Martedì, 18 Febbraio 2014 20:28

Accord Phoenix presenta il progetto, ma restano i dubbi sulla proprietà dell'azienda

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Intervista a Francesco Baldarelli Servizio video a cura di Roberto Ciuffini

di Mattia Fonzi e Roberto Ciuffini - "Non vorremmo essere paragonati alle precedenti esperienze all'interno del polo elettronico, non abbiamo secondi fini, siamo qui per fare del bene alla città", parola di Francesco Baldarelli, socio e consigliere di amministrazione di Accord Phoenix. Il marchigiano, ex parlamentare europeo e dirigente del Pci, è stato uno dei due animatori della conferenza stampa convocata dalla società che - all'interno dell'area ex Italtel - si occuperà di riciclo di materiali plastici ed elettronici, assumendo buona parte dei cassintegrati del polo elettronico aquilano. L'altro protagonista è Shankar Ravi Santeshivara Bhyrappa, molto più semplicemente Ravi Shankar, omonimo del virtuoso del sitar, che suonava con George Harrison. Il finanziere, cittadino britannico di origine indiana, ha sottolineato la portata etica del progetto: "Per le mie possibilità, quello aquilano rappresenta un piccolo investimento – ha dichiarato – ma è molto importante: ci sono migliaia di persone al mondo che muoiono per l'inquinamento delle acque dovuto all'abbandono dei rifiuti elettronici". Anche Baldarelli ha sottolineato le virtù filantropiche di Shankar.
L'incontro con la stampa è stato organizzato per presentare alla città i piani di Accord Phoenix, e per fare chiarezza riguardo la composizione della società. Infatti, a causa di un'inchiesta di NewsTown pubblicata venerdì scorso, è emerso che la giovanissima Accord Phoenix – è stata costituita nel luglio 2012 – sarebbe di proprietà di una società inglese (per un terzo) e di una cipriota (per due terzi), a sua volta di proprietà di una società trust offshore cipriota.
L'incontro è stato molto utile: finalmente il management ha spiegato nei dettagli la mission industriale, in attesa dell'approvazione del finanziamento pubblico di 11milioni di euro da parte di Invitalia. Luci e ombre invece sulla composizione societaria. Andiamo ad analizzare, innanzitutto, quest'ultimo aspetto.

 

La composizione societaria

Vi abbiamo raccontato venerdì scorso della composizione societaria di Accord Phoenix. Ci eravamo anche domandati il motivo della nomina a consigliere di Francesco Baldarelli, rispetto alle palesi appartenenze degli altri due consiglieri, Ravi Shankar in rappresentanza di Enertil Investments Ltd e Ademo Luigi Pezzoni in quota Al One Ltd. La visura camerale, di cui eravamo entrati in possesso nello scorso novembre, non era aggiornata rispetto a un cambio dell'assetto societario avvenuto circa due mesi fa, il 20 dicembre 2013. Alla vigilia di Natale, infatti, Francesco Baldarelli, già consigliere di amministrazione, diventa socio della Accord Phoenix, acquisendo il 9,5%. Si modificano anche le quote delle società preesistenti: Enertil Investments passa dal 67% al 76% e Al One ridimensiona la sua partecipazione, dal 33% al 14,5%. Il cambio societario in seno alla Accord Phoenix è stato chiarito oggi dallo stesso Baldarelli, che ha quindi risposto anche alla nostra precedente riflessione riguardo il suo ruolo in società.

Nella nostra inchiesta avevamo messo in luce come, di fatto, il 67% della Accord Phoenix sia di proprietà di un trust cipriota, cioè di una società "schermata", di cui non è dato sapere la proprietà effettiva. Oggi, le nostre affermazioni sono state contestate duramente da Ravi Shankar. Il businessman ha affermato di essere il proprietario di Enertil Investments Ltd, la società che detiene il 76% di Accord Phoenix. Contestualmente, secondo Shankar, Epsilou Trust è semplicemente la company management, cioè uno dei directors della Enertil.

Cos'è un director? E' un ruolo simile al nostro consigliere di amministrazione. Infatti, ogni società ha i propri directors, che compongono quello che, per consuetudine, viene chiamato management. Naturalmente, i directors non combaciano sistematicamente con i proprietari della società: il consiglio di amministrazione, in altre parole, è composto da persone fisiche che rappresentano (in proporzione) quote della società. Come avviene in Accord Phoenix: i consiglieri sono, infatti, Ravi Shankar (rappresentante della Enertil), Ademo Luigi Pezzoni (in rappresentanza della Al One) e Francesco Baldarelli, che rappresenta la quota di investimento che egli stesso ha immesso in società.
Amministrazione e proprietà solo due entità diverse, dunque. Amministrare la società non significa necessariamente possederla, e viceversa. Secondo quanto risulta dalle visure camerali cipriote, al 5 agosto 2013 la Epsilou Trust era lo shareholder di Enertil Investments, con una quota 1000 azioni, l'intero capitale versato (Issued Share Capital), a fronte di 3000 azioni di capitale sociale nominale (Nominal Share Capital). Il management della Enertil, invece, è composto da Epsilou Nominees Ltd (a Cipro può essere director anche una persona giuridica, a differenza dell'Italia), Ravi Shankar e il suo socio in affari Pritesh Ramesh Desai. Dunque, sempre a quanto risulta dalla visura camerale, Epsilou è proprietaria e Shankar è amministratore. Il contrario di quello che ha affermato il finanziere britannico. Siamo in attesa di un nuovo riscontro che abbiamo richiesto presso il registro delle imprese cipriote, al fine di verificare eventuali cambiamenti societari da agosto ad oggi.

I registri delle imprese a Cipro sono stati "aperti” lo scorso anno. Dopo la crisi finanziaria dell'isola, infatti, l'Ue ha concesso un prestito allo stato cipriota, in cambio di accordi sulla politica fiscale, che fino ad allora prefigurava il Paese come un vero e proprio paradiso fiscale. Nonostante ciò, ci teniamo a ribadire che a Cipro la forma giuridica del trust perfettamente legale, a differenza dell' Italia. Un trust cipriota, insomma, può possedere società che hanno il centro del loro business in Italia.
Continueremo le nostre verifiche sulla reale proprietà della società che detiene il 76% di Accord Phoenix. Non perché avessimo pregiudizi su chicchessia (ci mancherebbe), ma perché vogliamo capire chi andrà ad investire 45milioni di euro (di cui 10-12 frutto di un finanziamento pubblico) in un'area che negli ultimi venti anni è stata terreno di imprese che troppo spesso hanno svolto la loro attività imprenditoriale sulla pelle dei lavoratori. Ad ogni modo, alcuni degli elementi chiarificatori forniti oggi dal management della società rappresentano sicuramente un passo positivo.

 

Il progetto

Per quanto riguarda la metodica con cui verranno trattati i rifiuti elettronici, Baldarelli ha confermato che non ci sarà alcun processo di tipo pirometallurgico, basato, cioè, su trasformazioni termochimiche condotte ad alte temperature (metodo che comporta emissioni in atmosfera di vari gas). Tutto il resto però - tecnologie usate nel ciclo produttivo, innovatività del processo di lavorazione ecc. - è ancora top secret. Né Baldarelli né Shankar, infatti, hanno voluto scendere nei particolari, coperti, per il momento, da segreto industriale.

Inizialmente si partirà con una sola linea di produzione, ma la volontà dell'azienda è di aprirne una seconda nel giro di 12 mesi. Le assunzioni procederanno di pari passo con l'attivazione delle linee, per cui solo quando lo stabilimento sarà entrato a pieno regime saranno riassunti tutti i 120 lavoratori ex Finmek ed ex polo elettronico. "Se le cose andranno bene – si è sbilanciato Shankar - raddoppieremo il numero degli impiegati, assumendo forza lavoro del territorio". L'obiettivo dell'azienda è arrivare a lavorare 18mila tonnellate di scarti e rifiuti l'anno. Saranno trattati prevalentemente RAEE 3, dunque pc e computer dismessi, schermi, monitor, cavi ma anche lampade e telefoni cellulari. Grazie all'uso di macchinari e tecnologie all'avanguardia, il disassemblaggio e la separazione dei materiali saranno effettuati in maniera integrata, "il che vuol dire – ha affermato il businessman britannico – che un personal computer entrerà intero ed uscirà sminuito nei materiali che lo compongono". Per portare in città simili quantitativi di rifiuti, serviranno indicativamente 9 tir dalla capienza di 20 tonnellate al giorno. Ma l'azienda è al lavoro su uno studio di fattibilità, al fine di verificare se ci sono le condizioni per collegare l'ex polo elettronico alla ferrovia.

Infine, perciò che concerne l'ammontare dell'investimento e le tempistiche delle assunzioni, Shankar e Baldarelli hanno confermato che i soldi stanziati dal Cipe saranno circa 10-12milioni di euro, a fronte di un investimento complessivo di 35milioni: "All'inizio avevamo presentato domanda per un finanziamento più importante – ha detto Baldarelli – ma abbiamo ridimensionato la richiesta perché abbiamo già perso un anno e mezzo, un ritardo a causa del quale dalla Germania non riceveremo la seconda linea di produzione prima di un anno. Con Invitalia abbiamo comunque deciso di partire con la prima linea per accelerare la procedura. Quando sarà in corso la prima linea faremo la richiesta per la seconda. Dato che Invitalia ha già istruito la pratica per la nostra società e che ha già effettuato tutto il monitoraggio preliminare, a quel punto sarà tutto più facile. Abbiamo deciso di procedere in questo modo per snellire le procedure; se avessimo presentato subito domanda per una seconda linea, dato che quest'ultima non era immediatamente disponibile non saremmo potuti partire".

Nell'investimento sono previste anche le spese per la bonifica del sito, la riparazione dei capannoni danneggiati dal terremoto e il loro adeguamento strutturale, necessario per renderli idonei ad accogliere macchinari di grandi dimensioni. Le assunzioni dovrebbero iniziare già a partire da aprile-maggio: i lavoratori saranno sottoposti a dei corsi di formazione intensivi, un passaggio senza il quale la produzione vera e proprio non potrà partire. Obiettivo dell'azienda è di completare il reclutamento e il training prima della fine dell'estate.

Ultima modifica il Mercoledì, 19 Febbraio 2014 15:18

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