Nel contesto della crisi economica dovuta all’emergenza Covid-19, le imprese della ristorazione e, in generale la categoria dei pubblici esercizi, stanno subendo le conseguenze finanziarie più drammatiche dall’epoca del dopoguerra: sono state tra le prime ad essere chiuse e continuano ad essere oggetto di pesanti restrizioni che, disposte in base al “colore” di zona non tengono in minima considerazione i tempi di programmazione necessari per l’organizzazione aziendale.
Il risultato è stato, nel 2020, una perdita di fatturato pari a 38 miliardi euro per il settore, con una diminuzione percentuale compresa tra il 50 ed il 65%, fino all’80% nei centri urbani particolarmente vocati al turismo, come è stato verificato da una puntuale ricerca dell’Ufficio Studi Fipe-Confcommercio (Federazione Italiana Pubblici Esercizi).
Il nuovo anno purtroppo è iniziato con il perdurare di pesanti misure restrittive e, tenuto conto che finora i pubblici esercizi hanno già affrontato un periodo di formale chiusura di 160 giorni, è chiaro che, con tali premesse, le imprese di piccole dimensioni non sono in grado di sopravvivere. Quanto appena detto trova conferma nel numero di cessazioni, pari a 22.600, verificatesi nel corso del 2020 così come nel drastico calo del numero di nuove imprese che passa da 13.185 del 2019 a 9.207 del 2020, quest’ultimo un dato estremamente preoccupante se consideriamo la prospettiva dello sviluppo produttivo ed occupazionale del comparto.
"In questo drammatico quadro generale, le imprese di pubblico esercizio della nostra Provincia ed in particolare del Capoluogo, già fortemente provate dai ripetuti eventi calamitosi degli ultimi anni che ne hanno messo a dura prova la sopravvivenza in un contesto economico che già prima della pandemia presentava gravi criticità, non hanno più ossigeno per andare avanti e necessitano di misure urgenti, adeguate ed efficaci".
A denunciarlo sono il presidente provinciale di Fipe L’Aquila Daniele Stratta ed il presidente onorario della Fipe Aquilana e Consigliere Nazionale Federale Mario Maccarone che, sin dall’inizio della emergenza, si sono attivati a favore del settore sia a livello locale che nazionale, unendo la propria voce a quella della Federazione, per portare all’attenzione delle Istituzioni Nazionali le istanze provenienti dal territorio.
In particolare, si è chiesto che venissero prese in considerazione misure urgenti ed efficaci a favore del settore quali:
- Previsione di Ristori non più commisurati alla percentuale di riduzione di fatturato, ma agli effettivi costi mensili di gestione aziendale quali affitti e utenze;
- Adozione di protocolli specifici che consentano la cessione, con reale beneficio e senza aggravio di costi per l’esercente, delle varie forme di credito: attualmente, infatti, gran parte delle banche non sono disposte ad accettare la cessione a causa della mancanza di relative disposizioni procedurali e, cosa ancora più grave, istituti finanziari privati chiedono in cambio una percentuale fino al 30%;
- Esenzione dal pagamento del Canone Rai e delle Tariffe SIAE per tutti i periodi di chiusura obbligatoria e di apertura con orario ridotto;
- Istituzione, a favore delle imprese in difficoltà a causa dalla emergenza epidemiologica, di una tassa di scopo del 5% derivante da appalti pubblici, così come già fatto con la percentuale del 4% sui fondi della ricostruzione post sisma 2009, grazie alla quale è stato possibile finanziare, a L’Aquila, il Progetto “Fare Centro”, più volte citato, a titolo di esempio, anche da Confcommercio Nazionale.
“Siamo convinti – hanno dichiarato i Rappresentanti di Fipe L’Aquila – che solo adottando al più presto misure concrete, idonee ed efficaci in grado di offrire un supporto effettivo alle imprese del comparto si potrà evitare il collasso di un settore di fondamentale importanza per la nostra economia sia in termini di PIL che di volume occupazionale”.