Ci risiamo.
Verso la fine dell'anno, succede da anni, parte l'allarme per il taglio dei fondi destinati al Governo al Comune dell'Aquila per le minori entrate e le maggiori spese dovute al terremoto.
E' accaduto con l'amministrazione Cialente, accade con l'amministrazione Biondi che, anzi, ne ha fatto un motivo di scontro politico: ricorderete che, nel marzo 2019, a diciotto mesi dall'insediamento, il sindaco dell'Aquila rassegnò le dimissioni giustificandole col mancato trasferimento dei 10 milioni di euro necessari a salvaguardare gli equilibri di bilancio; in realtà, i motivi erano altri, e cioé mettere con le spalle al muro i partiti di centrodestra che, con le loro faide, stavano dilaniando la maggioranza a Palazzo Fibbioni.
A dicembre 2020, poi, Biondi prese carta e penna e scrisse all'allora premier Giuseppe Conte per reclamare lo stanziamento; alla fine le risorse arrivarono, col primo cittadino che denunciò, però, come si fosse tentato un taglio di 3 milioni: "Il Pd lo sapeva anche se si è guardato bene dal comunicarmelo, dimostrando ancora una volta di tenere più agli interessi di partito che a quelle della città", denunciò Biondi.
Sta di fatto che il Governo Pd-5 Stelle garantì i fondi, sebbene per un anno e non per un triennio come aveva chiesto il Comune dell'Aquila.
Dodici mesi dopo, puntualmente, ci risiamo. "Nella prossima legge di Bilancio è previsto un taglio di tre milioni per il Comune dell’Aquila" il grido d'allarme di Biondi; "diminuisce da dieci a sette milioni lo stanziamento straordinario volto a compensare le minori entrate e le maggiori spese legate al terremoto 2009, con queste ultime moltiplicatesi nel corso degli anni. Ho immediatamente interessato gli uffici tecnici del presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, e i parlamentari che realmente tengono a questo territorio. È la riproposizione dello stesso copione dello scorso anno, con il Pd che a ridosso del Natale aveva avallato la norma con cui veniva diminuita la dotazione finanziaria per il bilancio dell’ente comunale. Un oltraggio a cui fu posto rimedio solo con una battaglia in extremis, di notte, con una correzione formulata a penna sul testo poi approvato dal Parlamento".
Dunque, Biondi ne ha approfittato per lanciare un furente attacco alla deputata dem Stefania Pezzopane: "Anziché esultare per l’istituzione del Centro nazionale del Servizio civile universale in città, che già a settembre avevo concordato con il ministro per le Politiche giovanili Fabiana Dadone, inizi a concentrarsi sulle esigenze e problematiche della città. Non risulta essersi interessata delle proposte e dei solleciti arrivati dal Comune dell’Aquila, concordati con tutti i comuni del cratere, tanto per la questione del contributo per il bilancio quanto, ad esempio, per il riconoscimento degli indennizzi alle aziende impegnate nella ricostruzione a seguito dell’aumento delle materie prime nell’edilizia. Questioni reali, che incidono sulla quotidianità di famiglie e imprese, che nelle inconsistenti dichiarazioni dell’esponente Pd non vengono, per comodità o poca conoscenza della materia, mai riportate".
Ora, non si capisce il motivo per cui Biondi non se la sia presa con tutti i parlamentari eletti in Abruzzo che, evidentemente, non si sono interessati alle proposte e ai solleciti dell'amministrazione; ce ne sono alcuni di centrodestra, tra l'altro, che pure siedono tra i banchi della maggioranza di governo: parliamo di Luigi D'Eramo (Lega), Antonio Martino e Nazario Pagano (Forza Italia), Gaetano Quagliariello (Coraggio Italia). A meno di non dover credere che si tratti di un affondo squisitamente politico, dell'inizio di una lunga campagna elettorale verso le amministrative.
D'altra parte, non si capisce neanche il motivo per cui Biondi parli di "oltraggio".
Va chiarito che sono diversi anni che i diversi Governi stanziano 10 milioni per le minori entrate e le maggiori spese sostenute dal Comune dell'Aquila; a quasi tredici anni dal terremoto, è anche logico che si possa pensare di iniziare a rimodulare la somma considerato pure che, col prosieguo della ricostruzione, arrivata alla 'coda finale', sono via via aumentati i metri quadri delle abitazioni e dei locali danneggiati dal terremoto tornati ad essere occupati e, dunque, tassati. Di conseguenza, dovrebbe via via diminuire anche il trasferimento statale a meno di non voler ammettere che la ricostruzione, negli ultimi anni, si è fermata.
Ci auguriamo che anche quest'anno arrivino i 10 milioni di euro richiesti: tuttavia, non si può pretendere che lo Stato continui ad erogare le risorse in eterno. Si deve pretendere, invece, che l'amministrazione attiva inizi a mettere in sicurezza il bilancio, programmando politiche che le consentano, nel tempo, di non subire il contraccolpo da un taglio delle risorse che, inevitabilmente, arriverà. Aggiungiamo che la Giunta avrebbe dovuto muoversi per tempo, se è vero che già un anno fa non era stato garantito il finanziamento triennale ma solo annuale, come detto.
Fino a quando si pensa di poter rivendicare le risorse? E che cosa succederà quando verranno chiusi i rubinetti?
Si pensi che con i 10 milioni garantiti dal Governo, fino ad oggi l'amministrazione attiva - tra gli altri interventi - ha 'coperto' il 18% della spesa di raccolta e smaltimento rifiuti, per l'82% garantita invece dalla Tari, la tassa sulle utenze domestiche e non domestiche. Già oggi, L'Aquila è tra i capoluoghi di provincia dove la Tari per le utenze domestiche è più alta: che cosa accadrà quando verrà tagliato il contributo statale? E' facile ipotizzare che la Tari, già così gravosa per le famiglie, verrà ritoccata al rialzo.
Covid a parte - sul 2021 sono stati previsti sgravi per 840mila euro sulle utenze non domestiche, in particolare per le categorie che hanno dovuto subire periodi di chiusura o limitazioni delle attività, compensate da altri capitoli di bilancio - si sarebbero già dovuti mettere in campo interventi per fare in modo che la tassa, gradualmente, arrivi a coprire il 100% della spesa senza gravare eccessivamente sulle famiglie. Magari partendo dall'imposizione su banche, istituti di credito e studi professionali che, mediamente, è piuttosto bassa rispetto agli altri capoluoghi italiani.
Se è vero, come aveva spiegato il vice sindaco Raffaele Daniele giusto un anno fa, che "il rapporto tra superficie del territorio comunale molto estesa e popolazione ridotta pone L'Aquila nella posizione più svantaggiosa d'Italia", e dunque "la raccolta differenziata da noi costa molto di più che in altre città", è vero anche che si tratta di un problema oramai strutturale, a seguito della esplosione urbanistica della città dovuta alle scelte assunte nel post sisma, che resterà anche quando saranno finite le sovvenzioni statali e che andrebbe quindi affrontato.
Ma è più facile gridare all'oltraggio, condendo la polemica di sterili contrapposizioni politiche.