Martedì, 29 Luglio 2014 12:34

Abruzzo chi? Dal mare alla montagna il turismo è desaparecido: i dati

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"Turismo in Abruzzo" è il titolo della giornata di convegno sui dati dell'economia turistica nella regione verde d'Europa, organizzato oggi dal Centro Regionale di Studi e Ricerche Economico-Sociali (Cresa) nei locali del Gran Sasso Science Institute all'Aquila. I dati presentati dal Cresa sono negativi in quasi tutti i campi. Purtroppo non è una sorpresa: basta farsi un giro in Abruzzo - dalle montagne alla costa adriatica - per accorgersi di quanto sia poco valorizzata la regione dal punto di vista turistico. Sulla costa l'economia del turismo estivo vive di rendita (che per definizione non durerà per sempre), mentre nelle aree interne una classe dirigente poco lungimirante non riesce a realizzare il salto di qualità di cui avrebbe bisogno il territorio. Dopo un generale aumento delle economie turistiche nel quinquennio 2005-2008, si è aperta una fase estremamente critica, che perdura ancora oggi. Le cause sono solo parzialmente imputabili alla crisi economica generale, anche perché le cifre dimostrano che l'Abruzzo soffre molto di più rispetto alla media nazionale. Snocciolamo qualche dato, estrapolato anche dalla importante e imponente (quasi 300 pagine) pubblicazione presentata oggi dal Cresa. "Il turismo in Abruzzo" è il terzo volume sullo sviluppo turistico regionale pubblicato dal Centro regionale, dopo quelli redatti nel 1995 e nel 2004.

Il periodo buio. "L'immagine che emerge - ha dichiarato il presidente del Cresa Lorenzo Santilli - è di una regione che, nonostante i molti sforzi fatti sia dal sistema pubblico che da quello delle imprese, continua ad essere affetta da vizi di fondo che ne impediscono un vero e proprio sviluppo turistico". Le cause vanno ricercate nella mancanza di pianificazione, programmazione e coordinamento delle azioni, ma anche dal "forte spirito campanilistico" e dalla burocrazia ancora troppo stringente. Un vero peccato, per una regione bellissima, ricca e varia come ve ne sono poche in Italia: in posizione ottimale rispetto al forte afflusso turistico verso Roma - città dalla quale si potrebbe "sedurre" gran parte del turismo di cittadini stranieri - in Abruzzo è presente la catena montuosa più importante dell'appennino, tre parchi nazionali, borghi pieni di storia e una costa adriatica che, almeno in parte, gode di spiagge e mare stupendi (da Ortona in giù).

I dati. Nel 2012 l'Abruzzo fa registrare 1,6 milioni di arrivi e 7,3 milioni di presenze totali, pari rispettivamente all'1,5% e al 1,9% del totale nazionale. Viene definito "particolarmente scoraggiante" - e come potrebbe essere altrimenti - il dato riguardante i turisti stranieri, che rappresentano il 14,2% degli arrivi, a fronte del 47% (sul totale) di presenze di turisti stranieri in Italia. Dopo una crescita costante tra 2001 e 2008, l'anno nero del turismo in Abruzzo è stato il 2009. Tra il 2010 e il 2012 le presenze sono aumentate, ma non sono tornate ai livelli di sei anni fa. A soffrire di più sono le strutture alberghiere (con un tasso cresciuto la metà rispetto al dato nazionale), rispetto a quelle extra-alberghiere. Se si considera, invece, il periodo 2001-2012 i dati - rispetto alla media nazionale - sono sconcertanti: l'aumento delle presenze di turisti stranieri in Abruzzo registra un imbarazzante 1%, a fronte del 23,1% in Italia.

spiaggia vuotaLe caratteristiche del turismo in Abruzzo. Come è noto, la regione può potenzialmente sviluppare un turismo di mare, di collina e di montagna. Per quanto riguarda la ricettività costiera regionale, la conformazione si fonda su un modello di massa basato sulla grande ospitalità alberghiera, e su campeggi e villaggi turistici di standard medio basso (2 e 3 stelle), che propongono l'offerta tipica della costa adriatica. In collina e in montagna, invece, le strutture alberghiere sono più piccole e hanno standard più vari tra loro. La ricettività, inoltre, si caratterizza per una importante presenza di strutture extra-alberghiere (agriturismo, b&b, etc.). In montagna le strutture organizzano un'offerta articolata di servizi (dalle attività sportive alle scuole sci, per fare due esempi) quasi mai coadiuvata da una degna offerta di servizi da parte delle amministrazioni pubbliche.

Chi va in Abruzzo? La costa adriatica è sostanzialmente frequentata da famiglie italiane e abruzzesi, che soggiornano per più di 4 giorni. Negli ultimi anni è stata registrata una contrazione del periodo di soggiorno sulla costa. In collina, invece, il turismo tipo è formato dalla coppia italiana, spinta per motivi legati all'enogastronomia e alla salute/benessere. In montagna, infine, si registra in percentuale una più importante presenza di turisti di Paesi europei ed extraeuropei, organizzati non solo in famiglie ma anche in gruppi. Sulle montagne sono in aumento le presenze di turisti solitari.

Punti di forza e punti di debolezza. Sono considerati punti di forza del turismo in Abruzzo l'enogastronomia e il livello generale dei prezzi. Buono anche il giudizio sulla "cultura dell'accoglienza" e sulla presenza delle strutture ricettive sul web. Le maggiori criticità sono rappresentate dal livello di mobilità interna e dall'organizzazione di iniziative ed eventi. Tutti fattori di responsabilità (soprattutto) politica, insomma.

Le strategie future. Naturalmente le cause profonde dello scarso sviluppo delle economie turistiche in Abruzzo vanno cercate nella commistione tra privato e pubblico, e non solo nelle responsabilità di quest'ultimo. Secondo i dati del Cresa, tra le imprese costiere prevale l'intenzione di conservare gli attuali volumi dell'offerta e ampliare la gamma dei servizi. Si manifesta meno interesse degli operatori delle altre aree geografiche a migliorare la qualità, a ottimizzare la gestione d'impresa e a implementare la promozione delle attività. Tra le imprese della montagna, al contrario, si manifesta una maggiore volontà ad adottare strategie volte a innalzare il livello dell'offerta e a puntare su una più integrata promozione.

Ultima modifica il Martedì, 29 Luglio 2014 14:26

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