziaria, il ricorso ad un arbitrato - ha chiarito Baldoni a Il Messaggero - il collegio è stato nominato solo qualche giorno fa. Inoltre un'altra clausola garantisce la concessione di un ulteriore anno di tempo per liberare i locali una volta definita la controversia".
C'è di più. La proprietà del capannone ha inteso rassicurare anche i lavoratori: "Se Coop licenzia i dipendenti li riassumeremo noi. Se andranno via, affitteremo i locali ad un altro supermercato. Ci hanno fatto già molte offerte".
Chi ha ragione? Difficile a dirsi. Baldoni è convinto che Coop stia usando strumentalmente la vertenza al Torrione per accellerare l'investimento nei capannoni di Sant'Antonio, alle spalle dell'Hotel Amiternum, che costerebbero molto meno vista la destinazione d'uso artigianale. L'immobile, infatti, è solo in parte commerciale. Per intenderci, nei locali che ospitavano il supermercato Dico. Ci sarebbe bisogno di una variante, votata dal Consiglio comunale, per la struttura accanto che ha, invece, destinazione d'uso artigianale. Variante che permetterebbe a Coop di aprire un centro commerciale da 2mila metri quadrati, con una importante rivalutazione del capannone di proprietà della famiglia Palmerini che l'avrebbe acquistato nel 2010 e che ha già iniziato i lavori. E' la risposta che attendono, da settimane, sindacati e lavoratori. E' una decisione che sta mettendo in subbuglio il Consiglio comunale.
Come rilevato da NewsTown, infatti, l'amministrazione starebbe lavorando per ottenere il via libera delle opposizioni. Nel corso dell'ultima riunione dell'assise, il sindaco Cialente si è a lungo intrattenuto con Angelo Mancini a cui avrebbe chiesto proprio il voto favorevole alla proposta. Non solo: il primo cittadino starebbe contattando personalmente alcuni esponenti della opposizione per tentare di evitare bagarre in aula. La situazione lavorativa a L'Aquila, d'altra parte, è drammatica. A dimostrarlo, le migliaia di richieste pervenute in pochi giorni alla Xpress per i 60 posti di lavoro offerti dalla società che gestirà, per i prossimi vent'anni, l'Aeroporto dei Parchi. Condivisibile, dunque, l'interessamento del sindacato e del Sindaco.
Ci sarebbe bisogno, però, di qualche informazione in più. Cosa sta accadendo, in realtà, al Torrione? E come mai si sta insistendo così tanto sul capannone di Sant'Antonio? Possibile che in città non ci siano altre strutture con destinazione d'uso commerciale che potrebbero essere adatte ad un supermercato Coop? Bisognerebbe chiedersi, poi, i motivi che hanno spinto l'imprenditore ad acquistare una struttura a destinazione d'uso artigianale: cosa intendeva realizzare il costruttore in quel capannone prima dell'interessamento della Coop? A cosa servono gli enormi pacheggi che si stanno costruendo se non ad un centro commerciale? Difficile credere che si stia già lavorando per soddisfare le richieste della catena commerciale senza che vi sia certezza del voto del Consiglio. A meno che non siano arrivate delle rassicurazioni.
Dubbi legittimi che si intrecciano con le esigenze degli 80 lavoratori, appesi ad un filo: la priorità, naturalmente, è la salvaguardia dei livelli occupazionali. Non si può però non sottolineare la poca trasparenza dell'intera vicenda. Per non correre il rischio di strumentalizzare le difficoltà dei lavoratori per fare l'ennesimo regalo ai costruttori di questa città, ci sarebbe bisogno di maggiore chiarezza da parte di Coop, della proprietà dei locali del Torrione e dell'amministrazione comunale. I tempi stringono.