"L'Abruzzo vive una condizione di incertezza ed insicurezza, frutto di un'occupazione di bassa qualità. Se i segnali portano a pensare che vi sia una ripresa del mercato del lavoro, analizzandoli attentamente si capisce che aumentano i contratti a termine, mentre calano quelli a tempo indeterminato".
Lo afferma il segretario generale della Cgil Abruzzo Sandro Del Fattore commentando i dati Istat; "bisogna leggere con attenzione i dati sul lavoro, evitando di mettere in evidenza solo ciò che fa più comodo", l'affondo. Analizzando i dati - afferma il segretario - "rileviamo qualche aspetto che dovrebbe far preoccupare l'assessore Silvio Paolucci e la Giunta regionale nel complesso. Basta leggere tutto il comunicato dell'Istat per capire che l'occupazione che si crea nel primo trimestre 2018 è prevalentemente occupazione a termine. Aumentano sensibilmente i contratti a termine e calano quelli a tempo indeterminato".
Giusto ieri, Paolucci aveva sottolineato come il numero degli occupati in Regione, nel primo trimestre del 2018, resta sopra la soglia del mezzo milione di unità, per la precisione 501mila. "Un dato ragguardevole - aveva ribadito - se si pensa che nello stesso periodo del 2017 eravamo a quota 464mila e al momento dell'insediamento della Giunta D'Alfonso, nel giugno 2014, gli occupati erano 459mila. Dunque, dal nostro arrivo alla guida della Regione sono stati recuperati oltre 42mila posti di lavoro".
Del Fattore ha citato una serie di dati che delineano, invece, un quadro piuttosto delicato per l'Abruzzo. "Secondo l'Osservatorio sul precariato dell'Inps, i contratti a tempo indeterminato calano del 13,7%. Da una ricerca del Cresa, inoltre, si evince che il 21,7% della popolazione abruzzese è a rischio povertà, l'11,1% è in una situazione di deprivazione materiale e il 21,3% ritiene di avere difficoltà economiche. L'Abruzzo, inoltre, sempre secondo l'Istat, è agli ultimi posti per la dinamica di spesa familiare". Dati che dimostrano come si viva una situazione di estrema insicurezza e incertezza e non è un caso che il lavoro a termine produca proprio tali effetti.
La Uil parla di dati sicuramente incoraggianti e che mandano, però, "un preciso segnale alla classe politica e imprenditoriale dell’Abruzzo: assistiamo, inermi, al più classico dei 'cani che si morde la coda'", le parole di Michele Lombardo, segretario regionale Uil Abruzzo. Che spiega: "Da un lato si tratta pur sempre di occupazione precaria, fatta di contratti a termine e interinali, che si affianca ad un tasso di disoccupazione giovanile a dir poco drammatico; dall’altro, l’Istat preannuncia un calo significativo della popolazione nei prossimi anni, con un tasso di natalità destinato a diminuire del 4,3 per mille. A nostro avviso, la consequenzialità tra i due dati è oggettiva: se il lavoro è precario, si decide sempre meno di metter su famiglia e, di conseguenza, di fare figli. E una regione senza crescita demografica è destinata a soffrire sempre più anche economicamente. Spezzare questa catena di eventi è dunque indispensabile".
Di qui, il sostegno della Uil a progetti di legge come quello in discussione in Consiglio regionale contro le delocalizzazioni selvagge, per evitare che abbandonino il territorio imprese che comunque generano lavoro e valore. "È giunto il momento – conclude Lombardo – di considerare la disoccupazione giovanile una vera e propria emergenza, di lavorare per favorire una presenza industriale significativa nella nostra regione, di rilanciare le grandi opere pubbliche e private e di prestare la dovuta attenzione ai settori dei servizi, del terziario avanzato e dell’edilizia, che stenta a ripartire. Da parte loro, le imprese sono chiamate sempre di più a investire sui giovani con progetti lavorativi a lungo termine. Solo così si invertirà definitivamente una tendenza economica per certi versi ancora troppo instabile e incerta".