Il settore farmaceutico rappresenta una eccellenza in termini di alta professionalità degli addetti e capacità economica e produttiva delle aziende; in piena crisi del 2008, così come nella fase emergenziale a seguito del sisma e del dilagarsi del coronavirus, è stato uno dei pochi settori anticiclici, continuando a rafforzare la sua presenza sul territorio e a mantenere la piena capacità produttiva degli stabilimenti.
In effetti, in provincia dell’Aquila vi sono occupati circa 540 dipendenti, che arrivano a 1000 unità lavorative considerando l’indotto e rappresentano oltre un terzo degli occupati del comparto dell’intera regione Abruzzo.
Il valore delle esportazioni del farmaceutico è pari al 34% del valore totale dell’export ed al 55% delle esportazioni nei settori Hi-Tech. Il settore colloca la provincia dell’Aquila al 6° posto in Italia per incidenza di addetti rispetto al totale del manifatturiero. Anche dai dati Istat si rileva come la tendenza di crescita del valore delle esportazioni è conseguenza proprio dell’aumento della produzione dei farmaci.
Le aziende farmaceutiche sono state protagoniste nella ripresa post sisma contribuendo al rilancio economico del nostro territorio, essendo destinatarie tra l’altro di parte delle risorse del 4% finalizzate agli investimenti per le attività produttive.
"Il settore nel contempo è però caratterizzato da una occupazione eccessivamente flessibile - sottolinea il segretario Cgil della provincia dell'Aquila, Francesco Marrelli - dove i lavoratori e le lavoratrici in somministrazione, sia a tempo determinato che indeterminato, hanno raggiunto le oltre 200 unità lavorativa, superando la quota del 35% degli addetti stabili, ai quali vanno aggiunte altre ed ulteriori tipologie di lavoro flessibile. Dovrebbe far riflettere un utilizzo così massiccio di lavoro precario in un settore che per sua natura dovrebbe garantire la sicurezza e la stabilità occupazionale per poter mantenere alti livelli di qualità del prodotto e di produttività industriale".
Se da una parte è vero che la necessità per le aziende farmaceutiche è quella di continui investimenti in ricerca, innovazione tecnologica e di processo, al fine di mantenere una elevata capacità competitiva, "dall’altra parte è necessario avviare percorsi di stabilizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici - ribadisce Marrelli - soprattutto in una fase di contrazione occupazionale e reddituale delle famiglie. Accompagnare le legittime richieste delle aziende sull’utilizzo di finanziamenti pubblici necessita di conseguenza di un chiaro e vincolante impegno da parte loro sulla crescita occupazionale stabile e di qualità".
La politica e le istituzioni devono cominciare a comprendere quali sono le opportunità per i nostri territori, comprenderne le vocazioni e conoscerne le potenzialità. "Sicuramente il settore farmaceutico rappresenta un volano di crescita e di ripresa anche da questa ultima crisi, ma occorre un nuovo impulso, occorrono risorse nuove per gli investimenti e una maggiore attenzione al territorio. E’ necessario rilanciare il polo di innovazione tecnologico costituito dopo il sisma del 2009 con l’intenzione di attrarre nuovi finanziamenti e maggiori investimenti su 4 ambiti d’azione: biotecnologie, automazione industriale, sostenibilità ambientale e formazione. Nel contempo è necessario riaffermare che dal lavoro si ricostruisce anche il senso di comunità per ridare dignità alle persone e per rendere effettivo il ruolo sociale che le aziende farmaceutiche devono rappresentare nella nostra provincia, ribadendo quindi che il lavoro deve essere stabile e di qualità".
In questa nuova fase di emergenza sanitaria, mai conosciuta prima, e con le tante fragilità riscontrate "è necessario avviare immediatamente un confronto istituzionale con le aziende del settore al fine di valorizzarne le esperienze anche per generare maggiori investimenti e quindi maggiore occupazione. Il lavoro, la qualità del lavoro ed i diritti dei lavoratori devono essere al centro di un nuovo patto istituzionale, capace di attrarre investimenti sul territorio partendo dai bisogni delle persone e dalle necessità delle comunità locali. Questa dovrà essere la sfida di chi è chiamato a governare, a tutti i livelli istituzionali, i nostri territori".