"Dobbiamo sostenere con forza la richiesta della Regione di Abruzzo di rivedere la proposta di riparto decisa dalla Conferenza Stato-Regioni per le aree da inserire nella Carta degli aiuti di Stato. A leggere la delibera di Giunta del 5 maggio, però, si lascia intendere che qualora non dovesse arrivare il via libera all'allargamento richiesto, il cratere potrebbe restare fuori dalla programmazione 2014-2020. Sarebbe una scelta scellerata, non possiamo permetterlo".
A parlare è il segretario provinciale della Cgil, Umberto Trasatti. Che non nasconde preoccupazione per quanto sta accadendo in merito alla zonizzazione delle aree da inserire nella Carta degli Aiuti di Stato.
Una vicenda che abbiamo ricostruito qualche giorno fa. La Conferenza Stato-Regioni ha bocciato la proposta avanzata dalla Regione Abruzzo di riconoscere una quota di popolazione pari a 377mila abitanti. Proposta irricevibile, a quanto pare, perché sfora i parametri stabiliti nella Conferenza delle regioni, che prevedono un plafond massimo di 251mila abitanti per la nostra Regione. Proposta che era stata già bocciata in passato, ai tempi del terremoto nelle Marche e in Umbria.
Ruota tutto intorno all'ex articolo 87 del Trattato istitutivo della Comunità Europea. Stabilisce che "salvo deroghe contemplate dal trattato, sono incompatibili con il mercato comune, nella misura in cui incidono sugli scambi tra gli Stati membri, gli aiuti concessi dagli Stati, ovvero mediante risorse statali, sotto qualsiasi forma che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza". In sintesi: è vietato qualsiasi provvedimento che implica un trasferimento di risorse dello Stato o di altri enti pubblici a imprese, pubbliche o private che siano. A meno di deroghe. I paragrafi 2 e 3 dell'articolo 87, infatti, specificano un certo numero di casi in cui gli aiuti di Stato possono essere considerati ammissibili.
Deroghe, appunto, che giustificano il controllo preventivo della Commissione Europea, previsto dall'articolo 88: "gli Stati membri debbono notificare alla Commissione qualunque progetto diretto a istituire aiuti prima di provvedere alla sua esecuzione". Le disposizioni di deroga più rilevanti sono quelle di cui all'articolo 87, paragrafo 3, lettera 'a' (aiuti destinati a favorire lo sviluppo economico delle regioni ove il tenore di vita è assolutamente basso o con gravissimi problemi di disoccupazione) e 'c' (aiuti destinati ad agevolare lo sviluppo di talune attività e di talune regioni economiche). Possiamo distinguere tre principali categorie di deroga ai sensi dell'articolo 87, paragrafo 3, lettera 'a' e 'c': norme orizzontali, norme settoriali e aiuti regionali, che interessano in questo caso. Si tratta di aiuti concessi, a mezzo di leggi statali o regionali, al fine di favorire lo sviluppo delle Regioni o parti di Regioni considerate svantaggiate, attraverso incentivi iniziali delle imprese o, più raramente, tramite l'erogazione di aiuti al finanziamento.
Ora, l'elenco delle regioni che potevano beneficiare delle deroghe era stabilito dalla Commissione europea su proposta degli Stati membri. Al fine di fornire un quadro complessivo delle zone che potevano beneficiare di questa tipologia di aiuti, la Commissione adottava - per un periodo corrispondente al ciclo di programmazione dei fondi strutturali - la così definita Carta degli aiuti regionali contenente l'elenco delle regioni di uno Stato ammesse a beneficiare delle deroghe, in cui cioè potevano essere concessi alle imprese aiuti pubblici agli investimenti, e i massimali d'intensità degli aiuti autorizzati, regione per regione.
Così è andata, fino a ieri. Per il ciclo di programmazione dei fondi strutturali 2014-2020, infatti, ci sono delle novità: l'articolo 87, paragrafo 3, lettera 'c', assumerà una nuova veste secondo i dettami dell'articolo 107 del nuovo regolamento. A farla breve, l'Unione europea ha fissato per l'Italia il tetto massimo di popolazione di 2milioni e 700mila abitanti che godranno dei benefici della deroga all'impossibilità di godere degli aiuti di Stato, cambiando anche i criteri di individuazione delle aree. In precedenza la scelta veniva fatta su ambiti censuari, ora diversamente, le aree vengono individuate in base agli abitanti per comune.
Gli aiuti di stato potranno essere concessi a imprese i cui stabilimenti siano ubicati in aree considerate svantaggiate allo scopo di incentivare lo sviluppo regionale. In particolare, sono consentiti aiuti agli investimenti iniziali delle PMI in misura maggiorata di 10 punti percentuali rispetto a quanto è consentito nelle aree “non assistite”. Parallelamente, sono permessi aiuti alle grandi imprese fino ad un massimo del 10 per cento del costo degli investimenti iniziali purché questi siano finalizzati alla creazione di nuove attività economiche o alla diversificazione degli stabilimenti esistenti in nuovi prodotti o in nuove innovazioni nei processi. Un bel vantaggio, per i territori che avranno la fortuna di godere dei benefici.
E arriviamo alla 'questione' abruzzese. La Regione - in sede di tavolo tecnico - ha formalizzato la richiesta di rivedere la proposta di riparto decisa dalla Conferenza Stato-Regioni. Per l'Abruzzo, sono previste agevolazioni per una popolazione pari a 251mila abitanti sui 2milioni e 700mila totali. Cosa chiede il governatore Chiodi? Di espungere dal plafond imposto dall'Unione Europea gli abitanti del cratere sismico, stimati in 150mila unità. In parole povere: la Regione Abruzzo ha chiesto che per calcolare il riparto regione per regione venisse prima detratta la quota dei 150mila abitanti dei comuni del cratere, procedendo solo successivamente al riparto secondo i criteri individuati dal tavolo tecnico delle Regioni.
Dunque, la proposta: ai 2milioni e 700mila abitanti, sottraiamo i 150mila abitanti del cratere, per 'straordinaria' emergenza che ancora soffre il territorio sconvolto dal sisma del 2009. E poi suddividiamo i 2milioni e 550mila abitanti che restano regione per regione. In modo che il 'peso' della popolazione del cratere, venga sostenuto da tutte le regioni italiane, non solo dall'Abruzzo.
Come detto, la proposta è stata bocciata. All'Abruzzo - ad oggi - resta un plafond di 251mila abitanti. E così, Chiodi ha inteso sfidare il governo Renzi: "Se passasse questa decisione - ha sottolineato il presidente uscente, ricandidato con il centrodestra - ci troveremmo costretti a dover escludere la città dell'Aquila dall'area che dovrebbe beneficiare delle risorse".
In effetti, l'intenzione si evice già dalla lettura della delibera approvata il 5 maggio in Giunta Regionale. "Una scelta che sarebbe incomprensibile", incalza Trasatti.
Se la richiesta di rivedere la proposta di riparto decisa dalla Conferenza Stato-Regioni è assolutamente condivisibile e andrebbe sostenuta con forza da istituzioni, partiti politici, sindacati e associazioni di categoria, non si capisce perché - nel caso non venisse accolta - il cratere dovrebbe restar fuori dalla programmazione. "Stare nella Carta degli Aiuti di Stato - spiega Umberto Trasatti - consentirebbe alle imprese del nostro territorio di utilizzare gli aiuti senza essere sottoposti ai rigidi vincoli imposti dall'Unione europea. Sarebbe una scelta folle se il cratere dovesse restar fuori: è l'unico territorio della Regione che ha certezza di risorse per il sostegno alle imprese. In virtù della Legge Barca, infatti, il 5% dei fondi per la ricostruzione sono destinati al sostegno delle attività produttive. Potremmo ritrovarci nel paradosso di avere i fondi ma di non poterli utilizzare: le imprese si troverebbero costrette a sottostare ai vincoli europei, non potrebbero dunque accedere alle risorse perché andrebbero a configurarsi, appunto, come aiuti di Stato non derogati al nostro territorio".
Poi l'appello: "Insieme alle Istituzioni e alle forze sociali dobbiamo chiedere al presidente Chiodi e ai candidati presidente alle prossime consultazioni regionali, a prescindere dall'esito del voto, di prendere un impegno con il cratere perché non si compia una scelta tanto sconsiderata". Una scelta che potrebbe interrompere il difficile cammino di ripresa delle attività produttive che sta interessando le grandi imprese del territorio nonostante gli incomprensibili ritardi della burocrazia: "Il primo stanziamento di 100milioni per le attività produttive è del 21 dicembre 2012", ricorda Trasatti. Sono chiusi in un cassetto: "Abbiamo importanti progetti di investimento, penso ai contratti di sviluppo della Sanofi Aventis, della Dompé, della Thales Alenia e della Selex: non possiamo utilizzare i fondi perché i progetti non hanno ancora avuto il via libera da Invitalia. E' insopportabile, in un territorio dove la disoccupazione ha raggiunto oramai percentuali allarmanti ed è esplosa la cassa integrazione. L'attività istruttoria - trattandosi di fondi pubblici - è fondamentale: è necessario stringere i tempi, però".
Un anno e mezzo dopo, in effetti, sui 100milioni a disposizione sono stati stanziati soltanto i fondi per la ricerca e le infrastrutture, destinati al Piano di Rilancio del Gran Sasso. Sono ancora bloccate, invece, le risorse per i contratti di sviluppo. Non solo. Il timore è che - fuori dalla Carta degli aiuti di Stato - il cratere potrebbe esaurire gli incentivi alle attività produttive con i 100milioni già stanziati. Vedendo sfumare il 5% dei fondi per la ricostruzione per gli anni a venire.
"Non possiamo permetterlo", ribadisce Trasatti. "Se dovesse accadere - e visti i precedenti la paura c'è (chiaro il riferimento ai fondi per la ricostruzione delle scuole, dirottati fuori cratere, ndr) - sarebbe necessaria una imponente mobilitazione della città".