Martedì, 23 Luglio 2019 10:11

Cgil, la denuncia: "I grandi gruppi bancari stanno abbandonando L'Aquila"

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I grandi gruppi bancari stanno abbandonando L’Aquila e la sua provincia.

La denuncia è di Luca Copersini della Fisac Cgil della provincia dell’Aquila e Francesco Marrelli della Cgil della provincia dell’Aquila.

Nel mondo bancario si assiste da anni alla diminuzione di sportelli e addetti dovuta alla digitalizzazione, l'andamento dei tagli presenta però forti differenze tra le varie regioni italiane. "Nel periodo tra il 2010 e il 2018 il numero degli addetti in provincia dell'Aquila si è ridotto mediamente del 3,3% annuo, percentuale più che doppia rispetto alla media nazionale. Dalle notizie che arrivano dagli istituti presenti in provincia il prossimo futuro vedrà un'ulteriore accelerazione dei tagli: tutte le grandi banche parlano di consistenti riduzioni di filiali e di personale".

Numerosi i problemi che questo comporterà: dalla difficoltà di accesso ai servizi bancari per le fasce più deboli della popolazione ai risvolti occupazionali, visto che stiamo parlando di 320 posti di lavoro persi in 8 anni e di numerosi che scompariranno a breve.

"Eppure il principale motivo di preoccupazione è un altro", sottolineano Copersini e Marrelli. "I dati dicono che tra il 2010 e il 2018 l'ammontare dei prestiti bancari alle imprese della nostra provincia si è ridotto del 24%, percentuale che sale al 28% per le piccole imprese. Questo è accaduto nonostante la presenza di quello che veniva sbandierato dalla politica come 'il cantiere più grande d'Europa'. Tutto lascia intendere che l'ulteriore riduzione degli sportelli si accompagnerà, nel nostro territorio, ad un'altrettanto significativa riduzione dei finanziamenti. Le normative BCE impongono alle banche rigidi vincoli di bilancio legati alla concessione del credito, con adempimenti che diventano più o meno gravosi a seconda della rischiosità dei prestiti concessi. La conseguenza è che le grandi banche sono fortemente tentate di disimpegnarsi dai territori meno floridi, concentrando gli impieghi nelle aree più produttive del Paese, dove evidentemente rischiano di meno".

Questo comporterà l'accentuazione delle differenze tra regioni ricche e regioni meno ricche (oltre a sgradevoli effetti collaterali come la crescita dell'usura nelle zone che le banche abbandoneranno). "E' quello che sta accadendo nella nostra provincia, un territorio che i più importanti gruppi bancari nazionali non fanno mistero di considerare poco appetibile: facile prevedere che nel prossimo futuro sarà sempre più difficile l'accesso al credito per gli imprenditori locali. Tagliare gli impieghi significa piccole aziende che chiudono e giovani costretti ad emigrare per poter lavorare. Soprattutto, significa porre ostacoli pressoché insormontabili sulla strada della rinascita del nostro territorio".

Ultima modifica il Martedì, 23 Luglio 2019 10:37

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