Martedì, 28 Maggio 2019 21:21

Mercatone Uno, i lati oscuri dietro il fallimento che coinvolge 1.860 lavoratori

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Si tratta di una vertenza delicatissima, che coinvolge oltre 1.860 lavoratori in diverse Regioni.

Sabato 25 maggio, i 55 punti vendita Mercatone Uno sono rimasti chiusi, con i lavoratori che hanno appreso del fallimento della società proprietaria, la Shernon Holding srl, da alcuni messaggi whatsapp. Oltre al dramma dei dipendenti, a patire gli effetti della vicenda sono oltre 500 piccole e medie imprese fornitrici disseminate in tutta Italia e che soffrono pagamenti non saldati, anche per forniture di importi elevati, per un totale di 250 milioni di euro.

In Abruzzo, sono 105 i dipendenti interessati dalla vertenza che operano nei tre punti vendita regionali: quelli di Scerne di Pineto (45 addetti), Colonnella (30 addetti) e San Giovanni Teatino (30 addetti).

Il Ministro Luigi Di Maio ha deciso di avviare immediatamente un tavolo nazionale anticipando la riunione che, in un primo momento, era stata fissata il 30 maggio. D'altra parte, la vicenda si trascina da 7 anni: i contratti di solidarietà prima, la cassa integrazione poi, fino a meno di un anno fa - ad agosto 2018 - allorquando la Shernon Holding decise di acquistare i 55 punti vendita annunciando un imponente piano di rilancio proiettato verso nuovi importanti ricavi già dal 2022; circa un mese fa, però, la stessa società ha presentato domanda di ammissione al concordato preventivo in continuità, garantendo comunque i presidi occupazionali fino al 30 maggio, data in cui era in programma l'incontro al Mise per studiare un piano di salvataggio.

Tuttavia, è intervenuta prima la sentenza del Tribunale di Milano che ha decretato il fallimento.

E stanno emergendo aspetti davvero grotteschi di una vicenda drammatica. La società milanese Shernon Holding almeno inizialmente era controllata al 100% da una finanziaria maltese, la Star Alliace Ltd. Alla luce di quanto accaduto, un team di giornalisti avrebbe cercato di appurare di cosa si occupi l'azienda registrata nell’isola al centro del Mediterraneo, con sede legale in Edgar Bernard Street 2, Gzira: se non fosse che, a quell'indirizzo - svela Il Corriere di Malta [qui] - non ci sarebbe alcuna traccia dell'impresa. Nessuna insegna, nessun campanello con indicazione del nome, e nessun civico numero '2'.

Star Alliance, quindi, almeno fisicamente sembrerebbe non avere una sede.

Anche sul web non risulta traccia sull’attività della società, se non la presenza del suo nome rilevata in qualche banca dati di aziende con sede sull'isola. I giornalisti maltesi azzardano il sospetto che Star Alliance sia l’ennesimo nome di facciata in un paese, Malta, da alcuni anni nel mirino dell’Unione Europea per gli scarsi sforzi compiuti nella lotta al riciclaggio di denaro. Il fatto più eclatante, quindi, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello Sportello dei Diritti è che tutto sia accaduto nonostante la crisi aziendale fosse attenzionata ormai da anni dal Ministero dello Sviluppo Economico. E dunque: possibile che non si sia accertato preventivamente che la controllante maltese avesse tutte le carte in regola? 

Come non bastasse, l’amministratore delegato della Shernon Holding, Valdero Rigoni, era già stato amministratore di una società dichiarata fallita da parte del Tribunale di Vicenza nel 2014 (la Ctf Italia Srl). Inoltre, secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica di Milano, l’amministrazione straordinaria avrebbe ricevuto 10 milioni dalla Shernon: ma questi 10 milioni sarebbero arrivati dalla cessione da parte della società del magazzino di Mercatone Uno a una società americana, la Gordon Brothers, (con un guadagno di 8 milioni da parte di quest’ultima) e non da fondi nella disponibilità della stessa Shernon.

Nei mesi di gestione, la Shernon avrebbe accumulato 10 milioni di debiti verso l’erario, con 60 milioni di debiti verso fornitori.

C'è da chiedersi perché Mercatone Uno sia stata ceduta alla Shernon lo scorso anno, se quest’ultima non mostrava le giuste garanzie finanziarie.

Intanto, giovedì prossimo è fissato il tavolo con creditori e fornitori. "Obiettivo minimo da attuare subito è la Cigs per i lavoratori – ha spiegato Di Maio - Il tribunale di Bologna deve autorizzare la proroga della procedura di amministrazione straordinaria per riprendere l’esercizio provvisorio il prima possibile così da consentire il ricorso agli ammortizzatori sociali. Poi partirà la fase di reindustrializzazione per dare un futuro certo ai lavoratori. Ce la metteremo tutta lavorando collegialmente con le parti sociali e le Regioni". 

La prima mossa spetterà dunque ai tre commissari (Stefano Coen, Ermanno Sgaravato e Vincenzo Tassinari) che lo scorso agosto vendettero Mercatone Uno a Shernon Holding e che ora dovranno presentare istanza al Tribunale di Bologna per chiedere la retrocessione dell’azienda e la riapertura dell’amministrazione straordinaria così da attivare quanto prima gli ammortizzatori sociali. "Il secondo paletto fissato – ha aggiunto il sottosegretario del Mise Giorgio Sorial – è la necessità di tutelare i fornitori e i creditori perché anche i crediti prededucibili non sono coperti da garanzie e bisognerà trovare strumenti di sostegno e garanzia per permettere loro di proseguire l’attività. Terzo punto – ha concluso – è attivarci per la copertura dei clienti di Mercatone Uno, altra parte lesa di questa vicenda, famiglie che hanno pagato o attivato finanziamenti, senza ricevere la merce".

Ultima modifica il Martedì, 28 Maggio 2019 22:03

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