Azzeramento per redditi fino a 8.263,31 euro e dimezzamento (da 10 a 5 euro) per i redditi tra 8.263,32 euro e 30.000 euro.
Sarebbe dovuto cambiare così il ticket sulla specialistica ambulatoriale in Abruzzo, in virtù dell’intesa che, alla metà di maggio, era stata siglata tra l’assessore alla Sanità della Regione Abruzzo, Silvio Paolucci, e i sindacati Cgil, Spi-Cgil, Cisl, Fnp-Cisl, Uil e UilP. Un'intesa che era stata salutata con favore; d'altra parte, l’introduzione del super ticket di 10 euro a ricetta aveva avuto ricadute profondamente inique nei confronti dei cittadini abruzzesi che, in molti casi, erano stati costretti a rinunciare alla cura e alla prevenzione.
Secondo le stime, la rimodulazione del superticket avrebbe interessato oltre la metà dei cittadini abruzzesi.
La definizione delle fasce si sarebbe dovuta basare, infatti, sul reddito familiare diviso per il parametro di quoziente familiare, così come definito dal sistema Sogei. Con reddito fino a 8.263,31 euro il ticket sarebbe stato azzerato, mentre con reddito compreso tra gli 8.263,32 euro e i 30.000 euro sarebbe stato dimezzato.
Parliamo al passato, ve ne sarete accorti: in effetti, il Ministero dell'Economia ha di fatto cancellato la compartecipazione statale prevista, propedeutica all'entrata in vigore del provvedimento. Ed ora, la Regione dovrà trovare le coperture in altro modo. Una doccia fredda.
La delibera di Giunta regionale prevedeva un impegno finanziario, a copertura del provvedimento, di 3 milioni e mezzo di euro, 2.4 milioni a carico di Regione Abruzzo e 1.1 dello Stato, quota già prevista in Finanziaria, tra l'altro, sebbene i fondi non siano mai stati stanziati. Al contrario, il governo gialloverde ha deciso di congelare le risorse, invitando l'Ente a trovare altrove le somme aggiuntive per coprire l'equivalente quota statale. Assai difficile: si potrebbero trovare aumentando i ticket per le prestazioni più care oppure riservando gli aumenti alle fasce di popolazione più ricca; entrambe le strade, però, paiono difficilmente percorribili. Stando ai calcoli dei tecnici regionali, la quota extra che dovrebbero sborsare i più ricchi non basterebbe a coprire la quota di compartecipazione richiesta allo Stato e, d'altra parte, aumentare il ticket per le prestazioni più care cancellerebbe, di fatto, il principio delle fasce di reddito, danneggiando i più bisognosi.
Un vicolo cieco. E a pagare, di nuovo, sono le fasce sociali più deboli.
La delusione della Uil Abruzzo
"La decisione del Mef di bocciare la proposta di azzeramento dei superticket ci lascia molto amareggiati, perché ne escono sconfitti i cittadini abruzzesi. Al tempo stesso, siamo costretti a constatare che se le nostre proposte di riorganizzazione della sanità regionale fossero state accolte nel tempo, si sarebbero determinate economie significative, utili oggi a raggiungere l’obiettivo dell’abolizione di questa tassa iniqua".
È quanto afferma la segreteria regionale Uil Abruzzo in merito alla bocciatura della proposta di azzeramento dei superticket da parte del Ministero Economia e Finanze, comunicata ieri alla Regione Abruzzo. Proposta peraltro avanzata dalla Regione dopo mesi di concertazione con le forze sociali, all’indomani della raccolta di firme che Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato nella nostra regione. "Anche se non era la migliore delle soluzioni quella presentata al ministero, in qualche modo veniva incontro alle esigenze delle fasce più deboli. Se però dal tavolo tecnico è venuta fuori, come motivazione al no, una ragione di tipo contabile ed economico, è evidente che qualcosa non va in tutta l’architettura di riforma della sanità regionale portata avanti dalla giunta uscente, dove evidentemente i conti non tornano".
Per farli tornare, ha chiarito la Uil, "più volte abbiamo detto all’assessore Paolucci che la strada maestra era quella dell’istituzione della Asl unica e di un centro di costo farmaceutico unificato, oltre a tutta una serie di iniziative che avrebbero contribuito ad ottimizzare la spesa. Se a tutto questo si aggiunge che problemi endemici come le liste di attesa e la carenza di personale rimangono tuttora irrisolti, è evidente che il lavoro di riforma è lungi dall’essere concluso. Chiediamo alla Regione di riaprire subito un tavolo di confronto, affinché si possano studiare tagli agli sprechi e nuovi investimenti in salute, in una regione già di per sé colpita da calamità naturali tragiche. Insieme alle altre sigle sindacali decideremo forme di protesta e mobilitazione affinché il diritto di curarsi possa tornare ad essere reale nella nostra regione".