Lunedì, 01 Luglio 2019 22:01

Tari: L'Aquila è il capoluogo di provincia abruzzese dove si paga di più

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Un costo medio di 302 euro annui, con punte che arrivano a 550 euro; un rincaro dell'1,6% medio negli ultimi cinque anni, ma con casi che arrivano ad un boom di oltre un terzo del valore.

Stiamo parlando della Tari, la tassa sui rifiuti che gli italiani versano ai comuni, che in questo 2019 prospetta un aggravio dello 0,9% rispetto all'anno scorso.

Nel corso dell’ultimo anno, ricostruisce Ivana Veronese - segretaria confederale Uil sulla base di una analisi del Servizio Politiche Territoriali del sindacato - il balzello sulla raccolta e smaltimento dei rifiuti è aumentato in 44 capoluoghi analizzati (in pratica quattro su dieci) - tra cui Catania, Torino, Genova, Trieste e Napoli - è rimasta stabile in 26 città - tra cui Milano, Roma, Bologna - ed è scesa in 35 città, tra cui Cagliari, Firenze e Venezia.

Tra il 2018 ed il 2019, a Matera l’aumento è del 19,9%; a Catania l’aumento è del 17,9%; a Pistoia del 16,2%; a Imperia del 15,7%; a Chieti del 14,6%; a Viterbo del 10,5%; a Brindisi del 10,2%; a Bolzano dell’8,3%; a Trieste del 6,9%; a Padova del 6,2%. Viceversa, a Trapani nell’ultimo anno si assiste ad una diminuzione del 16,8%; a Potenza del 13,7%; a Frosinone del 13,2%; ad Avellino del 7,8%; a Pisa del 7,1%; a Forlì del 6,7%; a Cesena del 5,8%; a Prato del 5%; a Rovigo del 4,5% e a Grosseto del 4,1%.

In valori assoluti, prendendo come riferimento una casa da 80 metri quadri con una famiglia di quattro componenti, il costo maggiore viene addebitato a Trapani, sopra 540 euro, mentre tra i capoluoghi il più economico risulta essere Potenza (133 euro circa). Le altre situazioni favorevoli si trovano a Novara (164 euro); a Belluno (170 euro); a Macerata (179 euro); a Pordenone (180 euro); a Vercelli (183 euro); a Brescia (184 euro); a Trento e ad Ascoli Piceno (186 euro); a Verona (189 euro).

L'analisi estende anche lo sguardo agli ultimi cinque anni. Ebbene, tra il 2015 e il 2019 si rintracciano aumenti come quello di Lecce (+35,6%) o altri casi di forti rincari come a Trapani del 30,9%; ad Isernia del 30,1%; a Pistoia del 25,2%; a Bari del 23,4%; a Teramo del 22,8%; ad Imperia del 22,1%; a Viterbo del 20,8%; a Catania del 17,9%; a L’Aquila del 17%. La Tari diminuisce, invece, sempre nello stesso periodo del 45,2% a Potenza; del 7,5% ad Oristano; del 14,9% a Grosseto; del 14,8% a Pordenone; del 12,7% a Matera; del 12,5% ad Enna; del 12,3% a Pavia; del 10,2% ad Avellino; dell’8,8% a Monza.

Approfondendo la situazione dei capoluoghi di provincia abruzzesi, si evince come a L'Aquila la Tari, negli ultimi cinque anni, sia aumentata, come detto, del 17%. Nel capoluogo di Regione si paga la tassa più alta: una famiglia di quattro persone con una casa di 80 mq, nel 2019, spende 417.28 euro (115 euro in più della media nazionale); non ci sono variazioni rispetto al 2018. Il balzello si è avuto nel 2016, sotto il governo di centrosinistra, con la tassa sui rifiuti che è passata dai 356.45 euro del 2015 a 416.25 euro; dunque, si è arrivati a 421.86 euro nel 2017 per poi scendere agli attuali 417.28 euro nel 2018.

Con l'ultima manovra di bilancio, l'amministrazione comunale ha iniziato a tagliare la tassa almeno su alcune precise fattispecie; in particolare, la Tari verrà sforbiciata del 30% sulle abitazioni civili ancora interessate dai cantieri dei sottoservizi, e fino alla fine dei lavori; del 10% in favore delle giovani coppie che acquistano la prima abitazione; del 20% per le abitazioni civili cui sia stata riattivata soltanto l’acqua, e non altre utenze; dell’8% alle utenze non domestiche che decideranno di attrezzare i locali igienici con fasciatoi per neonati; del 20% alle categorie non domestiche del centro storico dell’Aquila e delle frazioni che abbiano attivato per la prima volta o riattivato le utenze; del 20% sugli immobili detenuti da associazioni sportive dilettantistiche e senza scopo di lucro, riconosciute dal Coni; del 30% alle attività commerciali che dismettono le slot machine entro il 30 luglio 2019; del 10% alle utenze domestiche che conferiranno gli ingombranti nel centro di raccolta di Bazzano e in quello che verrà aperto a Pile; del 40% alle società agricole nel settore dell'agriturismo.

A Chieti si spendono 410.75 euro, con un aumento assolutamente significativo rispetto al 2018, allorquando alla famiglia di riferimento statistico erano richiesti 358.41 euro; nel 2015, la spesa annua si attestava a 355.08 euro. Sui cinque anni, la tassa è schizzata in su del 15.76%.

Assai più 'economiche' Pescara e Teramo.

A Pescara, la spesa per una famiglia di 4 persone con abitazione di 80 mq è pari a 325.71, 91 euro e 57 centesimi in più rispetto all'Aquila, con un leggero aumento di 12 euro rispetto al 2018; cinque anni fa, si spendevano 311.50 euro (l'aumento è del 4.6%). Va ancora meglio alle famiglie teramane, dove la solita famiglia paga 318.62 euro l'anno di Tari, la stessa cifra che si sborsava nel 2018; il balzello, in città, c'è stato proprio l'anno passato, con la tassa che è passata dai 266.34 euro del 2017 all'attuale cifra, con un aumento negli ultimi cinque anni del 22.8%.

 

Ultima modifica il Lunedì, 01 Luglio 2019 23:40

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