Che effetti stanno avendo le politiche e le iniziative messe in atto dallo Stato per sostenere le attività produttive, la ripresa e lo sviluppo socio-economico dei territori colpiti dal sisma? E che impatto produrranno i fondi, come i 13 milioni di euro del bando Smart&Start, assegnati al Cratere per finanziare nuovi progetti imprenditoriali?
“Non basta la ricostruzione materiale, bisogna assicurare il rilancio del tessuto socio-economico" è il lietmotiv pronunciato da politici, sindacati, Confindustria e associazioni di categoria, nonché dagli studiosi che, a vario titolo, hanno, in questi anni, elaborato analisi e suggerito indirizzi per l'orientamento delle scelte delle amministrazioni.
Si invocano contributi come se finora non fosse stato stanziato nemmeno un euro. Ma sommando le varie voci di finanziamento e dando anche un'occhiata al sito Open Coesione (il portale che monitora gli investimenti programmati per la coesione territoriale) non si certo può dire che sull'Aquila siano confluite poche risorse. Al contrario: tra fondi europei (già stanziati e appositamente riprogrammati) e interventi ad hoc, il Cratere è, oggi, una delle aree più aiutate d'Italia.
Eppure gli effetti benefici che era lecito attendersi da tutti questi interventi finora sono stati molto modesti, se è vero che la provincia dell'Aquila, come hanno certificato gli ultimi dati forniti dalla Cgil, è alle prese con una delle crisi occupazionali più gravi d'Italia. E, per il futuro, c'è il rischio di continuare a adottare misure poco incisive.
Cos'è che non sta funzionando? Un grosso intoppo è stato e continua a essere la lentezza della burocrazia, la farraginosità e la contraddittorietà di leggi e regolamenti (vedi lo scontro Tar-Inps sulle tasse da restituire), i tempi lunghi della pubblica amministrazione.
In altri casi, invece, il problema è stato, per così dire, il metodo, la scelta delle priorità: quando si è trattato di decidere dove allocare le risorse, lo si è fatto con scarsa lungimiranza, dimostrando anche di avere una scarsa conoscenza delle peculiarità dell'economia territoriale dell'Aquila e del suo comprensorio.
Un caso emblematico è il bando Smart&Start, destinato alle piccole e medie imprese che propongono progetti imprenditoriali innovativi.
E' un bando pensato e redatto, originariamente, per le regioni ricomprese nel cosiddetto Obiettivo Convergenza (quelle il cui PIL pro capite è inferiore al 75% della media comunitaria), vale a dire Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Basilicata. Invitalia lo ha poi esteso (qualcuno, maliziosamente, ha detto “copincollato”) anche ai Comuni del Cratere, utilizzando una parte (13 milioni) dei soldi assegnati dalla delibera Cipe alle attività produttive. Ma mentre nelle regioni del Sud i due incentivi sono cumulabili fino a un massimo di 500 mila euro, per il Cratere, poiché l'Abruzzo non rientra nell'Obiettivo Convergenza, Invitalia ha previsto il regime del de minimis, (simile a quello già adottato per la Zona Franca Urbana), con un plafond, dunque, di 200 mila euro.
Sindacati e Confindustria, ma anche l'ordine dei commercialisti, hanno osservando che il de minimis rischia di depotenziare l'impatto della misura, di rendere meno attrattivo e appetibile, per un'azienda, un investimento nel Cratere.
Il bando, inoltre, prevede un contributo a fondo perduto fino a un massimo del 65% delle spese (elevabile fino al 75% per le società costituite esclusivamente da giovani (under 36) ma l'erogazione avviene a titolo di rimborso delle spese effettivamente sostenute, dietro rendicontazione. Ciò vuol dire che le aziende beneficiarie dovranno comunque avere a disposizione dei capitali propri, sufficienti ad affrontare le spese di avviamento (nonché la restante parte dell'investimento) o comunque una qualche copertura a titolo di garanzia.
Considerando che il bando è rivolto alle imprese costituende o costituite da meno di 6 mesi, che siamo in una congiuntura in cui i prestiti delle banche arrivano con il contagocce e che al momento le esigenze del Cratere sono ben altre, il rischio è che il territorio non riesca a “tirare” queste risorse.
Meglio sarebbe stato, hanno osservato gli addetti ai lavori, studiare un mix di misure a fondo perduto e di credito agevolato, visto che il principale problema per le aziende è l'accesso al credito.
Il bando, infine, è rivolto alle aziende “che intendono operare nell’economia digitale” ma un concetto così generico di “economia digitale”, rischia di essere troppo vago e aleatorio.
Gli altri fondi della delibera Cipe 135 destinati a interventi per il sostegno delle attività produttive e della ricerca (in totale 100 milioni) sono stati assegnati al settore farmaceutico (Dompè e Sanofi Aventis), all'Accord Phoenix, al Centro Turistico del Gran Sasso e a progetti infrastrutturali. Per i restanti 57 milioni è in corso di svolgimento la selezione dei progetti.
La regola del de minimis è stata applicata anche per la Zona Franca Urbana, entrata in vigore, ufficialmente, poco più di un anno fa. In base a dati ufficiosi contenuti in un report inviato dall'Agenzia delle Entrate al Mise, il ministero dello Sviluppo Economico, finora, dei 90 milioni di euro stanziati (anzi, 86: 4 milioni sono andati a Invitalia che ha istruito il bando) ne sarebbero stati spesi una decina.
Le aziende ammesse alle agevolazioni sono circa quattromila, un elenco dove troviamo tanto le imprese edili quanto il piccolo bar, l'attività artigianale o la start-up. Ed è stata proprio la scelta di non voler escludere nessuno che ha fatto sì che a ciascuna azienda siano andati in media tra i 15 e i 20 mila euro. Troppo pochi per pensare di ridare ossigeno all'economia. Certo, la Zfu, per definizione, prevede solo aiuti di piccola entità. L'errore, all'Aquila, è stato tuttavia quello di averla per lungo tempo presentata come la panacea di tutti i mali e di non averla accompagnata con altri investimenti.
Ad interventi ad hoc come la Zfu o il bando Smart&Start, bisogna aggiungere anche i fondi europei. Nel luglio 2009, infatti, il Comitato di Sorveglianza del Por-Fesr Abruzzo adottò una proposta di modifica con l'inserimento di un nuovo Asse, l'Asse 6, ribattezzato Recupero e rivitalizzazione economica e sociale del territorio colpito dal sisma.
A valere sulle risorse finanziarie dell'Asse, risultano essere stati banditi alcuni interventi regionali: uno da 52 milioni di euro (“Erogazione di contributi miranti a risarcire i danni causati alle attività economiche-produttive”), uno dalla dotazione finanziaria di 11 milioni di euro (“Erogazione di contributi miranti a favorire la nascita e la localizzazione di nuovi iniziative imprenditoriali”) e un terzo da circa 15 milioni e 700 mila euro per sostenere programmi di investimento nella coesione sociale e nel turismo.
E non è finita qui. Esiste anche un bando a supporto delle piccole e medie imprese aquilane di 2 milioni di euro promosso dalla Camera di Commercio di Milano, dal Comune di Milano e dalla Camera di Commercio dell'Aquila, soldi destinati al sostegno finanziario delle Pmi dislocate nel Cratere che “prestino progetti volti all'innovazione”.
Cosa si è fatto con tutti questi soldi?