Alle 19:30 di venerdì 24 luglio la temuta tegola si è abbattuta violentemente sulle teste dei circa 60 lavoratori della Framiva e delle loro famiglie.
Già negli scorsi mesi le Organizzazioni Sindacali avevano lanciato ripetuti messaggi d'allarme e oggi, purtroppo, gli stessi lavoratori che nel 2012 avevano subìto sulla loro pelle il fallimento Otefal (peraltro non ancora concluso), sono vittime di un ulteriore fallimento, quello Framiva.
Un record amaro.
"Questo territorio non può certo rischiare di perdere posti di lavoro perché non è in grado di riassorbire nel tessuto produttivo coloro che perdono l'occupazione", le parole della segretaria generale della Fiom Cgil della provincia dell'Aquila Elvira De Sanctis. Pertanto, in relazione al fallimento Framiva, la FIOM ritiene che "la prima cosa da fare, con l'appoggio di tutte le Istituzioni (Comune, Provincia, Regione, Prefettura), è capire se ci siano prospettive concrete di cessione dell'attività a un nuovo soggetto con conseguente riassorbimento occupazionale. In tal caso ci sarebbe anche la possibilità di poter accedere, per il periodo transitorio, alla cassa integrazione straordinaria, secondo quanto previsto dal 'Decreto Genova', dando una prima risposta ai lavoratori, così intensamente provati, attraverso il sostegno al reddito della Cigs".
Prima ancora, però, c'è da sciogliere il nodo del doppio fallimento, quello della Otefal (mai chiuso) e quello di queste ore della Framiva, e comprenderne il complicato intreccio. L'incontro fissato per la giornata di domani 28 luglio con il Curatore fallimentare potrebbe rappresentare l'occasione per acquisire le necessarie informazioni. Intanto la FIOM-CGIL, attraverso l'ufficio vertenze della CGIL, si è immediatamente attivata per avviare i passaggi formali e consentire ai Lavoratori di recuparare i crediti che vantano nei confronti della Framiva.