Giovedì, 17 Giugno 2021 12:05

Abruzzo, flessione del Pil dell'8.6%. Ecco il dossier di Banca d'Italia

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Anche in Abruzzo le misure di distanziamento sociale e la chiusura parziale delle attività disposte per fronteggiare l’epidemia di Covid-19 hanno avuto pesanti ripercussioni sull’economia.

Dall’inizio di novembre del 2020 ai primi di marzo del 2021, l’Abruzzo è stato sottoposto a vincoli di mobilità e di chiusura delle attività commerciali e ricettive molto o relativamente stringenti per circa tre mesi, uno dei periodi più lunghi registrati in Italia; successivamente, le restrizioni previste per le zone a rischio alto e medio sono state adottate in regione per un numero di giorni in linea con la media nazionale.

In base a informazioni aggiornate alla data del 30 maggio, l’Abruzzo ha ricevuto circa 74 dosi di vaccino ogni 100 abitanti e ne ha somministrate circa 71 ogni 100 abitanti, dati in linea con la media italiana.

E' quanto emerge sfogliando il rapporto annuale ‘L’economia dell’Abruzzo’, presentato stamane in Banca d'Italia.

Il quadro macroeconomico. Le stime elaborate da Prometeia indicano una flessione del PIL dell’8,6 per cento nel 2020, un calo di entità sostanzialmente in linea rispetto a quanto registrato per il complesso del Paese.

Le imprese. L’intensità con cui le restrizioni hanno colpito l’economia dei territori è stata eterogenea in funzione delle loro diverse specializzazioni produttive.

In Abruzzo, come nel resto del Paese, la caduta del prodotto è stata ampia nell’industria. La contrazione delle vendite, estesa sia alle imprese esportatrici sia a quelle operanti sul mercato interno, è stata particolarmente diffusa tra le aziende di piccola dimensione. Il calo dei ricavi e il peggioramento del clima di fiducia hanno frenato l’accumulazione di capitale. Le attese per l’anno in corso prospettano tuttavia una ripresa delle vendite e degli investimenti.

Le esportazioni si sono significativamente ridotte (-6,2%); su tale andamento ha inciso la forte contrazione delle vendite all’estero registrata nei primi due trimestri, in particolare verso i paesi della UE. Al calo ha contribuito principalmente il dato negativo delle vendite di mezzi di trasporto, mentre un impulso positivo è provenuto dai comparti farmaceutico e alimentare. La graduale ripresa delle vendite all’estero registrata nella seconda parte dell’anno è proseguita anche nel primo trimestre del 2021.

Nelle costruzioni la contrazione del prodotto è stata meno accentuata della media dei settori. Dopo la caduta registrata nel primo semestre, a partire dall’estate l’attività produttiva è tornata a collocarsi su livelli prossimi a quelli dell’anno precedente. Anche nel mercato immobiliare il recupero osservato nel secondo semestre ha contenuto l’intensità della flessione delle compravendite.

I servizi, in particolare il turismo, il commercio e i trasporti, sono stati pesantemente colpiti dalla pandemia. Le giornate di presenza dei turisti si sono ridotte di circa il 35 per cento rispetto al 2019. Dopo l’eccezionale calo del movimento turistico registrato ad inizio pandemia, si è osservata una parziale ripresa nei mesi estivi, cui è seguita una nuova e marcata contrazione in autunno in coincidenza con l’avvio della seconda fase di diffusione del virus. Dinamiche simili hanno interessato anche gli altri comparti dei servizi.

La redditività delle imprese è stimata in forte calo nel 2020 e tornerebbe a collocarsi su livelli prossimi al minimo toccato nel 2012, all’apice della precedente fase recessiva. Le accresciute esigenze di liquidità, anche per finalità precauzionali connesse con l’elevata incertezza sulle prospettive future, si sono riflesse in un aumento della domanda di credito. Le misure straordinarie di sostegno disposte dal Governo hanno favorito il soddisfacimento delle richieste di finanziamento delle imprese; i prestiti bancari, in calo all’inizio dell’anno, hanno progressivamente accelerato, con un’espansione più pronunciata per le aziende di piccola dimensione.

Il mercato del lavoro e le famiglie. La pandemia ha determinato anche in Abruzzo un netto peggioramento del quadro occupazionale; la partecipazione al mercato del lavoro ha risentito delle maggiori difficoltà nella ricerca di un impiego a causa dalle misure per il contenimento dei contagi.

Il tasso di attività è sceso di oltre 2 punti percentuali, al 63,6%, a fronte del calo del numero di persone in cerca di occupazione. Le assunzioni di lavoratori dipendenti (al netto delle cessazioni) sono diminuite, in particolare nel comparto dei servizi e per le forme contrattuali meno stabili; ne hanno risentito soprattutto i giovani e le donne. Nei primi quattro mesi del 2021 si è tuttavia registrata una ripresa della creazione netta di posizioni lavorative, in particolare con forme contrattuali a tempo determinato.

Il ricorso agli strumenti di integrazione salariale è stato eccezionalmente elevato, soprattutto nei primi mesi dell’emergenza sanitaria.

I redditi delle famiglie sono stimati in calo di oltre il 3 per cento, una flessione lievemente più accentuata rispetto al dato medio nazionale. Il calo è stato limitato dall’accresciuto ricorso alle diverse forme di sostegno del reddito. La marcata riduzione dei consumi, più intensa del calo del reddito, da ricondurre anche a motivazioni di tipo precauzionale, ha determinato un significativo aumento delle disponibilità liquide delle famiglie. A maggio dell’anno in corso il clima di fiducia delle famiglie ha fatto registrare un significativo miglioramento. I prestiti al settore hanno ristagnato, prevalentemente per il minor ricorso al credito al consumo.

Il calo degli acquisti di abitazioni ha determinato una diminuzione delle nuove erogazioni di mutui nella media dell’anno.

Il mercato del credito. Nel 2020 i prestiti all’economia abruzzese sono tornati a crescere in misura sostenuta, sospinti dall’incremento dei finanziamenti alle imprese.

Pur in presenza di un forte peggioramento della congiuntura, il flusso di nuovi crediti deteriorati è rimasto pressoché invariato, anche grazie alle misure governative di sostegno ai redditi, alle garanzie pubbliche e alle moratorie sui prestiti; le banche hanno tuttavia aumentato in modo marcato la quota di finanziamenti in bonis classificati come rischiosi.

La raccolta bancaria da famiglie e imprese residenti è cresciuta, in particolare nelle forme più liquide, come i depositi in conto corrente.

Il numero delle banche operanti in Abruzzo è rimasto invariato, mentre si è ulteriormente ridotto il numero di sportelli operativi; al ridimensionamento della rete distributiva tradizionale ha fatto seguito un ulteriore ampliamento dell’offerta online dei servizi finanziari.

La digitalizzazione dell’economia nel contesto della pandemia. Il grado di digitalizzazione di un territorio, indispensabile per sostenerne la competitività e per promuovere l’inclusione sociale nel lungo periodo, è risultato cruciale anche nel contesto della pandemia di Covid-19.

Alla vigilia dell’emergenza sanitaria, l’indicatore della digitalizzazione dell’economia e della società abruzzese risultava inferiore alla media nazionale. Durante la pandemia l’utilizzo delle forme di lavoro agile si è rivelato più diffuso tra le aziende che maggiormente avevano investito in digitalizzazione, contribuendo a facilitare la riorganizzazione dei processi produttivi imposta dalla pandemia.

Il ricorso alla didattica a distanza ha determinato anche in Abruzzo una spinta alla digitalizzazione delle scuole e al potenziamento delle dotazioni informatiche degli studenti, sostenuta dagli stanziamenti governativi a favore delle scuole e delle famiglie.

Ultima modifica il Giovedì, 17 Giugno 2021 13:26

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