E' cominciato alle 9 di questa mattina lo sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori che svolgono attività di call center per Poste Italiane. Alla base della protesta indetta dai sindacati, gli esuberi che potrebbero concretizzarsi nel cambio d'appalto della commessa Poste Italiane da Olisistem start (Ex E-Care) a Distribuzione Italia, aggiudicatrice del bando ad invito istruito circa sei mesi fa.
Una nota sindacale congiunta rende noto che l'adesione è stata totale, un dato che dimostra quanto le preoccupazioni delle organizzazioni sindacali per questo cambio di appalto, che impatta 341 persone che lavorano la commessa Poste Italiana lotto B1 tra Roma (132 lavoratori) e L'Aquila (209 lavoratori), siano condivise.
Numerosi i partecipanti anche ai due presidi di protesta promossi dalle segreterie nazionali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, Ugl Telecomunicazioni a L'Aquila, davanti agli uffici di Centi Colella dove si sono ritrovati circa 200 lavoratori, e a Roma, davanti alla Direzione Generale all'Eur.
Nella Capitale una delegazione sindacale è stata ricevuta da Ettore Lapadula, dell'ufficio relazioni industriali, il quale ha "ha espresso interesse - si legge in una nota diffusa dalle OOSS - a proseguire nell'espletamento senza criticità della clausola sociale. Le organizzazioni sindacali - prosegue la nota - hanno ribadito che nessuno deve restare fuori e che il perimetro occupazionale deve essere salvaguardato. L'incontro si è chiuso con l'impegno di Lapadula a comunicare ai responsabili delle relazioni industriali di Poste Italiane".
Negli incontri avvenuti nei mesi scorsi tra le organizzazioni sindacali e l'azienda subentrante per concludere l'accordo di cambio d'appalto, Distribuzione Italia si è detta disposta ad applicare la clausola sociale limitatamente ai lavoratori che hanno prestato servizio per sei mesi continuativi ed esclusivi nel periodo luglio - dicembre 2019.
L'azienda ritiene che i lavoratori del sito aquilano che rientrano in questo perimetro siano 180. Ne mancano all'appello 29, sprovvisti, secondo Distribuzione Italia, del requisito richiesto. A Roma, invece, sono in 30 a rischiare il posto di lavoro.
Tra le ragioni della protesta anche il ritardato pagamento, da parte di Olisistem, dello stipendio di gennaio 2020 dovuto al mancato versamento da parte della committente Poste Italiane di alcune fatture scadute al 31 gennaio 2020. I lavoratori, dopo due giorni di azioni di sciopero, hanno appena fatto sapere di avere ricevuto l'accredito.
"Se le condizioni di cambio di appalto sono queste, e cioè il licenziamento di trenta persone, allora non si può trattare" dichiarano le RSU dal presidio dell'Aquila. I sidacalisti sottolineano come "nella prima lista di persone da riassorbire con clausola sociale comunicata da Poste, comparivano solo due eventuali esuberi. Nel secondo incontro con Distribuzione Italia, la situazione è cambiata radicalmente. A seguito di ulteriori dati che la società avrebbe chiesto alla committente Poste, gli esuberi, a L'Aquila, sono saliti a 29 e noi non sappiamo nemmeno chi sono. Né Poste, né Distribuzione Italia hanno comunicato ai sindacati e ai lavoratori i nominativi e i dati che hanno a disposizione".
I tempi per concludere l'accordo di cambio d'appalto sono stretti. La proroga sul contratto di gestione concessa da Poste a Olisistem scadrà il prossimo 29 febbraio. "Non abbiamo molto tempo - ha affermato Piero Francazio della Uilcom-Uil L'Aaquila - A Poste Italiane abbiamo chiesto un incontro urgente. La richiesta è stata ribadita anche al dottor Lapadula, che ha ricevuto a Roma la delegazione sindacale. Lo sciopero proseguirà per tutta la giornata, non possiamo permetterci di perdere nemmeno un posto di lavoro".
Analoga situazione si riscontra nella sede di Torre Spaccata, a Roma. "Risultano incongruenze tra i dati forniti all'azienda da Poste e quelli forniti da Olisistem all'azienda subentrante - ha spiegato a NewsTown una lavoratrice del call center di Torre Spaccata - Alcuni lavoratori non presentano i requisiti richiesti dalla società subentrante per il riassorbimento per via di un'analisi sbagliata effettuata da Poste. La mancanza di continuità lavorativa di questi dipendenti emersa dai sistemi operativi è dovuta in realtà al fatto che gran parte del lavoro su questa commessa è di back office e, quindi, non richiede loggatura. Sono dati falsati e non possono essere presi in considerazione. Oggi difendiamo il diritto al lavoro".
Peraltro, Olisistem è al centro di un'altra delicata vicenda. "Lo scorso 2 dicembre - fa sapere Francazio - sono transitare in clausola sociale commessa Acea 100 lavoratori da Olisistem verso Tecnocall. Dopo 60 giorni Olisistem ha informato di non avere disponibilità per pagare i TFR di coloro che sono transitati in tecnocall, li diffideremo", ha anncunciato il sindacalista.