Venerdì, 02 Maggio 2014 12:48

Rapporto Cave Legambiente: i numeri allarmanti e il Decreto Regio del 1927

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E' stato presentato il 29 aprile a Roma il Rapporto cave 2014 di Legambiente, il rapporto sulle attività estrattive nelle diverse regioni italiane. Nonostante la crisi in cui versi negli ultimi anni il settore edilizio, i dati raccolti da Legambiente sono senz'altro allarmanti: sarebbero 5.592 le cave attive in Italia, quelle dismesse e monitorate addirittura 16.045, mentre se aggiungessimo anche quelle delle regioni che non hanno un monitoraggio (Calabria e Friuli Venezia Giulia), il dato potrebbe salire a 17 mila. La quantità di materiali lapidei estratti è, di conseguenza, scioccante: 80milioni di metri cubi di sabbia e ghiaia, 31,6 milioni di metri cubi di calcare e oltre 8,6 milioni di metri cubi di pietre ornamentali estratti solo nel 2012.

A governare un settore così importante e delicato per gli impatti ambientali è tuttora un Regio Decreto del 1927: un provvedimento a livello nazionale che risale a quasi 90 anni fa. Dal 1977, inoltre, la competenza è passata alle regioni, le quali però sono spesso inadeguate a fronteggiare problemi che riguardano pianificazioni e controlli.

La regione Abruzzo non è da meno: non esiste ne' un piano cave provinciale ne' uno regionale. Le cave attive sul nostro territorio, in contrasto con la presenza di tre parchi nazionali, sono 246 e quelle dismesse e/o abbandonate 844.

Il circolo Legambiente di L'Aquila già l'anno scorso in un incontro pubblico all'interno delle manifestazioni della prima edizione di Festambiente Beni Culturali aveva parlato, con l'allora presidente ASM Luigi Fabiani, di una proposta per ridurre l'impatto ambientale dell'attività estrattiva nel territori. In particolare, si tratterebbe del provvedimento a livello nazionale noto come Capitolati RECYCLE, elaborato in collaborazione con Atecap ed Eco.Men, e che si pone l'obiettivo di stimolare le stazioni appaltanti a intraprendere la strada già fissata al 2020 per raggiungere un obiettivo del 70% di recupero di materiali inerti.

Gli aggregati risultanti da lavori di edilizia pubblica e privata, o come all'Aquila, dalla demolizione e ricostruzione di immobili possono infatti diventare, grazie a un processo di macinazione, altri materiali utili come ad esempio aggregati per la miscele bituminose.

"Ridurre il prelievo di materiali e l'impatto delle cave nei confronti del paesaggio - ha dichiarato il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini - è quanto mai urgente e oggi assolutamente possibile: lo dimostrano i tanti Paesi dove si sta riducendo la quantità di materiali estratti attraverso una politica incisiva di tutela del territorio, una adeguata tassazione e la spinta al riutilizzo dei rifiuti inerti provenienti dalle demolizioni edili".

La Presidente del Circolo Legambiente Abruzzo Beni Culturali , Francesca Aloisio dichiara che: " Prelevare e vendere materie prime del territorio è un'attività altamente redditizia eppure i canoni di concessione pagati da chi cava sono a dir poco scandalosi. Dal rapporto 2014 emerge che le entrate regionale dei canoni pagati, per sabbia e ghiaia, in Abruzzo è arrivato a 2.119.326 euro, mentre il volume d'affari annuo da attività estrattive è di 20.069.375 euro, portando a 10.5% le entrate derivanti dai canoni rispetto al prezzo di vendita per sabbia e ghiaia".

"È così evidente - prosegue Aloisio - l'enorme e netta differenza tra ciò che viene richiesto e incassato dagli enti pubblici ed il volume d'affari generato dalle attività estrattive in tutte le regioni, in quelle dove il canone richiesto non arrivano nemmeno ad un decimo del loro prezzo di vendita".
In media infatti, si paga il 3,5% del prezzo di vendita degli inerti ma esistono situazioni limite come nel Lazio, in Valle d'Aosta e in Puglia dove il prelievo degli inerti costa solo pochi centesimi e regioni come Basilicata e Sardegna dove si cava addirittura gratis.

Porre rimedio a tale situazione, secondo Legambiente, è possibile ma si deve innanzitutto intervenire su una norma vecchia quasi 90 anni per ripristinare legalità, trasparenza e tutela.

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