Mercoledì, 18 Aprile 2018 19:12

Restituzione tasse, apertura della Commissaria europea alla concorrenza

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"L'aiuto ai cittadini e alle imprese dell'Aquila colpiti dal terremoto del 2009 è una priorità assoluta dell'Europa".

L'avrebbe chiarito la Commissaria europea per la concorrenza Margarethe Vestager alla Delegazione Forza Italia – Udc del Partito Popolare Europeo, ricevuta stamane, a Strasburgo, per discutere del problema della restituzione delle tasse sospese a seguito del terremoto. A darne notizia, il senatore Nazario Pagano e il deputato Antonio Martino che, in questi giorni, hanno agito d'intesa con le europarlamentari 'azzurre' Elisabetta Gardini, Barbara Matera e Alessandra Mussolini, e che hanno accolto "con soddisfazione l'impegno preso dalla Vestager, viatico autorevole e importante per sbloccare la questione sollevata anche ufficialmente dal sindaco Pierluigi Biondi".

Al primo cittadino sarà recapitata a breve una lettera formale di risposta alla missiva inviata nei giorni scorsi a Strasburgo. "Siamo lieti che la Vestager abbia dichiarato pubblicamente di essere a totale disposizione delle autorità italiane per collaborare sul problema della richiesta di restituzione delle tasse, e che per l'Europa questo argomento sia in cima alla lista delle sue priorità", le parole di Pagano e Martino. "Forza Italia è stata sempre molto vicina alla popolazione dell'Aquila e non ha mai abbassato la guardia nella tutela dei diritti e delle legittime aspettative dei cittadini per la rinascita della città e del suo tessuto sociale. Questo impegno è stato speso a tutti i livelli, sia locale, che nazionale ed europeo".

A quanto appreso da newstown, in effetti, a margine dell'incontro il sindaco dell'Aquila è stato raggiunto telefonicamente da Alessandra Mussolini e Lorenzo Cesa che hanno riferito di una "apertura" alle istanze rappresentante.

Un primo passo, importante, in attesa del pronunciamento del Tar che, entro venerdì, dovrà esprimersi sulla richiesta di sospensiva avanzata da imprese, professionisti, società partecipate del Comune e della Regione, e della pubblicazione del decreto di proroga di 120 giorni dei provvedimenti di recupero, firmata dal Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

Ma che cosa ha scritto il sindaco Biondi nella lettera inviata a Margarethe Vestager?

Innanzitutto, il primo cittadino ha spiegato come la legge oggetto d'infrazione abbia comportato l'istituzione di un regime fiscale "nuovo e diverso rispetto a quello ordinario", in quanto le agevolazioni sono state concesse "a tutti i contribuenti colpiti da calamità naturali e, pertanto, da non sottoporre al vaglio e al giudizio degli organi di governo europeo". A tal proposito, la Suprema Corte di Cassazione pare prorio dar ragione al Comune dell'Aquila: Biondi cita la sentenza 24869/2012 del gennaio 2013 che fa emergere chiaramente come "un regime fiscale caratterizzato da una provvisoria e ridotta imposizione fiscale e contributiva non costituisca un sistema privilegiato riconducibile al concetto di 'aiuto di Stato', pertanto capace di alterare il regime di concorrenza tra imprese, semmai si configuri come un mero aiuto al territorio, da non sottoporre al vaglio e al giudizio degli organi di governo europeo perché affare interno allo Stato Italiano". 

Non solo. Biondi ha insistito su un punto che abbiamo diffusamente trattato su newstown: in sostanza, le misure agevolative andrebbero iscritte nell’ambito del complessivo sistema dispositivo, di natura fiscale e tributaria, adottato a seguito del terremoto già a partire dal Decreto Legge n. 39 del 28 aprile 2009, convertito in legge 77 il 24 giugno; in particolare, la misura contestata rappresenterebbe una norma di chiusura delle misure di sospensione e differimento (delle imposte, dei contributi e dei premi assicurativi obbligatori) originariamente disposte, e con esse dovrebbe configurare un unico regime di agevolazione fiscale e contributiva, riferibile al periodo aprile 2009 – giugno/dicembre 2010. Ebbene, in tale arco temporale era applicabile la soglia di irrilevanza dell’aiuto vigente dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2011, introdotta con il temporary framework e ammontante a 500mila euro, e non a 200mila euro come da interpretazione, restrittiva, del governo Italiano che ha recepito la procedura d'infrazione. 

Evidentemente, portare la soglia a 500mila euro significherebbe ridurre in modo esponenziale le 'persone giuridiche' coinvolte dalla procedura di recupero delle agevolazioni fiscali e contributive. 

Inoltre, il regolamento dell'Unione Europea numero 1407/2013 in corso di vigore dal 2014, con l'articolo 3 paragrafo 7, ha chiarito che "in caso di superamento dei massimali del 'de minimis' il rimborso sia limitato alle sole eccedenze e non all'intero importo dell'aiuto" ha chiarito Biondi; inoltre, l'articolo 3 paragrafo 7 a tal proposito sembra porsi come interpretazione autentica di una disposizione che, in passato, aveva causato non poche difficoltà applicative e profonde ingiustizie e, come tale, se ne configurerebbe l'applicazione anche per gli anni precedenti l'entrata in vigore. 

Aggiunge il sindaco dell'Aquila: "vale la pena di rilevare che le imposte dirette non siano da qualificare come costi d'impresa"; siccome dovute da tutti i cittadini, in relazione ai redditi da ciascuno posseduti, "rappresentano il concorso richiesto dallo Stato per sostenere le proprie spese: come tali, e con specifico riferimento ai redditi conseguiti dalle imprese, incidono sulla sfera patrimoniale dell'imprenditore, sia esso persona fisica o socio di società, e non dell'impresa". 

E c'è un altro argomento, da mettere sul tavolo della trattativa con Strasburgo: il sistema fiscale italiano è improntato sul principio della proporzionalità dell'imposizione; tutti i contribuenti pagano imposte personali (Ires-Irpef) progressive per scaglioni di reddito imponibile che variano dal 23 al 43% e, a parità di reddito, al netto delle deduzioni e delle detrazioni spettanti, tutti corrispondono le stesse imposte. E ciò risponde ad un principio di equità fiscale coincidente, tra l'altro, col principio di cui all'articolo 53 della Costituzione italiana per il quale tutti debbono concorrere alle spese dello Stato in ragione della prioria capacità contributiva. Per le società di capitali che pagano un'aliquota Ires proporzionale (attualmente del 24%, sino al 31 dicembre 2017 del 27.5%) il detto principio della proporzionalità dell'imposizione viene assicurato con un particolare meccanismo in virtù del quale le imposte pagate sono da considerare anticipazione delle ulteriori maggiori imposte che saranno complessivamente dovute sui dividendi percepiti dai soci. 

Dunque, sotto questo profilo il discrime operato dalla Commissione europea in ordine alla restituzione riferita alle società e alle persone fisiche titolari di reddito d'impresa "è contrario al principio di uguaglianza".

Valgano al riguardo le considerazioni che seguono. 

Nei bilanci delle imprese, le imposte figurano tra i costi di produzione ma nella parte finale del conto economico a riduzione del risultato che, al netto delle imposte dovute, andrà ad incremento del patrimonio. Solo le misure concesse dagli Stati, ovvero mediante risorse statali, possono essere qualificate come aiuti di Stato. 

Per questi motivi, non si comprende come la misura possa incidere negli scambi tra stati membri. 

D'altra parte, i paesi della Ue non condividono, in relazione ai tributi non armonizzati, una stessa politica fiscale e contributiva né mai la Ue è intervenuta con propri provvedimenti tesi a regolare la materia; per questo, la competenza delle politiche fiscali e del lavoro è rimessa alle determinazioni degli Stati membri in via esclusiva. 

Su queste ragioni, la commissaria Vestager si è impegnata a rispondere punto per punto al sindaco Biondi. 

Ultima modifica il Mercoledì, 18 Aprile 2018 20:24

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