Per l'arrivo di Accord Phoenix (AP) all'Aquila sono giorni decisivi. L'azienda dovrebbe insediarsi nel polo elettronico di Pile, riassumere gran parte degli ex lavoratori del polo e avviare un'attività produttiva che si occupa di riciclaggio dei rifiuti elettronici.
Negli ultimi tempi si è nominata spesso la fatidica scadenza del 30 giugno, data entro la quale l'agenzia ministeriale Invitalia avrebbe dovuto rilasciare il sì definitivo al progetto dell'azienda, con il conseguente via libera ai 12 milioni di euro di finanziamenti pubblici provenienti dal Comitato interministeriale Cipe. Altrettanto spesso, negli ultimi due mesi, sia il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente (da sempre sostenitore di AP) che il neoassessore regionale (proprio alle attività produttive) Giovanni Lolli si sono detti certi dell'esito positivo delle verifiche di Invitalia, dando "la pratica per conclusa".
In realtà, non c'è ancora alcuna ufficialità dello sblocco dei finanziamenti Cipe nei confronti di Accord Phoenix. In altre parole, la verifica ministeriale è ancora in corso e i prossimi giorni, in tal senso, saranno decisivi. La settimana scorsa Invitalia ha chiesto chiarimenti ad Accord Phoenix, sia per quanto riguarda gli aspetti tecnico-industriali, sia per ciò che concerne la solidità economico-finanziaria della società.
Entrando nel merito, l'agenzia ministeriale ha espresso dubbi sulla classificazione ATECO (acronimo di ATtività ECOnomica) dell'impianto. Ogni finanziamento, infatti, è legato a un codice ATECO, metodologia di classificazione delle attività economiche e produttive adottata dall'Istat. Essendo il processo industriale di Accord Phoenix originale, brevettato e unico in Italia – come più volte sottolineato dal management dell'impresa – Invitalia ha difficoltà a classificare l'impianto dentro i codici tradizionali dell'industria italiana, e quindi ha manifestato dubbi alla proprietà.
L'altro chiarimento richiesto ad Accord Phoenix riguarderebbe le garanzie reali sugli aspetti economico-finanziari dell'impresa. Come abbiamo scritto nella nostra inchiesta del febbraio scorso, la società è nata solo nel 2012, ha solo 10mila euro di capitale sociale (di cui 2.500 versati) e non avrebbe mai avuto dipendenti. Inoltre, già mesi fa esprimavamo dubbi sulla reale proprietà dell'azienda, in quanto risulta posseduta (al 76%) da un trust offshore cipriota. Una notizia che aveva spinto l'amministratore della società (l'inglese di origini indiane Ravi Shankar) a volare da Londra all'Aquila per chiarire la propria posizione, tuttavia ancora irrisolta. Shankar, infatti, risulta dalle visure camerali amministratore di AP, ma non proprietario.
Ad ogni modo, sugli aspetti economico-finanziari la proprietà si dice tranquilla perché, a garanzia della solidità dell'azienda, sul tavolo di Invitalia ci sarebbe la lettera della Deutsche Bank: "Il nostro advisor finanziario", ci fanno sapere dall'azienda, sottolineando che "sulla situazione finanziaria non ci sono problemi".
I tempi? Accord Phoenix dovrebbe fornire gli ultimi chiarimenti a Invitalia entro i prossimi 4-5 giorni. Una volta superato quest'ultimo scoglio, si realizzerebbe (nei tempi previsti) la deadline disegnata dalla proprietà: inizio dei lavori di realizzazione degli impianti dal 15 luglio, installazione dei macchinari e assunzione dei primi 15 lavoratori e lavoratrici entro i primi giorni di settembre, per poi entrare a pieno regime nei due mesi successivi.
Ci auguriamo vivamente che i termini siano rispettati e, soprattutto, che solidità tecniche ed economiche siano adeguate a un investimento che, secondo i progetti del management della società, dovrebbe arrivare a quasi 50 milioni di euro (di cui 12 milioni frutto del finanziamento ministeriale). Ad attendere al varco ci saranno circa 200 lavoratrici e lavoratori dell'ex polo elettronico che, dopo anni di promesse mancate e inganni stucchevoli, non possono essere più presi in giro.
[Leggi l'approfondimento di NewsTown sul progetto industriale di AP]
[Leggi l'inchiesta di NewsTown sulla composizione societaria di AP]