Un incontro urgente con l'Unione Europea prima di proporre nuove norme sulla restituzione delle tasse per i territori colpiti da calamità naturali e la contemporanea istituzione di un tavolo tecnico col Governo e gli esperti territoriali per approfondire la materia nei dettagli. E' quanto scaturito da una riunione tenutasi stamani nell'aula Consiliare del Comune dell'Aquila alla quale hanno partecipato, oltre al sindaco Cialente, il sottosegretario Legnini, la senatrice Pezzopane, le parti sociali, la classe dirigente locale, il Presidente della Regione Molise ed alcuni rappresentanti della Regione Umbria e dell'ANCI per discutere dell'opportunità o meno di inserire nella Legge di stabilità l'emendamento sulle modalità di restituzione delle tasse nei territori colpiti da calamità naturali.
"L'obiettivo di oggi – ha spiegato Legnini in apertura dell'incontro, prima di lasciare la riunione per un impegno istituzionale – è ascoltare le proposte, le idee e le soluzioni studiate in questi mesi dal territorio e di comunicare qual è lo stato di avanzamento della valutazione tecnico giuridica che il Governo ha fatto in questi mesi e da me coordinata, sulla restituzione delle imposte e dei contributi. Siamo riusciti ad individuare con i tecnici dei diversi ministeri coinvolti ben cinque cause soggettive ed oggettive di esclusione da qualunque iniziativa di recupero delle imposte, restringendo in misura molto rilevante la platea potenziale dei destinatari. Adesso la domanda che si pone è: 'Vogliamo fare una norma che eviti problemi alla stragrande maggioranza di persone ed imprese, cercando di limitare il danno ad una ristrettissima cerchia di contribuenti, evitando così brutte sorprese?' Questo è il quesito al quale, personalmente, rispondo di sì: meglio un danno limitatissimo che una sorpresa che potrebbe portare un danno più elevato. Mi rimetto comunque alle valutazioni del territorio ed aspetto indicazioni".
La risposta delle realtà territoriali, però, è stata ben diversa: "L'annosa vicenda della restituzione delle tasse sta arrivando ad un nuovo capitolo", ha spiegato Giovanni Lolli a NewsTown. "A quanto pare, la Commissione Europea sta per formulare una sentenza di infrazione nei confronti dell'Italia per le misure - adottate negli anni dai governi italiani - che hanno permesso l’abbattimento della restituzione delle imposte per imprese e professionisti nei territori colpiti da calamità naturali".
"Al contrario dei suoi predecessori, Legnini ha inteso coinvolgerci prima che l'esecutivo prenda delle decisioni”, ha sottolineato Lolli. "L'incontro è stato convocato per capire se è utile o meno che, nella Legge di stabilità in discussione, il Governo inserisca una norma per attenuare i rischi di questa sentenza. A parer nostro, per il momento non è il caso. Anzi, con l'intercessione del presidente della Regione Molise, che è anche il vice presidente del Comitato delle Regioni, intendiamo aprire una trattativa immediata con la Commmissione europea. Che veda il Comitato, l'esecutivo e i rappresentanti dei territori giocare un ruolo da protagonisti”.
L'ex deputato, al contrario di Legnini, è convinto che le realtà locali saranno in grado di presentare numeri e cifre capaci di dimostrare che a L'Aquila, come in Umbria e in Molise, l'abbattimento delle tasse non può in alcun modo configurarsi come aiuto di Stato. "Non è affatto vero che la concorrenza è stata lesa. Le nostre imprese non si sono avvantaggiate nei confronti dei competitori europei, piuttosto le misure di attenuazione del pagamento delle imposte hanno soltanto in parte permesso loro di poter continuare a competere. In altre parole, si è tentato di attenuare uno svantaggio evidente".
Il lavoro profuso in queste settimane da Legnini, insomma, sarà senza dubbio utilissimo nel caso in cui la Commissione europea non dovesse recepire le istanze dei territori colpiti da calamità naturale. Per ora, però, si procederà in altro modo: "Se Bruxelles dovesse chiuderci la porta in faccia, allora vedremo di formulare una norma capace di attenuare, almeno in parte, le conseguenze della sentenza di infrazione. Come? Per esempio lavorando sull'esclusione di imprese che non operano in regime di concorrenza, di realtà che non hanno ricevuto più di 200mila euro di contributi in tre anni con il regime deminimis. Si potrebbe lavorare, inoltre, sul calcolo del danno indiretto, non riconducibile a danni materiali ma a mancati fatturati. Una norma del genere permetterebbe di escludere molte realtà produttive, rimarrebbero però le imprese più grandi che sono anche quelle che danno più lavoro".
Quali potrebbero essere le reali conseguenze di una sentenza di infrazione nei confronti dell'Italia? "Difficile a dirsi. Siamo al punto che neanche Legnini è riuscito ad ottenere da agenzia delle entrate, inps, inail e via dicendo, l'esatta quantificazione dei tributi non versati e che potrebbero essere oggetto della procedura. E' certo, però, che le imprese del territorio subirebbero un danno enorme. Abbiamo calcolato, per fare un esempio, che la Asm - la nostra municipalizzata - dovrebbe versare 1milione e 200mila euro. Una vera e propria batosta. In particolare, siamo molto preoccupati per le grandi imprese del territorio che stiamo tentando di tenere a L'Aquila con fatica. Cito spesso la Dompé, una delle realtà che sin dal giorno dopo il sisma hanno costruito, a loro spese, alloggi per i dipendenti così da far ripartire immediatamente la produzione. Spese che, ovviamente, l'Europa non tiene in considerazione. Così come i funzionari romani che hanno commesso errori gravi che ci hanno portato a questa situazione".
Che tipo di errori sono stati commessi? "Semplicemente, non è stato notificato nulla all'Europa. C’è una norma che stabilisce le modalità di intervento in casi come il nostro e la prima misura è la notifica. Per ben undici volte, però, la procedura non è stata rispettata. La colpa, evidentemente, non è delle imprese o delle comunità locali. La colpa è dello Stato e dei vari dirigenti che, nel corso degli anni, sono stati inadempienti. E adesso in fretta e furia tendono a mettersi in regola, a spese nostre. Siamo persone ragionevoli ma ci auguriamo che venga tenuta in debita considerazione la realtà dei territori. Pensate che noi aquilani non abbiamo pagato le imposte per 15 mesi, in Molise al contrario non si è versato nulla per 5 anni. Immaginate quante aziende potrebbero chiudere se costrette a pagare quanto non è stato versato".