Domenica, 18 Agosto 2019 23:05

Abruzzo, l'allarme: in sei mesi perse 1.458 aziende artigiane

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In sei mesi, dal 1° gennaio al 30 giugno 2019, in Abruzzo sono state chiuse 1.458 aziende artigiane.

A dare i numeri è la CGIA di Mestre. 

Considerato che, nello stesso periodo, si sono registrate 1.000 nuove iscrizioni, il saldo è negativo di 458 unità, un dato assolutamente allarmante che pone la nostra Regione tra le ultime in Italia. Se poi si allarga lo sguardo al decennio tra 2009 e 2018, le imprese chiuse sono state 6.220, pari al 17.2% delle aziende artigiane abruzzesi. Un dato che supera di quasi 6 punti la media nazionale, che si è attestata all'11.3%.

Sebbene nel corso del secondo trimestre del 2019 si sia verificata una lieve ripresa, lo stato di salute dell'artigianato in Italia - spiega la CGIA - continua ad essere preoccupante; nei primi sei messi dell'anno, infatti, "lo stock delle imprese è diminuito di 6.564 unità"; se si esclude il Trentino Alto Adige, tutte le altre regioni italiane hanno fatto registrare un trend negativo tra chiusure e nuovi iscrizioni, con l'Abruzzo, come detto, in fondo alla classifica con Emilia Romagna (ultimo posto, saldo negativo di 761 unità), Sicilia, Veneto, Lombardia e Marche. 

Stando ai dati forniti dalla CGIA, il settore artigiano più colpito è stato l'autotrasporto che, negli ultimi dieci anni, ha perso 22.847 imprese a livello nazionale; seguono le attività manifatturiere e l'edilizia, con un crollo di 94.330 aziende (-16.2%). Sono in aumento, invece, le imprese di pulizie, giardinaggio e servizi alle imprese, attività cinematografiche e di produzione software. 

Una nuova stangata potrebbe arrivare all'inizio del prossimo anno, "se non si riuscirà a disinnescare l'aumento dell'IVA"; l'innanzalmento di 3 punti percentuali - avverte la CGIA - "sia dell'aliquota ordinaria che di quella ridotta, rischia di provocare effetti molto negativi sul fatturato di queste attività che vivono quasi esclusivamente dei consumi delle famiglie".

D'altra parte, la riduzione delle attività - oltre alla perdita di posti di lavoro - sta significando la desertificazione dei centri storici, minando la qualità della vita delle grandi città così come dei piccoli paesi. 

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