I sindacati confederali ripartono dalle scuole.
Saranno i giovanissimi, infatti, al centro delle iniziative che Cgil, Cisl e Uil promuoveranno nella provincia dell'Aquila in occasione della festa del lavoro. A sottolineare l’urgente necessità di mettere in campo progetti e iniziative indispensabili ad arginare il dramma della disoccupazione giovanile - arrivata ormai a dimensioni intollerabili per un paese civile - e a rilanciare politiche che pongano al primo posto non i tagli e l’austerity ma il lavoro e la crescita economica.
A partire da un territorio, la provincia dell’Aquila, che ai problemi della ricostruzione aggiunge il dramma di tante persone (giovani e non) che cercano un lavoro senza trovarlo in un’area che stenta a ripartire anche dal punto di vista economico. "Come sapete, le segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil hanno deciso che la manifestazione nazionale si svolgerà quest'anno nella città di Pordenone, in Friuli Venezia Giulia", ha spiegato Michele Lombardo della Uil. "Ci saremo, ovviamente. Abbiamo voluto, però, dare un segnale forte al nostro territorio, scegliendo un percorso che non si focalizzi solo nella giornata di festa ma che individui, piuttosto, alcuni appuntamenti con i ragazzi e le ragazze delle scuole superiori. Dunque saremo il 28 aprile all'Itis dell'Aquila, il 29 aprile al Liceo Artistico di Avezzano e il 3 maggio al Liceo Scientifico di Sulmona. Incontreremo gli studenti delle ultime classi degli istituti superiori delle principali città della nostra Provincia".
Riteniamo fondamentale, ha chiarito Lombardo, "organizzare un momento di confronto e interlocuzione con loro, per capire come vivono la difficile prospettiva del lavoro e come percepiscono l'utilità del sindacato". E per cercare delle risposte concrete alla crisi.
"E' sempre utile partire dai dati", ha sottolineato Umberto Trasatti della Cgil. "Dal 2008 al 2013, siamo passati da un tasso di disoccupazione complessivo dell'8.5% ad un drammatico 12.6%. Contestualmente, il tasso di occupazione è sceso dal 58% al 54%".
I dati, però, non dicono tutto: "Nello stesso periodo, le ore di cassa integrazione sono schizzate del 1300%. Se nel 2008, infatti, registravamo 850mila ore di cassa, nel 2013 siamo arrivati ad oltre 10milioni e mezzo. Come non bastasse, il 70% di queste ore sono di cassa straordinaria o in deroga. A dire che risultano attualmente occupati lavoratori che, in larga misura, non torneranno al loro posto".
C'è poi la piaga della disoccupazione giovanile: "In Italia, registriamo - in media - l'11% di disoccupazione intellettuale. Qui, le cose vanno anche peggio: tra il 2012 e il 2013, solo il 43% dei laureati ha trovato lavoro e, tra l'altro, solo il 26% a tempo indeterminato. E' per questo che abbiamo deciso di dedicare il 1° Maggio alle ragazze e ai ragazzi, in una Provincia che - dal 2008 ad oggi - ha visto evaporare 7mila posti di lavoro".
Trasatti torna a sollecitare interventi pubblici che siano in grado di rilanciare le attività produttive: "Tutti i settori, nella provincia dell'Aquila, perdono occupazione. E trovo vergognoso che non si riescano ancora a spendere i 100milioni stanziati dal Cipe con la delibera del dicembre 2012. Fondi che potrebbero muovere investimenti significativi nel nostro territorio".
A chiarire ulteriormente i contorni della crisi, Paolo Sangermano della Cisl: "Come sottolineava Trasatti, nella nostra provincia, non c'è un solo settore produttivo che registri un saldo positivo tra le nuove imprese e le imprese che hanno invece cessato l'attività. Neppure il settore delle costruzioni. A dire che la crisi è strutturale a tutti i livelli. E se il tasso di disoccupazione giovanile (tra i 15 e i 24 anni) in Abruzzo si attesta al 37.7%, nella provincia dell'Aquila siamo oramai al 42.3%. Soffriamo più di qualsiasi altro territorio. Dunque, proviamo a stimolare il dibattito e a costruire un percorso virtuoso con le nuove generazioni, le più interessate ad invertire il trend negativo. Anche perché, negli ultimi anni abbiamo registrato un progressivo distacco dei giovani dai temi del sindacato. Un distacco dovuto, senza dubbio, alla precarizzazione e alla polverizzazione del lavoro".