Il CRESA, prendendo spunto dal progetto nazionale BES dell’Istat, ha deciso di approfondire alcuni aspetti della società regionale che ne determinano il grado di benessere e ne influenzano una possibile crescita equa e sostenibile. Si tratta di argomenti di interesse comune oltre che specialistico, esposti con un linguaggio chiaro e semplice, con i quali ci si rivolge non più solo o prevalentemente agli esperti e agli addetti ai lavori ma a tutti coloro che vogliono conoscere la regione.
Ebbene, dopo i fascicoli su salute e istruzione e formazione, ABruzzESi prosegue con un focus molto interessante sulla qualità del lavoro.
Sono nel complesso positive le indicazioni che provengono dal mercato del lavoro anche se l’Abruzzo riporta valori ancora inferiori a quelli medi nazionali e migliori soltanto di quelli del Mezzogiorno.
Le forze di lavoro abruzzesi tra i 15 e i 64 anni ammontano nel 2017 a 544 mila unità, che corrispondono a 479 mila occupati e 65 mila persone in cerca di occupazione. La composizione di genere evidenzia la prevalenza di uomini (318 mila contro 226 mila donne) generata da un maggior numero di occupati maschi (288 mila contro 191 mila femmine). Nell’ambito dei disoccupati, al contrario, prevalgono le donne (35 mila contro 30 mila uomini). Rispetto all’anno precedente le forze di lavoro riportano un aumento di 4 mila unità riconducibile all’incremento della componente maschile (+3 mila) cui si aggiunge un più modesto aumento di quella femminile (+1.000). In particolare, gli occupati maschi aumentano di 4.000 unità, le occupate di 1.000, i disoccupati uomini, al contrario, sono 2.000 in meno, le disoccupate restano invariate.
Il tasso di attività si attesta nel 2017 sul 64,5%, inferiore a quello medio nazionale (65,4%), in aumento di circa un punto percentuale rispetto all’anno precedente. Esso è per la componente maschile del 75,7% e per quella femminile del 53,5%, il che vuol dire che i tre quarti degli uomini e poco più della metà delle donne di età compresa tra i 15 e i 64 anni sono occupati o in cerca di occupazione mentre i restanti 24,3% e 46,5% rientrano nella così detta area dell’inattività, composta da quegli individui che non fanno parte del mercato del lavoro e non aspirano ad entrarvi.
Il tasso di occupazione si attesta in regione nel 2017 sul 56,8% (uomini: 68,6; donne: 45,1%) valore inferiore a quello medio nazionale (58,0%), del Nord (66,7%) e del Centro (62,8%) e superiore al solo Mezzogiorno (44,0%). Rispetto all’anno precedente esso si mostra in aumento (+1,0%) ma è ancora lontano dal recuperare i livelli pre crisi (2008: 58,8%). È in particolare la componente maschile a mettere a segno il miglior incremento (+1,6% contro +0,5% delle donne).
Il tasso di disoccupazione è dell’11,7% (-0,4% rispetto all’anno precedente), molto al di sopra dei valori ad una sola cifra degli anni pre crisi e leggermente superiore alla media nazionale (11,2%). Anche in questo caso la situazione della componente maschile è in regione, come nel resto del paese, migliore di quella femminile (9,2% contro 15,3%; Italia: 10,3% contro 12,4%). Sotto il profilo di genere si osserva una variazione annua di -0,7 punti percentuali per gli uomini contro il +0,1% delle donne.
La qualità del lavoro non risente positivamente delle buone dinamiche dell'occupazione.
L'incidenza di lavoratori irregolari stimata per il 2014 è del 15,7%, assai superiore al 13,3% medio nazionale e in aumento di più di due punti percentuali rispetto al 2004. La percentuale di occupati che vede la stabilizzazione del rapporto di lavoro entro un anno è in regione in discesa libera rispetto al 2012 e nel 2014 è particolarmente bassa sia per gli uomini (10,3% contro una media nazionale del 22,4%) sia per le donne (6,3%; Italia: 18,7%).
I cosiddetti "precari permanenti o "di lungo periodo" salgono dal 20,1% al 20,7%.
L'analisi di genere consente di evidenziare che, in realtà, il dato relativo ai maschi mostra un lieve calo (da 19,1% a 17,7%, valori entrambi inferiori a quelli medi nazionali), al contrario crescono le precarie di lungo termine (da 20,8% a 23,9%) che a livello medio nazionale restano stabili sul 21,1%. Il part time involontario è un fenomeno più marcatamente femminile e riguarda il 21,6% delle occupate e il 5,6% degli occupati, percentuali in forte aumento rispetto al 2004 e, per le donne, sensibilmente superiore alla media nazionale (uomini: 6,4%; donne: 19,4%).
I lavoratori sovraistruiti, vale a dire quelli che posseggono un titolo di studio superiore a quello necessario per svolgere le mansioni assegnate, sono nel 2015 quasi 3 su 10. L'aumento rispetto al 2004 è, almeno per gli uomini, assai più spinto (quasi 10 punti percentuali) e per le donne più contenuto di quello medio nazionale (+6% contro +8%).
Quanto alle retribuzioni, rispetto al 2008 nel 2015 la percentuale dei lavoratori con bassa paga è scesa per gli uomini dal 7,3% al 6,1% del totale e per le donne è salita dal 13,8% al 15,3% delle occupate.
Migliora rispetto al 2013 la percezione della insicurezza dell'occupazione (Abruzzo: 10,9%; Italia: 8,6%), definibile come opinione dei lavoratori riguardo la probabilità di perdere il lavoro attuale e di non trovarne un altro simile nei successivi sei mesi. Per quanto riguarda il grado di soddisfazione per il lavoro svolto, gli occupati regionali, sia uomini sia donne, si mostrano al pari delle maggior parte delle regioni italiane, discretamente soddisfatti (7,3 in una scala da 0 a 10), con valori per entrambi i generi simili e allineati alla media nazionale.