Martedì, 01 Marzo 2022 09:30

La dinamica delle imprese in Abruzzo tra il 2013 e il 2020

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Analisi di Aldo Ronci - La perdita di 2.701 imprese in Abruzzo tra il 2013 e il 2020, che in valori percentuali è stata pari a tre volte quella italiana, è da ascrivere in larga misura al settore dell’artigianato ed è determinata soprattutto dall’andamento di due attività economiche:

  • le costruzioni che, in valori percentuali, flettono in misura doppia rispetto al valore medio nazionale;
  • le attività di alloggio e ristorazione che, in valori percentuali, crescono la metà di del valore medio italiano.

La flessione sarebbe stata comunque molto più pesante se la Città di Pescara non fosse riuscita a realizzare un ottimo risultato (641 imprese in più) in controtendenza con la decrescita nazionale grazie:

  • agli alti incrementi percentuali realizzati nelle attività di alloggio e ristorazione, nelle attività immobiliari e nei servizi alle imprese;
  • all’incremento nel commercio che, anche se modesto, è comunque in controtendenza con il consistente decremento nazionale.

Il fenomeno del forte calo delle imprese caratterizza non solo i comuni montani ma anche 31 comuni non montani che sono ubicati nella fascia costiera. I dati numerici al riguardo denunciano un fenomeno nuovo che, quindi, va approfondito, soprattutto se si tiene conto del fatto che tale calo procede in parallelo con lo spopolamento che ha anch’esso interessato, nello stesso periodo, i comuni non montani siti nella fascia costiera.

Alla luce dei dati esposti e delle considerazioni emerse, se si vogliono evitare provvedimenti occasionali legati alla funesta logica particolaristica praticata da decenni senza risultati apprezzabili, non resta che adottare una metodologia programmatoria che elabori un progetto, un progetto che attivi uno sviluppo Regionale armonico e che faccia sì che tutti gli interventi e le risorse siano coerenti con quel progetto.

Alla luce di questi dati probabilmente la tradizionale distinzione dell’Abruzzo tra zona interna e zona costiera non regge più in quanto ad una Pescara sempre più attrattiva per le attività economiche fa riscontro il decremento delle attività nei comuni costieri limitrofi e il forte calo dei 31 comuni non montani.

Allo stato si ha l’opportunità da parte della Regione di adottare lo strumento dell’Agenda Urbana che, meglio di qualsiasi altro, potrebbe avviare uno percorso di sviluppo armonico ed equilibrato di tutto il territorio Abruzzese mediante la creazione delle Aree Funzionali Urbane.

Il sistema delle imprese abruzzese ha bisogno di riprendere vitalità e ciò può avvenire soltanto se agli interventi sulle infrastrutture, agli incentivi per la concessione del credito, all’abbassamento delle imposte, alla semplificazione amministrativa, che sono misure tutte necessarie e importanti ma non sufficienti ad innescare processi di sviluppo, si aggiunge il miglioramento della competitività delle imprese, in particolare delle micro‐imprese che rappresentano il 96% del totale delle imprese e impiegano il 56% degli occupati. Per incrementare la competitività la Regione Abruzzo dovrà porre in essere iniziative e creare servizi capaci di incentivare e attivare innovazioni.

 

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Tra il 2013 e il 2020 le imprese dei comuni con più di 15.000 abitanti che crescono sono Montesilvano (+274), Avezzano (+149), Spoltore (+84), Vasto (+61), Città Sant’Angelo (+24), Martinsicuro (+8). Decrescono Lanciano (-229), Sulmona (‐115), Giulianova (‐84), Ortona (‐69), Francavilla (‐22), San Salvo (‐13), Roseto (‐6).

La crescita più elevata, sia in valore assoluto che in valore percentuale, è stata registrata da Montesilvano (+274;+6,06%,) che conquista il primo posto nella graduatoria regionale. La flessione più alta, sia in valore assoluto che in valore percentuale, è stata subita da Lanciano (‐229;‐6,66%) che si piazza all’ultimo posto nella graduatoria; Sulmona (‐115;‐ 6,15%) si classifica al penultimo posto. Lanciano (‐6,66%) e Sulmona (‐6,15%) sono gli unici comuni non montani con più di 15.000 abitanti che subiscono un forte calo (superiore al 5%).

 

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A livello provinciale le attività economiche si distribuiscono in maniera disomogenea.

L’agricoltura flette vertiginosamente a Chieti (‐1.216), le costruzioni decrescono intensamente in tutte e quattro le province e il commercio diminuisce più vistosamente a Chieti (‐521) e all’Aquila (‐448). I servizi alle imprese crescono, più delle altre attività, in tutte e quattro le province.

L’attività economica che in Abruzzo ha una percentuale di imprese di gran lunga superiore a quella media nazionale è solo l’agricoltura che segna il 21%, a fronte del 14% italiano e registra uno spread di ben 7 punti percentuali. Le attività agricole sono concentrate soprattutto nella provincia di Chieti. 

Anche la ripartizione percentuale delle imprese tra le attività economiche nelle province abruzzesi è molto disomogenea. La provincia di Chieti si caratterizza per un’alta percentuale di imprese dedite all’agricoltura 32%, più che doppia rispetto a quella media nazionale (14%). La provincia di Pescara si contraddistingue per un’alta percentuale di imprese che esercitano attività commerciali 30% contro il 26% italiano. La provincia di Teramo, invece, presenta una quota di imprese più alta nei settori dell’industria 12% contro il 9% e dell’agricoltura 19% a fronte del 14%. La provincia dell’Aquila, infine, si caratterizza per avere percentuali superiori a quelle medie nazionali nelle costruzioni 18% contro il 14% e nelle attività di alloggio e ristorazione 10% a fronte dell’8%.

di Aldo Ronci

Ultima modifica il Giovedì, 03 Marzo 2022 14:46

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