Modificare i parametri previsti all’interno del Decreto Sostegni che assegnano i ristori agli imprenditori ed alle attività di montagna.
La politica abruzzese si muove per provare a mettere una 'pezza' ad un provvedimento che rischia di penalizzare il comparto turistico della nostra regione.
In particolare, a far discutere è l'articolo 2 che destina 700 milioni al comparto montano; di questi, il 70% sono stanziati per gli impianti di risalita e i restanti per gli esercizi commerciali e per i maestri di sci. Ebbene, i fondi verrebbero ripartiti tra le regioni in base alle presenze turistiche alberghiere rilevate dall'Istat nei comuni codificati con le lettere 'E', 'Comuni con vocazione montana', e 'H', 'Comuni a vocazione montana e con vocazione culturale, storica, artistica e paesaggistica', oltre i 600 metri d'altitudine.
Il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Mauro Febbo, ha spiegato, però, che se i parametri fossero questi l'Abruzzo sarebbe fortemente penalizzato. "Si tratterebbe di una vera ingiustizia a vantaggio soprattutto di quelle Regioni e Provincie autonome che godono già di benefici enormi rispetto a noi"; in sostanza, verrebbero favorite le provincie di Trento e Bolzano e la Val d’Aosta a scapito delle regioni che "hanno decine di piccole stazioni che lavorano ed anche molto con un turismo di prossimità. Basti pensare a Campo Felice che ha un bacino di utenza di 5 milioni di abitanti, tra i visitatori di Roma e del Lazio, ma ha nel circonadario solo 3 alberghi con qualche decina di camere".
Non solo. La ripartizione tra gli impianti di una stessa regione dovrebbe essere fatta sulla base del numero dei titoli di viaggio, skipass: "così, non si terrebbe conto delle grandi differenze di costo tra uno skipass ed un altro; lo skipass per un tappeto di pochi metri può costare 5 euro mentre quello di uno stagionale costa diverse centinaia di euro. Peraltro, è difficile certificare il numero di skipass venduti, se non forse nei grandissimi comprensori, perché non essendoci l’obbligo di trascriverli in bilancio nessuno lo fa. Inoltre, le piccole realtà non hanno nemmeno i sistemi elettronici di emissione dei biglietti".
La proposta più seria, di facile attuazione e soprattutto di rapido utilizzo - ha chiarito Febbo - è "ripartire i 490mln degli impianti di risalita sulla base del fatturato certificato dall'Agenzia delle Entrate, così come fatto per tutte le altre categorie. Mentre per gli altri esercizi commerciali della stazione, la quota potrebbe essere determinata in proporzione a quanto preso dagli impianti di risalita, e poi ripartita in base al fatturato come già previsto nel DL".
Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri che ha scritto al Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini, al Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale Mara Carfagna, al Ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta e al Viceministro allo Sviluppo Economico Gilberto Pichetto Fratin per chiedere la revisione dell'articolo contestato. "Il Decreto Legge Sostegni non è adeguato alle esigenze del comparto sciistico abruzzese e va immediatamente rivisto. Quel provvedimento normativo che dovrebbe rappresentare la boccata d’ossigeno per i Comuni montani, per le imprese che gestiscono le stazioni sciistiche e i professionisti del settore, come i maestri di sci, rischia di penalizzare la nostra regione, che si vedrebbe assegnare appena l’1,50 per cento delle risorse, ovvero a malapena 10milioni di euro su un tesoretto disponibile di 700milioni di euro", ha chiarito Sospiri nella lettera.
"Non c’è dubbio che il comparto della montagna e del turismo sciistico invernale sia uno dei settori più profondamente e pesantemente penalizzati dall’emergenza Covid-19, anzi – ha aggiunto Sospiri – è un settore che ormai dal febbraio-marzo 2020 a oggi, dunque da un anno esatto, è completamente paralizzato. Fermi gli impianti, ferme le categorie professionali, ferme le strutture ricettive e tutto l’indotto che ovviamente ruota attorno al mondo dello sci amatoriale e turistico, dunque non strettamente connesso all’attività agonistica. Purtroppo, dopo un’attenta lettura e disamina del Decreto Legge Sostegni, ho dovuto constatare che il provvedimento normativo è completamente inadeguato e inefficace per supportare in maniera incisiva il comparto economico montano, anzi i criteri individuati per l’assegnazione dei fondi rischiano di penalizzare in maniera inaccettabile l’Abruzzo che è indubbiamente la più grande regione del centrosud che ha una vocazione turistico-montana chiara ed evidente.
Sollecitato, l'assessore regionale e presidente della Commissione Turismo della Conferenza delle regioni, Daniele D'Amario, anche lui in quota Forza Italia, ha chiesto al ministro del Turismo, il leghista Massimo Garavaglia, di adoperarsi per individuare un nuovo criterio di ripartizione regionale dei fondi per la montagna. La richiesta di revisione dei criteri, in realtà, è stata fatta dall’Abruzzo e da altre regioni. "In sede di commissione abbiamo fatto rilevare al ministro che i criteri individuati dal governo per la suddivisione della parte dei fondi per la montagna relativi all’impianti di risalita, che prevedono la ripartizione in base alla presenza turistica secondo i dati Istat, non possono essere accettati perché realmente non indicativi dei danni effettivamente patiti dagli operatori turistici che gestiscono impianti di risalita. In questo senso – aggiunge D’Amario – abbiamo chiesto al Ministro di utilizzare il criterio legato alla perdita di fatturato rispetto al triennio precedente o partire dal 2019. Abbiamo indicato questo criterio perché esso si basa su dati certi rilevabili dall’Agenzia delle Entrate e dunque con numeri che hanno un risconto oggettivo".
Anche la deputata del Partito democratico Stefania Pezzopane ha chiesto di emendare il decreto in Senato. "All’Abruzzo, ed in particolare al comprensorio aquilano, secondo gli standard decisi per assegnare le risorse, legate non al calo di fatturato degli impianti ma alla presenza di strutture turistico-alberghiere, andrebbero pochi milioni", ha ribadito. "Già il governo Conte, grazie alle sollecitazioni di noi parlamentari, aveva messo a disposizione la cifra importante di 700 milioni di euro; avevo con altri colleghi e colleghe del Pd, provenienti da aree di montagna, chiesto con forza questa misura, ma le scelte dei parametri producono squilibri, specie nelle realtà dei borghi interni, dove alle grandi strutture alberghiere si è privilegiata l’accoglienza delle seconde case. Così la misura privilegia le aree del nord con alta concentrazione di hotel".
I parametri decisi dal ministro del Turismo Massimo Garavaglia - ha proseguito Pezzopane - "fanno riferimento alle presenze alberghiere, ovvero alle notti dormite in struttura, e questo produce una penalizzazione delle stazioni di piccola e media dimensione degli Appennini e quelle realtà in cui ci sono molte seconde case, come nel nostro territorio abruzzese ed aquilano. Non ho certo combattuto per ottenere le risorse e poi farle andare nelle grandi stazioni sciistiche con tanti alberghi, bisogna modificare la norma al Senato sennò sarà la fine di tante realtà impiantistiche che operano nei comprensori a basso tasso di alberghi ma con tante seconde case ed una residenzialità diversa, sostenibile e diffusa".