Martedì, 01 Dicembre 2020 22:00

Economia e società in Abruzzo, il rapporto del Cresa: la mannaia del Covid

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Nel 2019, secondo le stime dell’Istituto Tagliacarne, la ripresa dell’economia italiana ha proseguito nel suo rallentamento considerando che il valore aggiunto è cresciuto del +1,1%, rispetto al +1,7% del 2018 e al +2,3% del 2017. Anche in Abruzzo l’aumento ha rallentato ed è risultato più moderato rispetto a quello nazionale, come evidenziabile dall’incremento del valore aggiunto dello 0,8%, inferiore rispetto al +3,3% del 2018 e al +2,6% del 2017. Il valore aggiunto pro capite regionale ha raggiunto 23.436 euro, inferiore ai 26.588 euro della media italiana.

Questi andamenti sono stati travolti dalla pandemia da Covid-19 che, a causa delle misure adottate per il suo contenimento, ha determinato un crollo del Pil che lo Svimez stima per il 2020 nel -9,6% a livello italiano e nel -9,0% a livello abruzzese.

Le previsioni per il 2021 evidenziano un recupero delle attività economiche che si dovrebbe attestare sul 3,8% in Italia e sul +1,7% in Abruzzo, nient'affatto sufficiente a compensare la mannaia della pandemia.

IL SISTEMA DELLE IMPRESE Il numero di imprese attive rilevato in Abruzzo a fine 2019 (126.543 unità, pari al 2,5% del totale nazionale) è diminuito dello 0,5% rispetto all’anno precedente (Italia: -0,3%). Il calo ha interessato tutte le province, ad eccezione di Pescara che non ha segnato variazioni, e in particolare i settori delle costruzioni (-1,4%; Italia: -0,3%), dell’agricoltura (-1,4%; Italia: -1,3%), delle attività manifatturiere (-1,6%; Italia: -1,3%) e del commercio (-1,1%; Italia: -1,5%), mentre hanno mostrato incrementi soprattutto il noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese (+3,8%; Italia: +2,6%), le attività professionali, scientifiche e tecniche (+2,7%; Italia: +3,0%), le attività immobiliari (+3,0%; Italia: +1,5%) e l’alloggio e ristorazione (+0,8%; Italia: +1,0%).

Le imprese manifatturiere (11.539 attive) registrano una flessione in tutte le province, e in quasi tutti i principali settori (fabbricazione di articoli in pelle: -3,3%; lavorazione di minerali non metalliferi: -2,7%; stampa e riproduzione di supporti registrati: -2,7%; alimentari: -2,3%) ad eccezione della sola riparazione e manutenzione di macchine e apparecchiature (+1,9%).

Come già riscontrato negli anni scorsi, e in linea con la tendenza nazionale, la struttura imprenditoriale abruzzese prosegue nella riorganizzazione e nel consolidamento: le imprese individuali, che costituiscono i due terzi del totale, registrano una progressiva diminuzione (-1,4%; Italia: -1,1%) mentre aumenta il peso delle società di capitali, che hanno assetto gestionale ed organizzativo più complesso (+4,0%; Italia: +3,6%).

Gli ultimi dati relativi al terzo trimestre 2020 mostrano che dopo il periodo di lockdown dovuto alla pandemia da Covid-19, il bilancio tra nuove aperture e chiusure di imprese (+413) è in miglioramento rispetto al II trimestre (+269) con un aumento congiunturale di nuove iscrizioni (+17,3%) superiore a quello osservato dalle cancellazioni (+8,4%).

L’ARTIGIANATO A fine 2019 le imprese artigiane attive in Abruzzo sono 29.328, con una flessione dell’1,8% rispetto al 2018 (Italia: -1,0%) derivante dal calo registrato in tutte le province e in tutti i comparti, ad eccezione del noleggio e agenzie di viaggio (+1,6%; Italia: +2,6%) e le altre attività di servizi (+0,5%: Italia: +0,5%).

Emergono andamenti particolarmente pesanti nelle costruzioni (-276 imprese pari al -2,7%; Italia: -1,2%) e nelle attività manifatturiere (-186 imprese pari al -2,8%; Italia: -2,1%).

L’AGRICOLTURA Il 2019 è stato secondo l’Istat un anno positivo considerando che il valore aggiunto agricolo regionale è in aumento rispetto all’anno precedente (+1,3%; Italia: -1,6%). Il saldo commerciale agricolo è negativo e in peggioramento rispetto al 2018 per l’effetto combinato del calo delle esportazioni (-31,3%; Italia: -2,0%) non compensato dal calo delle importazioni (-7,1%; Italia: +4,5%).

Nel 2019 sono stati riscontrati aumenti della produzione di cereali, ortaggi e olive da olio e decrementi in quella di patate e frutta. Il comparto vitivinicolo ha registrato diminuzioni riguardo all’uva da vino e la stabilità dell’uva da tavola.

L’EDILIZIA Il 2019 per l’edilizia regionale non è stato un anno positivo come evidenziato dalla diminuzione degli occupati (-12,3% rispetto al -4,8% italiano) e delle imprese attive (-1,4% rispetto al -0,3% italiano). Il calo delle imprese attive è in peggioramento rispetto a quello del 2018 e ha coinvolto tutte le province.

IL COMMERCIO A fine 2019 le imprese commerciali attive in Abruzzo sono 31.799, in diminuzione (-1,1%; Italia: -1,5%) rispetto al 2018 a causa del calo verificatosi in tutte le province, soprattutto a L’Aquila (-2,2%).

Tra le componenti hanno registrato una certa flessione sia il commercio al dettaglio (-2,0%; Italia: -2,2%) che quello all’ingrosso (-0,2%; Italia: -1,0%) mentre il commercio e riparazione di autoveicoli è l’unico in aumento (+1,3%; Italia: +0,7%).

IL TURISMO I dati rilevati dalla Regione Abruzzo indicano per il 2019 un movimento complessivo di 6.176.702 presenze (notti), valore in lieve calo rispetto all’anno precedente (-2,5%) dovuto alle diminuzioni riscontrate in tutte le province, ad eccezione dell’Aquila (+5,8%), e osservate sia per gli italiani (-1,5%) che per gli stranieri (-8,6%). Gli arrivi (1.643.166) sono rimasti approssimativamente invariati grazie al fatto che l’incremento degli italiani ha compensato il calo degli stranieri. Di conseguenza cala leggermente la durata media del soggiorno in Abruzzo arrivata a 3,8 notti.

GLI SCAMBI CON L’ESTERO Il valore delle vendite estere abruzzesi nel 2019 si attesta sugli 8,6 miliardi di euro, con un decremento su base annua (-1,3%) assai inferiore all’aumento medio nazionale del (+2,3%). 

Il peso dell’Abruzzo sul totale delle vendite italiane scende dall’1,9% all’1,8%.

Il comparto metalmeccanico ed elettronico, che rappresenta nel complesso il 69,8% dell’export regionale, aumenta dell’1,1% rispetto al 2018. Assai diversificato l’andamento dei settori in esso compresi: a crescere, infatti sono solo i mezzi di trasporto (+3,4%) e i metalli di base e prodotti in metallo (+3,6%) che rappresentano rispettivamente il 52,8% e il 5,4% delle vendite estere regionali; in perdita tutto il settore dei macchinari ed apparecchi meccanici, elettronici, ottici ed elettrici (-13,5%) pari all’11,6% del totale abruzzese. Negativo nel complesso l’andamento degli altri principali settori se si escludono i prodotti alimentari, bevande e tabacco (+5,0%) e gli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+1,5%) che rappresentano rispettivamente il 6,4% e il 3,3% dell’export regionale. Le esportazioni nei Paesi dell’Unione Europea rappresentano il 74,3% del totale, in diminuzione rispetto all’anno precedente dell’1,6%.

Nel loro ambito, si osserva la posizione preminente dei Paesi UEM che costituiscono il 55,3% del totale dell’export regionale. Resta stabile tra il 2018 e il 2019 l’Africa (+0,1% pari al 2,3% del totale delle vendite estere). Perde terreno il Medio Oriente (rispettivamente -4,6% e 1,9%) mentre crescono le vendite in America Settentrionale (+11,4% e 7,3%), CentroMeridionale (+8,6% e 4,8%), Asia centrale (+9,0% e 0,5%) e Orientale (+0,8% e 2,8%). Aumentano le vendite estere nelle province dell’Aquila (+8,7% grazie al buon andamento del chimico-farmaceutico) e di Chieti (+3,6% favorito da un incremento dei mezzi di trasporto dell’8,0%), diminuiscono quelle di Teramo (-6,5% sul quale incidono i cali del tessile e gomma) e Pescara (-37,4% influenzato da un decremento generalizzato di tutti i macrosettori).

Nel I semestre 2020 le vendite estere regionali si attestano sui 3,7 miliardi di euro. Rispetto all’analogo semestre dell’anno precedente si registra una contrazione del -16,3% peggiore del -15,3% medio nazionale.

Per quanto riguarda l’andamento per macrosettori, si osserva che gli unici a crescere sono il chimico-farmaceutico (+11,4%, 17,9% del totale dell’export regionale), grazie all’apporto del farmaceutico della provincia dell’Aquila (+137,2%) e di Chieti (+407,8%) e l’agro-alimentare (+8,9%, 8,8% dell’export regionale). Perdono terreno il tessile (-37,8%, 3,3%) e il metalmeccanico (-22,3%, 64,3%). Nell’ambito di tale ultimo comparto, si osservano le crescite importanti delle apparecchiature elettroniche ed ottiche all’Aquila (+43,5%) e a Chieti (+84,3%).

Ad imprimere un segno fortemente negativo all’andamento delle vendite estere è il calo dei mezzi di trasporto (-26,6%, 53% del totale dell’export regionale) che, come naturale, è riconducibile quasi totalmente alla provincia di Chieti (-26,5%, 67,7% del totale dell’export provinciale) L’export provinciale cresce solo nella provincia dell’Aquila (+59,4%), mostra contrazioni superiori al 20% a Teramo (-22,5%) e Chieti (-23,0%) e decresce in misura minore a Pescara (-8,2%).

IL MERCATO DEL LAVORO Nel 2019 in Abruzzo le forze di lavoro ammontavano a 561 mila unità, circa 2 mila in più rispetto al 2018 (quattordici mila in più rispetto al 2008). In termini percentuali, la regione ha fatto segnare un incremento annuo dello 0,4%, decisamente migliore del -0,1% medio nazionale.

In controtendenza con quanto si osserva nelle altre aree del paese, nel 2019 gli occupati sono diminuiti di quasi 1.000 unità, passando da 499 mila a 498 mila (-0,2%). Le persone in cerca di occupazione sono aumentate di 3 mila unità rispetto al 2018, passando da 60 a 63 mila unità (+5%).

Sotto il profilo settoriale, in Abruzzo, il saldo netto finale degli occupati negativo del 2019 è stato determinato dalla forte contrazione delle costruzioni (-12,3% pari a -5,1 mila unità) accompagnata da una decrescita più moderata dell’agricoltura (-7,3% pari a circa -1.700 unità) e degli aumenti meno consistenti sotto il profilo percentuale dell’industria (+2,7% pari a + 3.000 unità) e dei servizi (+0,9% pari a +3.100 unità).

L’occupazione femminile è aumentata nel corso del 2019 in modo considerevole (+2,9%). La componente maschile, dopo due anni di crescita (2017: +3,7%; 2018 +2,4%) torna a contrarsi (-2,1%).

Il tasso di occupazione si attesta nel 2019 sul 58,2% (Italia: 59%), quello di disoccupazione è tornato ad aumentare (da 10,8% del 2018 a 11,2% del 2019), in maniera difforme rispetto a quanto si registra nella media nel Paese (da 10,6% a 10%).

Alla fine del secondo trimestre del 2020 le forze di lavoro ammontavano in Abruzzo a 522 unità, 29 mila unità meno che nell’analogo semestre dell’anno precedente (-5,3%). La contrazione è stata lievemente inferiore a quella che si osserva a livello medio nazionale (-5,7%).

Gli occupati in regione passano da 491 mila del II trimestre 2019 a 488 mila (-0,6%), calo meno accentuato di quello che si osserva a livello medio nazionale (-3,6%). La sostanziale tenuta abruzzese dei livelli occupazionali è accompagnata, però, da una fortissima flessione del numero di persone che nel II trimestre 2020 hanno cercato un’occupazione (-26 mila unità pari al -43,3%), assai superiore a quella italiana (-25,5%).

Il 2° trimestre 2020 presenta rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente flessioni degli occupati nel settore agricolo (-1.400 unità, da 20,3 mila a 18,8 mila) e in quello dei servizi (-2.700 unità, da 320,3 mila a 317,7 mila), un incremento nell’industria (da 111,3 mila a 112,6 mila unità) e una sostanziale stabilità nel settore delle costruzioni (da 39,2 mila a 38,9 mila unità).

La variazione tendenziale dell’occupazione maschile si attesta sulle + 7.000 unità (da 294 mila a 301 mila unità), quella femminile sulle -10.000 unità (da 197 mila a 187 mila). Il tasso di occupazione si attesta sul 57,2%, inferiore 0,3 punti percentuali rispetto al II trimestre 2019. Nel II trimestre 2020, a causa dell’enorme crescita del numero di residenti che non è occupato e non cerca lavoro, il tasso di disoccupazione si attesta sul 6,5%.

IL PROFILO SOCIO-DEMOGRAFICO I residenti in Abruzzo al 31 dicembre 2019 sono 1.305.770, le donne costituiscono il 51,2% della popolazione regionale, i minori il 14,9% (Italia: 15,8%), gli stranieri il 6,8% (Italia: 8,8%).

Rispetto al 2018, a fronte di un decremento a livello medio nazionale (-3,1 per mille) la popolazione regionale è diminuita di 7.204 unità, con un decremento del -5,5 per mille risultante da una dinamica naturale che si conferma negativa (-4,7 per mille), e da una dinamica migratoria anch’essa negativa (-0,9 per mille) nonostante l’apporto positivo della componente estera (+2,5 per mille).

Nel confronto con l’anno precedente la popolazione straniera fa registrare un decremento dell’1,5%; rispetto al 2002, il suo peso sul totale è più che triplicato. Gli stranieri sono individui per lo più giovani, che entreranno nel mondo del lavoro o vi resteranno per almeno i prossimi 25 anni, più propensi degli italiani a procreare. Il 53,5% è di sesso femminile, a conferma del fatto che il fenomeno migratorio è trascinato in Abruzzo dalla richiesta di lavoro delle famiglie più che del sistema delle imprese. Per quanto riguarda la composizione per classi di età, a fine 2019 la popolazione regionale è composta per il 12,3% da giovani tra 0 e 14 anni, per il 26,3% da individui tra i 15 e i 39 anni, per il 37,3% da adulti tra i 40 e i 64 anni e per il 24,2% da persone con più di 64 anni.

Negli ultimi anni, in Abruzzo più che nel resto del paese, si registra un rapido invecchiamento demografico: tra il 2006 e il 2019 i residenti con 40 anni e più passano dal 54,1% della popolazione totale al 61,5%; gli over 64 dal 21,4% al 24,2%, gli over 80 dal 6,1% all’8,0%.

LA CONDIZIONE ANZIANA La popolazione anziana abruzzese in termini percentuali è leggermente più numerosa rispetto a quella italiana (rispettivamente 24,2% e 23,2% della popolazione totale) a causa di decenni di migrazioni che hanno impoverito di giovani le aree interne della regione, causando un indice di vecchiaia molto elevato (Abruzzo: 198; Italia: 178).

In Abruzzo, come in Italia, gli anziani godono di una speranza di vita in aumento di circa un quinquennio nell’arco degli ultimi 40 anni. Inoltre, gli anziani abruzzesi godono di una speranza di vita senza limitazioni (circa 10 anni) lievemente più lunga rispetto ai coetanei italiani ma usufruiscono di pensioni mediamente più basse (Abruzzo: 13.233 euro; Italia: 14.889 euro).

Si aggiunge la presenza in Abruzzo di reti di solidarietà familiare ancora forti, considerando la minore presenza di anziani soli (Abruzzo: 24,0%; Italia: 29,9%). Nel prossimo ventennio a fronte di un calo della popolazione totale (Abruzzo: -3,6%; Italia: -1,7%), sono stimati in forte aumento gli anziani con più di 64 anni (Abruzzo: +34,1%; Italia: +38,3%) e in particolare i centenari (Abruzzo: +59,5%; Italia: +125,6%).

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