Giovedì, 19 Novembre 2020 14:07

Il Covid e l'economia abruzzese: crollo di consumi e esportazioni

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Crollo dei consumi (-8%, dato senza precedenti); calo di vendite e fatturato del comparto industriale   (meno 50%, superiore anche a quello raggiunto nel picco della crisi del 2008); contrazione dell’occupazione (-2,3% a fronte del -1,7% del resto d’Italia) e  esplosione della cassa integrazione, con 16 milioni di ore richieste (+18% rispetto al 2019).

Sono alcune delle cifre contenute nel rapporto sull’economia abruzzese riferito al terzo trimestre 2020 stilato dalla Banca d’Italia.

L’aggiornamento congiunturale è stato presentato in video conferenza da Dealma Fronzi, capo della filiale dell'Aquila della banca centrale, Valter Di Giacinto e Alessandro Tosoni, della divisione analisi e ricerca economica territoriale.

Il dossier (scaricabile gratuitamente QUI) traccia un quadro d’insieme piuttosto allarmante: l’emergenza sanitaria dovuta al Covid, che ha impattato ovunque in maniera pesante, in Abruzzo, almeno per quel che riguarda alcuni settori, ha avuto dei riflessi ancor più marcati, perché la regione stava già attraversando un momento dei debolezza e rallentamento.

A livello settoriale, sono soprattutto i servizi e il terziario a pagare il prezzo più alto della crisi pandemica mentre nel mercato del lavoro sono le donne e i giovani tra i 15 e i 29 anni i soggetti maggiormente penalizzati.

Gli andamenti settoriali

L’industria

Nel corso del 2020 il quadro congiunturale nel settore dell’industria abruzzese è fortemente peggiorato. Dopo la profonda caduta registrata tra marzo e maggio, periodo in cui l’operatività è stata fortemente limitata dall’adozione dei provvedimenti governativi di blocco delle attività produttive non essenziali, il clima di fiducia tra le aziende è migliorato nei mesi successivi, tornando a collocarsi a settembre su livelli prossimi a quelli registrati a febbraio.

Ma nel sondaggio congiunturale condotto dalla Banca d’Italia tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre su un campione di circa 100 imprese con più di 20 addetti, il saldo tra la quota di aziende che hanno segnalato un aumento del fatturato nei primi tre trimestri dell’anno e la quota di quelle che hanno indicato una contrazione è stato negativo di oltre 40 punti percentuali; valutazioni lievemente migliori sono state formulate dalle imprese di maggiore dimensione e da quelle con una quota elevata di vendite all’estero.

Nell’insieme dei primi tre trimestri oltre il 60 per cento delle imprese ha registrato un calo delle ore lavorate (solo poco più del 10 per cento ha indicato un incremento). Relativamente all’attività di investimento, circa un terzo delle imprese ha rivisto al ribasso la spesa programmata per il 2020, che si attestava già su livelli contenuti rispetto all’anno precedente.

Edilizia e ricostruzione post sisma

Secondo i dati delle Casse edili abruzzesi nel complesso dei primi otto mesi dell’anno il numero di ore lavorate è risultato inferiore di oltre il 27 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019, con un picco negativo nel mese di aprile.

Nel primo semestre del 2020 le attività di ricostruzione nelle aree colpite dal sisma del 2009 e da quello del Centro Italia hanno subito un brusco rallentamento, principalmente da ricondurre alle restrizioni disposte per fronteggiare l’emergenza sanitaria. In base ai dati degli Uffici speciali per la ricostruzione (Usra e Usrc), nei primi sei mesi dell’anno sono stati concessi contributi per la sistemazione degli edifici privati per circa 113 milioni di euro (218 nello stesso periodo del 2019), mentre le somme erogate sono state pari a circa 18 milioni di euro, meno di un quinto del dato del primo semestre del 2019. Per la ricostruzione pubblica, nei primi sei mesi dell’anno sono stati concessi finanziamenti per 16 milioni di euro, mentre le somme erogate sono state pressoché nulle. In base ai dati dell’Osservatorio del mercato immobiliare (OMI), le compravendite di abitazioni, che avevano fatto registrare una graduale ripresa dal 2015, sono diminuite nel primo semestre di oltre il 20 per cento. Nel settore non residenziale il calo è stato di circa il 33 per cento.

Commercio

Le più recenti stime di Confcommercio per il 2020 indicano in Abruzzo un calo dei consumi di circa l’8 per cento (-10,9 per cento in Italia).

Nel sondaggio della Banca d’Italia, condotto su un campione di imprese dei servizi con più di 20 addetti, il saldo tra la quota di imprese che ha segnalato un fatturato in aumento nei primi tre trimestri del 2020 e quella delle aziende che hanno indicato un calo è stato negativo per circa 80 punti percentuali, risultando significativamente più pronunciato rispetto a quello registrato nell’industria. Anche le valutazioni sulle prospettive delle vendite per i prossimi sei mesi appaiono peggiori; continuano infatti a prevalere nel terziario le indicazioni di una riduzione dei ricavi.

Nel settore distributivo si sono marcatamente contratti gli acquisti di beni durevoli. Le immatricolazioni di nuove autovetture, dopo essersi pressoché azzerate a marzo e aprile, hanno fatto registrare un graduale recupero nei mesi successivi; nel complesso dei primi nove mesi dell’anno il calo è stato pari al 31,4 per cento (-14,3 per cento per i veicoli commerciali leggeri); l’introduzione degli incentivi governativi all’acquisto di auto a basse emissioni ha sospinto la ripresa delle immatricolazioni nei mesi di agosto e settembre.

Esportazioni

Nel primo semestre del 2020 le esportazioni abruzzesi sono diminuite del 16,3 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, una contrazione sostanzialmente in linea con il dato nazionale e del Mezzogiorno. Su tale andamento ha inciso soprattutto la forte riduzione delle vendite all’estero del comparto dei mezzi di trasporto (che rappresentano circa il 50 per cento del totale), particolarmente accentuata nel secondo trimestre, e, in minore misura, la contrazione delle esportazioni di prodotti dei comparti meccanico e dei prodotti in gomma e plastica. Hanno invece fornito un contributo positivo il settore chimico‐farmaceutico e quello alimentare.

Il mercato del lavoro

Secondo l’Istat, nella media del primo semestre del 2020, il numero di occupati è diminuito del 2,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019; il calo è stato significativamente più accentuato per la componente femminile rispetto a quella maschile (-4,5 e -0,8 per cento, rispettivamente). Il numero di ore lavorate si è ridotto di circa il 20 per cento.

Sull’andamento negativo dell’occupazione nel semestre hanno inciso principalmente la flessione nelle costruzioni, nell’agricoltura e nell’industria. Nel comparto dei servizi, l’occupazione, in crescita nel primo trimestre, si è repentinamente contratta nel trimestre successivo.

Secondo i dati dell’Inps, nel primo semestre 2020 le assunzioni nette di lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato nel settore privato sono rimaste positive, sebbene su valori più contenuti rispetto al corrispondente periodo del 2019; su tale andamento ha inciso anche il blocco dei licenziamenti disposto nel decreto “Cura Italia” per contenere gli effetti dell’epidemia sul mercato del lavoro. Sono risultate nel complesso negative di circa 1.700 unità le assunzioni nette dei lavoratori con forme contrattuali meno stabili (a fronte di un valore positivo di circa 19.000 unità nello stesso periodo del 2019) che hanno risentito sia del calo delle nuove assunzioni sia del mancato rinnovo delle posizioni in scadenza.

L’andamento delle attivazioni nette è peggiorato in particolare per i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, più frequentemente assunti con contratti a termine, e per le lavoratrici, la cui presenza è più rilevante nei comparti maggiormente colpiti dalla pandemia, come ad esempio i servizi turistici.

Nel primo semestre del 2020 il tasso di occupazione è diminuito in media di poco più di un punto percentuale rispetto allo stesso periodo del 2019 (al 56,7 per cento). Il tasso di attività è sensibilmente calato (-2,4 punti percentuali, al 62,3 per cento), a seguito della flessione del numero delle persone in cerca di lavoro. Ne è seguita una riduzione del tasso di disoccupazione di quasi due punti percentuali (all’8,8 per cento; 8,6 per cento in Italia).

Ammortizzatori sociali

Nel 2020 in Abruzzo sono state autorizzate 64 milioni di ore di cassa integrazione, 18 volte il numero del 2019. Secondo l’Inps, in Abruzzo, tra marzo e giugno, hanno fatto ricordo alla Cig il 58% imprese e il 50,8% dei lavoratori (dato più elevato della media nazionale).

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